Il recente calo generalizzato dei prezzi delle materie prime sta alimentando timori crescenti di una possibile recessione globale. L’indice S&P GSCI, che monitora l’andamento dei prezzi delle principali commodity nei settori energia, metalli e agricoltura, ha registrato una flessione superiore all’8% dal 2 aprile scorso, data in cui gli Stati Uniti hanno annunciato nuove tariffe commerciali reciproche con la Cina.

Cause del crollo dei prezzi delle commodity

Tensioni commerciali USA-Cina e impatto sui mercati

Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sono tornate a intensificarsi, causando un forte deterioramento del sentiment degli investitori. Nonostante un parziale recupero dopo la decisione del presidente Trump di rivedere alcune tariffe, il clima generale rimane negativo. Trump ha infatti aumentato ulteriormente la pressione sulla Cina, portando le tariffe doganali su alcuni prodotti cinesi fino al 125%.

Secondo Marko Papic, esperto macroeconomico e geopolitico presso BCA Research, “il crollo dei prezzi delle materie prime rappresenta un chiaro segnale anticipatore di una recessione globale imminente”.

Ruolo centrale della Cina nel mercato delle commodity

La Cina è il principale consumatore mondiale di materie prime. Pertanto, l’aumento inatteso delle tariffe doganali statunitensi potrebbe frenare significativamente non solo la crescita economica cinese, ma anche la domanda interna di energia e metalli industriali.

Analisi settoriale: quali commodity sono state più colpite?

Energia: petrolio ai minimi pluriennali

Tra i settori più penalizzati figura quello energetico, con una perdita complessiva del 12% dal 2 aprile secondo l’indice S&P GSCI Energy. Il prezzo del petrolio è stato ulteriormente influenzato dalla recente decisione dell’OPEC+ di accelerare gli aumenti della produzione già programmati in precedenza.

Nonostante un lieve recupero dopo il dietrofront tariffario degli USA, i prezzi del petrolio restano vicini ai minimi pluriennali: il Brent si attesta intorno ai 64,78 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) è quotato circa 61,77 dollari al barile.

Goldman Sachs ha recentemente rivisto al ribasso le proprie previsioni sul prezzo del petrolio per fine anno: 62 dollari al barile per il Brent e 58 dollari per il WTI.

Metalli industriali sotto pressione: rame in forte calo

Anche i metalli industriali hanno subito pesanti perdite (-9%), con il rame che rappresenta un indicatore chiave dello stato di salute dell’economia globale. Dal 2 aprile scorso, i futures sul rame quotati al NYMEX hanno perso oltre il 16%, attestandosi attualmente intorno agli 8.380 dollari per tonnellata.

Ewa Manthey, strategist sulle commodity presso ING, sottolinea che “con la crescita statunitense destinata a rallentare a causa delle tariffe e la Cina già impegnata a rilanciare la propria economia interna, la domanda di rame e altri metalli industriali rischia di indebolirsi ulteriormente”.

Anche Goldman Sachs ha ridotto le proprie stime sul prezzo del rame, citando un surplus produttivo e una stagnazione prevista dell’economia americana. In caso di recessione negli Stati Uniti, secondo Goldman Sachs i prezzi potrebbero scendere ulteriormente verso livelli simili a quelli registrati durante la prima fase della guerra commerciale USA-Cina (circa 6.500 dollari/tonnellata) o durante la pandemia Covid-19 (circa 5.900 dollari/tonnellata).

Agricoltura e soft commodities: calo moderato ma significativo

Anche le cosiddette “soft commodities” (prodotti agricoli come zucchero, caffè e cotone) hanno subito una contrazione significativa (-5,2%), riflettendo le preoccupazioni generali sulla domanda globale e sulle prospettive economiche future.

Recessione globale: quanto è concreto il rischio?

I segnali provenienti dai mercati delle materie prime stanno alimentando sempre più previsioni negative sull’economia mondiale. JPMorgan prevede ora una contrazione dello 0,3% del PIL statunitense entro fine anno dopo un periodo di crescita robusta.

Plus Post

Sabrin Chowdhury, responsabile commodities presso Fitch Solutions BMI Research Unit, afferma che “la probabilità che gli Stati Uniti entrino in recessione supera ormai il 50%”. Secondo Chowdhury, i prezzi delle materie prime continueranno a subire pressioni ribassiste finché persisteranno tensioni commerciali e geopolitiche.

Conclusioni: cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

L’attuale scenario economico-finanziario appare dominato da incertezza e volatilità. Gli investitori dovrebbero monitorare attentamente l’evoluzione delle trattative commerciali tra USA e Cina e le decisioni politiche dei principali produttori mondiali di materie prime (come OPEC+).

In questo contesto delicato è consigliabile adottare strategie prudenti nella gestione degli investimenti finanziari ed essere pronti ad affrontare ulteriori oscillazioni dei mercati globali nei prossimi mesi.

Fonte: Cnbc.com