I verbali della riunione della Federal Reserve (Fed) del 18-19 marzo, pubblicati mercoledì, hanno evidenziato una crescente preoccupazione tra i membri del comitato direttivo riguardo ai rischi di stagflazione negli Stati Uniti. Questi timori si sono intensificati ulteriormente dopo l’annuncio del presidente Donald Trump del 2 aprile, che ha introdotto nuovi dazi commerciali più aggressivi del previsto, causando turbolenze sui mercati finanziari globali.

Le previsioni aggiornate della Fed: crescita più lenta e inflazione in aumento

Durante l’incontro di marzo, i funzionari della Fed avevano già rivisto le proprie stime economiche, prevedendo una crescita leggermente inferiore e un’inflazione più elevata rispetto alle proiezioni precedenti. Tuttavia, queste previsioni non tenevano ancora conto dell’impatto completo delle nuove misure tariffarie annunciate successivamente da Trump.

In particolare, le nuove tariffe hanno portato il livello medio dei dazi sulle importazioni dal 2,5% a oltre il 25%, provocando una forte correzione sui mercati azionari globali e aumentando significativamente l’incertezza economica.

Mercati finanziari: aspettative di tagli ai tassi più aggressivi

Dopo l’annuncio dei nuovi dazi, gli investitori hanno rapidamente modificato le proprie aspettative sulla politica monetaria della Fed. Se inizialmente si prevedeva un taglio complessivo dei tassi d’interesse dello 0,50% entro la fine del 2025, ora i mercati scontano una riduzione molto più marcata – fino a un intero punto percentuale già entro quest’anno.

La sfida della Fed: bilanciare inflazione e crescita economica

Secondo quanto dichiarato dal presidente della Fed Jerome Powell durante una recente conferenza stampa, la banca centrale americana si trova ora ad affrontare uno scenario particolarmente complesso. Le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump potrebbero infatti generare contemporaneamente due effetti negativi:

  • Aumento dell’inflazione, dovuto al rincaro dei beni importati;
  • Rallentamento della crescita economica, causato dalla riduzione della domanda interna e internazionale.

Questa combinazione di fattori potrebbe portare a una situazione di stagflazione – caratterizzata da stagnazione economica accompagnata da un aumento generalizzato dei prezzi – che rappresenta uno degli scenari più difficili da gestire per qualsiasi banca centrale.

Dati recenti su occupazione e inflazione negli USA

A marzo il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito leggermente al 4,2%, rispetto al mese precedente. Tuttavia, questo incremento è stato principalmente dovuto all’ingresso di nuovi lavoratori nel mercato del lavoro; nello stesso periodo sono stati creati oltre 200.000 nuovi posti di lavoro.

L’indice Personal Consumption Expenditures (PCE), principale indicatore utilizzato dalla Fed per monitorare l’inflazione, ha registrato a febbraio un aumento annuale del 2,5%, superando leggermente il target ufficiale del 2%. Nonostante ciò, l’inflazione non ha mostrato segnali significativi di accelerazione negli ultimi mesi; tuttavia, gli effetti delle nuove tariffe potrebbero presto manifestarsi in modo più evidente.

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Impatto delle tariffe sul potere d’acquisto delle famiglie americane

L’introduzione dei nuovi dazi potrebbe avere conseguenze dirette sul potere d’acquisto delle famiglie statunitensi. Secondo Samuel Tombs, capo economista USA presso Pantheon Macroeconomics, la recente diminuzione dei prezzi energetici e dei costi di trasporto potrebbe compensare circa un quarto dell’impatto negativo delle tariffe sul reddito disponibile delle famiglie americane.

Tuttavia, la forte correzione subita dai mercati azionari ha già causato perdite stimate in circa 5.500 miliardi di dollari per le famiglie statunitensi dalla fine dello scorso anno. Questo calo potrebbe tradursi in una contrazione della spesa al consumo pari a circa 140 miliardi di dollari, aggravando ulteriormente il rallentamento economico.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

I verbali appena pubblicati rappresentano solo il punto di partenza per comprendere come la Fed intenda reagire alle nuove sfide poste dalle politiche commerciali dell’amministrazione Trump. Nei prossimi mesi sarà fondamentale monitorare attentamente:

  • L’evoluzione dell’inflazione reale e attesa;
  • I dati sull’occupazione e sulla crescita economica;
  • L’andamento dei mercati finanziari internazionali;
  • Eventuali ulteriori misure tariffarie o politiche fiscali introdotte dal governo USA.

Sarà proprio sulla base di questi indicatori che la Federal Reserve deciderà se intervenire con tagli ai tassi più aggressivi o adottare un approccio più prudente e attendista.

Fonte: Zawya.com