A marzo l’inflazione negli Stati Uniti rallenta, registrando un valore del 5% contro una previsione del 5,2% e il 6% di febbraio. Ancora lontani siamo dal livello obiettivo del 2% della FED. I maggiori contribuenti della crescita dei prezzi sono quelli del cibo (+8,5% rispetto a marzo 2022) e degli affitti (+8,3% negli ultimi 12 mesi). L’inflazione core rimane ancora a livelli elevati con una percentuale del 5,6% rispetto al 2022. Il rallentamento generale dell’inflazione è da imputarsi al venir meno di alcuni elementi che ne hanno determinato l’aumento, come i problemi delle catene di approvvigionamento e i prezzi elevati dell’energia.
Mercato del Lavoro Vola Nonostante Inflazione Elevata
Oltre i prezzi energetici e ai problemi legati all’approvvigionamento, il mercato del lavoro, che ad inizio 2023 ha registrato già un ingresso di circa 1 milioni di posti di lavoro, rischia di infiammare l’inflazione. I lavoratori sicuri del proprio posto lavorativo alimentano la spesa di beni e servizi, la quale genera maggiore domanda di beni e quindi inflazione. Tutto questo si accompagna all’aumento dei tassi per contrastarla, il quale rende investimenti, prestiti e assunzioni più onerosi per le imprese.
La situazione di squilibrio tra domanda e offerta è molto preoccupante. Con la disoccupazione ai minimi storici, la spesa per beni e servizi è forte e ciò che la FED intende fare con l’innalzamento dei tassi è proprio indebolire questa dinamica. Quest’azione, insieme ai problemi nel settore del credito causato dal fallimento di alcune banche americane, dovrebbe portare ad un ulteriore rallentamento dell’inflazione nel corso del 2023. Purtroppo bisogna affrontare un altro problema: far rallentare l’inflazione dal 5% al 2% richiede uno sforzo maggiore rispetto ad una riduzione del 9,1% al 5%.
Inflazione, i Salari al Centro dei Pensieri della FED
La FED butta uno sguardo anche alla crescita dei salari. Goldman Sachs ha evidenziato alcuni dati sui salari che non dovrebbero dare molte preoccupazioni al momento: i lavoratori stanno guadagnando meno del 5% ogni trimestre, dato minore rispetto a quello del 2021 pari all’8% e 18% dell’inverno 2021-22. Il rallentamento dell’inflazione ci sarà ma non ci si dovrà aspettare un’inversione di tendenza, cioè una deflazione. I prezzi che attualmente si stanno sperimentando, non solo negli USA, ma in tutto il mondo, saranno destinati a rimanere. Quindi il rallentamento dell’inflazione non deve far sperare in prezzi ridotti, ma solo che cresceranno meno velocemente rispetto ai tempi attuali. Il prossimo aumento di 25 pb dei tassi, porterebbe il tasso di riferimento al 5,1%, il dato più alto in oltre 20 anni. Questo potrebbe essere l’ultimo aumento, ma la flessibilità della politica monetaria tanto pubblicizzata da Powell, può riservare altre sorprese.