La tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto un nuovo picco dopo che Pechino ha annunciato un aumento significativo dei dazi doganali sui prodotti statunitensi, portandoli dall’attuale 34% all’84%. Questa misura entrerà in vigore a partire dal prossimo 10 aprile, come comunicato ufficialmente dalla Commissione Tariffaria del Consiglio di Stato cinese.
Le ragioni dietro la nuova escalation tariffaria
La decisione cinese arriva in risposta diretta all’ultima mossa dell’amministrazione Trump, che dal 9 aprile ha imposto dazi superiori al 100% su numerosi prodotti importati dalla Cina. Tale escalation rischia di paralizzare ulteriormente gli scambi commerciali tra le due maggiori economie mondiali, con conseguenze potenzialmente gravi per l’economia globale.
Dimensioni del commercio USA-Cina: i numeri chiave
Secondo i dati ufficiali dell’Office of the U.S. Trade Representative, nel 2024 gli Stati Uniti hanno esportato verso la Cina beni per un valore complessivo di circa 143,5 miliardi di dollari, mentre le importazioni dalla Cina hanno raggiunto quota 438,9 miliardi di dollari. Questo squilibrio commerciale è stato uno dei principali motivi alla base delle politiche tariffarie aggressive adottate dall’amministrazione Trump.
Reazioni internazionali e posizioni diplomatiche
L’amministrazione Trump aveva già avvertito altri paesi di non rispondere con misure ritorsive ai nuovi dazi statunitensi. Alcune nazioni, come il Giappone, hanno mostrato disponibilità a negoziare accordi commerciali alternativi. Tuttavia, la Cina ha scelto una linea più dura e immediata, annunciando rapidamente contromisure tariffarie.
Dichiarazioni ufficiali dagli Stati Uniti
Il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha espresso preoccupazione per la posizione cinese in un’intervista rilasciata a Fox Business:
“È davvero spiacevole che la Cina non voglia sedersi al tavolo delle trattative. Sono loro i principali responsabili degli squilibri nel sistema commerciale internazionale e questa escalation tariffaria finirà per danneggiarli più di chiunque altro.”
Impatto sui mercati finanziari globali
L’intensificarsi della guerra commerciale tra USA e Cina sta avendo ripercussioni negative sui mercati finanziari internazionali. Nel mese di aprile si è assistito a forti ribassi nelle principali piazze finanziarie mondiali:
- L’indice americano S&P 500 ha perso quasi il 20% rispetto ai massimi recenti, entrando ufficialmente in territorio ribassista (bear market).
- Anche l’indice sudcoreano Kospi è entrato in bear market dopo le ultime notizie.
- I mercati azionari di Shanghai e Hong Kong hanno registrato pesanti perdite subito dopo l’annuncio dei nuovi dazi statunitensi del 2 aprile.
Contesto storico della guerra commerciale USA-Cina
Questa nuova escalation si inserisce in un contesto già teso da diversi anni. Fin dall’inizio della presidenza Trump, gli Stati Uniti avevano introdotto misure tariffarie contro Cina, Canada e Messico con l’obiettivo dichiarato di contrastare il traffico illegale di sostanze stupefacenti come il fentanyl e riequilibrare il deficit commerciale americano.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
L’attuale situazione lascia presagire ulteriori tensioni e volatilità sui mercati finanziari globali. Gli analisti prevedono che senza una rapida ripresa dei negoziati diplomatici tra Washington e Pechino, l’economia mondiale potrebbe subire contraccolpi significativi nel breve-medio termine.
Gli investitori sono invitati a monitorare attentamente gli sviluppi diplomatici e commerciali tra le due superpotenze economiche per adattare tempestivamente le proprie strategie finanziarie.
Fonte: Cnbc.com