Dopo una prima parte di 2022 pessima, che ha disegnato un trend discendente e all’apparenza inarrestabile, il Bitcoin sembra essersi incanalato in una ripresa costante e solida. Una ripresa che, tra alti e bassi, sta proseguendo ormai da metà giugno e che anzi sembra riuscire a imprimere una certa accelerazione.
E’ utile dunque indagare sui motivi di questa ascesa, in modo da capire se vi siano le basi per un trend di medio o lungo periodo. Lo faremo qui, descrivendo eventuali cause interne ed esterne al mercato delle criptovalute.
Un secondo semestre promettente
Molti immaginavano un pesante ritracciamento del Bitcoin (e più in generale delle criptovalute) dopo la “scorpacciata” del 2021. D’altronde, la valuta virtuale più famosa del mondo aveva raggiunto livelli straordinari, superando quota 67mila dollari l’8 novembre 2021. Tuttavia, in pochi hanno previsto un crollo così imponente, certo non repentino ma costante. Tale discesa ha portato il Bitcoin sotto quota 19mila dollari il 18 giugno 2022, segnando così una perdita di oltre il 60% in poco più di sei mesi.
Questo trend pesantissimo ha messo alla luce alcune problematiche strutturali della criptovaluta o, per meglio dire, la falsità di alcune speranze. Per esempio, quella secondo cui il Bitcoin avesse già ora le carte in regola per qualificarsi come bene rifugio. Il panorama economico, politico e monetario peggiorava, ma il Bitcoin ne faceva le spese piuttosto che “approfittare” della situazione, complice anche il legame tecnico con l’epicentro del caos geopolitico. Il riferimento è al ruolo che l’Ucraina gioca/giocava per le attività di mining.
Poi, dopo aver toccato il fondo – o per meglio dire il minimo a 18 mesi – il Bitcoin ha intrapreso un timido ma costante percorso di ripresa. All’inizio è apparso come un rimbalzo, poi come un ritracciamento, infine come un trend ascendente. Nel momento in cui scriviamo, metà agosto 2022, il Bitcoin viaggia sui 23mila dollari.
Le cause interne
Il trend dura da due mesi, dunque è evidente come non si possa più parlare di rimbalzo ma di un movimento di una certa consistenza. Quali sono le cause? Ebbene, se si guarda alle dinamiche interne al mercato, si può pensare alla fine o comunque all’esaurimento di una tendenza alla vendita. Chi doveva vendere, chi aveva bisogno di uscire dal mercato in quanto non poteva attendere – per bisogno di liquidità – una ripresa dell’asset, l’ha fatto. Gli scambi dunque si sono incanalati in un percorso più equilibrato, che non segnala più una crisi.
Certo, anche il mancato sfondamento della soglia dei 20mila dollari ha fatto il suo. Sia chiaro, tale soglia è stata superata, ma di poco. Chi credeva a un Bitcoin capace di avvicinarsi ai 10mila dollari è rimasto deluso, e questo ha infuso fiducia agli investitori.
Le cause esterne
Più interessante è indagare le cause esterne della ripresa del Bitcoin. La criptovaluta, è bene ribadirlo, non presenta market mover stabili. D’altronde, non è legata a una economia specifica, dunque non vi sono dati macroeconomici in grado di influenzarla più o meno direttamente. Allo stesso tempo, non ha alle spalle un organismo simil-banca centrale che possa orientarne l’offerta e impattare prepotentemente sui prezzi.
Eppure il destino del Bitcoin dipende da quanto accade al di fuori del mercato, è molto suscettibile ad alcuni market mover, allorché estemporanei. Per esempio, a tutti quegli avvenimenti che lasciano presagire una integrazione nei tessuti economici, finanziari e monetari, che suggeriscono un avvicinamento al concetto di “alternativa alle valute tradizionali”.
Ebbene, di recente si sono verificati due eventi che vanno esattamente in questo senso.
Il primo riguarda El Salvador. Il piccolo stato latinoamericano, infatti, ha annunciato che integrerà Bitcoin nel proprio sistema economico, elevandolo a valuta con corso legale. Certo, non stiamo parlando di un gigante dell’economia, ma questa scelta fa ben sperare. El Salvador, nella peggiore delle ipotesi, potrà fungere da “laboratorio”, da caso studio. Se le cose andranno bene, altri potrebbero compiere una scelta simile. Per inciso, il governo salvadoregno ha dichiarato che intende convertire parte del debito sovrano in Bitcoin.
Un altro evento importante riguarda sempre un paese dell’America Latina, ma coinvolge una delle più grandi banche europee. Ovvero Santander, sezione Brasile.
Ebbene, Santander Brasile ha dichiarato che offrirà alcuni servizi per i possessori e gli investitori del Bitcoin. I termini di questi provvedimenti non sono ancora chiari, ma pare che verrà considerata alla stregua di un normale asset. Santander Brasile non è la prima banca a proporre queste opzioni, ma è – fin qui – quella più importante, o almeno in grado di coprire una zona e una popolazione di rilievo.
Insomma, l’America latina si configura sempre più come la zona geografica “prototipo” per uno sviluppo di Bitcoin non già come mero asset speculativo, ma anche e soprattutto come alternativa alle valute tradizionali. Per molti, c’era da aspettarselo, viste le croniche difficoltà sul fronte monetario che tali paesi esprimono (vedi inflazione e iperinflazione).