Il petrolio è tra gli asset preferiti dagli investitori di qualsiasi tipo e disponibilità economica. Il motivo? Semplicemente…. Conviene! Ecco perché.
Non è necessario acquistarlo fisicamente. Ciò, a dire il vero, riguarda molte altre materie prime. Al giorno d’oggi, a disposizione dei trader, ci sono numerosi strumenti. Su tutti spiccano i CFD, che sono sostanzialmente dei titolo che usano il petrolio come sottostante.
Non occorrono cifre ingenti. I broker mettono a disposizione soluzioni adatte anche a chi non possiede grandi risorse economiche. I conti depositi per tradare in CFD, per esempio, hanno barriere all’entrata molto basse, nell’ordine delle centinaia di euro.
Il mercato è liquido. Il petrolio è molto scambiato in quanto è una delle materie prime più importanti del panorama economico e produttivo mondiale. Questo rende l’oro nero un asset molto leggibile. Perché? Semplice: è motivo di interesse per un gran numero di investitori, quindi le informazioni – utili a prevede il prezzo – vengono rilasciate con regolarità e abbondanza.
Ha un andamento chiaro. Ciò non vale sempre e comunque, ovviamente. E’ il periodo attuale che rende il petrolio un asset dall’andamento praticamente segnato. Il perché è evidente: l’OPEC ha imposto un taglio dell’offerta, in modo da favorire una risalita dei prezzi, che ultimamente avevano toccato livelli troppo bassi. Il petrolio, quindi, su questo concordano tutti, diventerà più caro nei prossimi mesi.
E’ facile intuire i livelli di domanda e offerta. Buona parte degli scambi sono di natura non fisica, quindi hanno poco a che fare con il petrolio inteso come “materia prima”. In tutti gli altri casi, però, a essere commerciato è il petrolio vero e proprio, non degli strumenti finanziari che lo usano come sottostante. Ciò vuol dire che il prezzo è per la maggior parte determinato da fattori reali, concreti. Insomma, dalla legge della domanda e dell’offerta. Si dà il caso, fortunatamente, che entrambi i valori siano prevedibili. Quando per esempio vi è una forte crisi economica, la domanda scende perché si contraggono le attività produttive. Il prezzo, di conseguenza, diminuisce. E’ accaduto di recente: la crisi economica ha letteralmente abbattuto le quotazioni dell’oro nero, che hanno sfiorato i 30 dollari al barile. Si è pertanto reso necessario un intervento dell’OPEC che, raggiungendo un accordo sul taglio della produzione a livello globale, ha favorito una risalita dei prezzi.