Fin dall’inizio del suo mandato, Donald Trump ha posto la guerra commerciale in cima alla sua agenda politica, prendendo di mira nazioni come la Cina, l’Unione Europea, il Messico e il Canada. Il presidente degli Stati Uniti ha sempre visto il suo paese come la grande vittima degli scambi commerciali globali, a causa di un deficit commerciale che considera inaccettabile. Questa visione, sebbene controversa, trova delle giustificazioni.

Le Tariffe: Uno Strumento Multifunzione

Le tariffe sono diventate lo strumento preferito di Trump, quasi un coltellino svizzero nella sua amministrazione: primo, per tentare di riequilibrare il commercio mondiale; secondo, come fonte di entrate per ridurre il deficit nazionale; infine, come strumento diplomatico. Quest’ultimo uso si manifesta in una diplomazia della forza, dove la minaccia di imporre tariffe serve a ottenere concessioni su altri fronti, come nel caso delle questioni migratorie con la Colombia.

Gli Stati Uniti: Davvero in Svantaggio?

Al centro della logica di Trump c’è l’idea di riequilibrare il commercio mondiale. Egli percepisce il commercio internazionale come un gioco a somma zero, dove gli Stati Uniti, con un enorme deficit commerciale previsto di 918 miliardi di dollari nel 2024, risultano essere i grandi perdenti. Non è completamente errato in questa visione: le barriere commerciali statunitensi sono tra le più basse al mondo, nonostante gli aumenti tariffari decisi dal 2018 in poi — misure che l’amministrazione Biden non ha mai invertito e che anzi sono state intensificate con nuovi dazi, ad esempio su veicoli elettrici cinesi.

Le Tariffe Reciproche e la Competizione Equa

L’idea delle “tariffe reciproche”, spesso promossa dall’amministrazione Trump, mira a ristabilire una competizione più equa favorendo l’industria americana. Tuttavia, questo obiettivo è difficile da raggiungere. Entrare in una guerra commerciale può avere effetti negativi sulla crescita e sull’inflazione per tutti i paesi coinvolti. Il gioco a somma zero potrebbe quindi trasformarsi in una situazione perdente-perdente.

Sebbene la strategia di Trump possa sembrare aggressiva e unilateralmente vantaggiosa solo per gli Stati Uniti, esiste una base logica per le sue azioni che mirano a correggere quello che percepisce come uno squilibrio insostenibile nel commercio globale. La sfida rimane nel gestire le conseguenze a lungo termine di tali politiche, che potrebbero influenzare negativamente l’economia globale.

Fonte: Marketscreener.com