La guerra in Ucraina sta attanagliando l’Europa, frenando le prospettive di crescita del Vecchi Continente. In Italia il rallentamento, misurato dagli indicatori congiunturali di marzo, sta danneggiando e danneggerà i consumi ed il mercato del lavoro. Questi indicatori tengono conto degli aumenti dei prezzi delle principali commodity energetiche (gas, petrolio), della poca disponibilità di materie prime e della grande incertezza presente sui mercati mondiali.
I Danni Causati Dalla Guerra In Ucraina
Il conflitto tra Ucraina e Russia ha colpito in primis i prezzi di gas e petrolio. La quotazione del petrolio ha raggiunto a marzo un massimo di 133 dollari al barile, attualmente a $ 103,70. Il gas è arrivato a costare 227 euro/mwh, prezzo troppo elevato per l’Europa attualmente ancora molto dipendente dal gas russo. Anche le altre commodity stanno sperimentando un vertiginoso aumento dei prezzi, come i metalli (+86%) ed i cereali (+77%). L’elettricità nelle case delle famiglie italiane ha subito un aumento del costo delle materie prime, mettendo in difficoltà le famiglie.
Nel mese di marzo gli indicatori economici del Paese hanno registrato andamenti disastrosi. La fiducia delle PMI nei confronti dell’andamento economico scende da 58,3 a 55,8. Anche se in misura contenuta, gli ordinativi nel settore manifatturiero sono in riduzione. A questo si aggiunge l’inflazione elevata che sta erodendo velocemente il potere di acquisto degli italiani. Ciò si traduce nel medio/lungo termine in una riduzione del PIL nazionale, già rivisto al ribasso dal FMI. Nel settore dei servizi l’andamento risulta simile, con la fiducia delle aziende in riduzione. La mobilità delle famiglie si riduce, a causa dei rincari sul carburante e dell’incertezza elevata circa il futuro economico del Paese (-16,6%).
Anche le esportazioni crollano. Prima del conflitto, la crescita si attestava al 5,8% grazie ad un aumento dei prezzi dei nostri prodotti all’estero. Bene le esportazioni negli altri Paesi UE ed Extra-UE. Purtroppo nel mese di marzo gli ordinativi nel settore manifatturiero all’estero è in riduzione, passando da 51 a 48,2
Per far fronte alle cause negative del conflitto, il governo italiano ha stanziato circa 14 miliardi di euro nella prima metà del 2022, di cui 11 per le famiglie in difficoltà e la restante parte sono dedicati ad investimenti sulle energie rinnovabili, soluzione di forniture di gas e sostegni economici per il settore automotive e dei micro-processori.
La Guerra Pesa Sull’Europa
Il conflitto sta abbattendo la fiducia in un futuro economico migliore, con un indicatore ESI da 113,9 a 108,5 nel mese di marzo. L’inflazione galoppante (+7,5% a marzo) e l’elevata incertezza sui mercati reali e finanziari (+65%). Gli imprenditori intervistati sono molto negativi sull’outlook economico del 2022, con un sentiment che scende da 55,5 a 54,9. Purtroppo le conseguenze non sono ancora finite e bisogna veramente proteggersi da queste, mettendo in campo ogni azione necessaria per limitare i danni.