Abbiamo intervistato Biagio Milano, un trader tra i più conosciuti in Italia grazie (anche, ma non solo) alla sua attività di formazione. Alla base del suo impegno, la volontà di trasmettere una mentalità, la percezione che sì, il trading può essere considerato un lavoro. Con lui abbiamo parlato di questo, della sua esperienza da trader, del contesto italiano.
Ciao, ci racconti chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Biagio Milano, ho 44 anni e sono un Trader a tempo pieno su Azioni e altri strumenti finanziari.
Come sei diventato trader?
Grazie ad un caro e fraterno amico, Giuseppe Minnicelli, che nel lontano febbraio del 1997 mi portò nel suo studio per farmi vedere cosa fosse una compravendita in azioni e cosa fossero i book, i grafici….la sua sala operativa (Promos Sim). All’epoca ero uno squattrinato studente universitario appassionato di finanza e mercati, a cui mancavano pochi esami per la laurea in economia e commercio, ma che dal 1990 guardava con occhi innamorati i servizi su tutto ciò che era il mondo della finanza. Attendevo il mitico Everardo Dalla Noce dopo il TG. Da quel momento cominciò la mia “storia”. Prima operazione, sempre nel 1997: acquisto delle Olivetti a 0,84 euro, venduta a 3,2 euro: operazione “pensata” visto che avevano comprato la Omnitel ed era il primo concorrente della TIM in un mercato che chiaramente sarebbe diventato sempre più importante: la telefonia mobile. Con poco capitale, circa 15 milioni di vecchie lire, sono riuscito a diventare un trader conosciuto e vincente.
Qual è il tuo tratto distintivo?
Ho la “sindrome di Darwin”, mi piace osservare come i sistemi si evolvono e cambiare con loro, senza cambiare la mia tecnica. Mi adeguo, non mi fermo a piangere se il mercato cambia: dopo poco, cambio con lui. Oppure ricerco subito altri strumenti.
Che genere di titoli preferisci?
Intesa, Generali, Eni, Enel… Quindi azioni ad alta capitalizzazione e comunque “qualitative”, anche se ultimamente sto porgendo lo sguardo su altri strumenti perché’ il mercato azionario è molto statico da qualche mese (si muove troppo lentamente) e perchè le tasse sul nostro mercato sono insostenibili.
Qual è l’insegnamento più importante che hai tratto durante la tua carriera?
Tanti insegnamenti. Molti errori, soprattutto all’inizio, e pagati pesantemente, mi hanno portato a non ripetere più gli stessi, regalandomi esperienze che non si trovano in nessun libro. Qualche esempio? Il pericolo di vendere allo scoperto titoli a bassissima capitalizzazione, sopra i quali la salita può essere “infinita”. O comunque quello di shortare titoli che potrebbero essere oggetto di “offerte pubbliche di acquisto”, come gli industriali. Altro errore comune è l’uso indiscriminato della leva finanziaria. Sono tutte verità che, ribadisco, nessun libro di testo può rivelarti.
Quanto è importante la psicologia nel trading?
Da 1 a 100 ? E’ importante 90! Prima pero’ viene la tecnica vincente e la strategia. Poi la psicologia: la qualità del tuo trading attraverso la tecnica corretta è essa stessa parte di una tua psicologia forte: le menti diventano vincenti se acquisiscono una modalità operativa che funziona.
Sei molto impegnato sul fronte della formazione. Che tipo di mentalità cerchi di trasmettere ai tuoi corsisti?
Direi “poco impegnato”, faccio un solo corso all’anno, a Dicembre, pur avendo molte richieste. Col mio socio probabilmente ne faremo un secondo, tra Aprile e Maggio, dal 2018. Ai miei studenti trasmettiamo TUTTO! Tutto ciò che è nel mio sapere, venti anni della mia storia, la mia tecnica, i miei “livelli”, i miei segreti, i modi di operare e affrontare i mercati, le difficolta, le strategie, insomma TUTTO ciò che può fare di loro dei trader vincenti e che può trasformare questa attività in un vero e proprio lavoro (e non un giochetto d’azzardo!).
L’Italia è un buon posto dove fare trading?
E’ il peggiore ed è assolutamente sconsigliato farlo, vuoi per la Tobin Tax vuoi per il Capital Gain e molte altre tasse nascoste, non da ultimo la “mini-patrimoniale“ di fine anno! La colpa di ciò ricade su una “politica” molesta, disonesta e arrogante, che non riesce a togliersi il populismo dagli occhi e per raccattare qualche voto getta fango sulla finanza! In realtà deve essere chiaro che chi specula in borsa e guadagna molto nel nostro mercato, sono soprattutto fondi esteri: costoro certamente non pagano il Capital Gain in Italia (lo pagano nel loro paese) e trovano costantemente il modo di aggirare la Tobin Tax: prova ne è la ridicola entità di versamento della tassa stessa a fronte di discese e salite dei titoli di 30/40 punti percentuali. Quindi a pagare Tobin Tax e il Capital Gain continuano ad essere i poveri risparmiatori-contribuenti italiani, a cui viene sottratto altro denaro dopo averli già depredati con le imposte dirette e indirette più alte del mondo. E’ uno dei motivi per cui anche io sto “migrando” verso altri strumenti e altri mercati. Ma la cosa che lascia perplessi è il fatto che il mondo della finanza, così tartassato stupidamente in Italia, in Inghilterra ha un peso enorme sulla crescita del PIL, di oltre 2 punti percentuali! Siamo un paese di cialtroni.