Impossibile non averne sentito parlare. Definiti più volte come fenomeno finanziario dell’anno, i Piani individuali di risparmio rappresentano una grande novità per il settore finanziario italiano. Dall’inizio del 2017 a fine settembre, la raccolta netta dei PIR ha superato quota 7 miliardi di euro di cui 5 relativi a fondi di nuova creazione, grandi numeri che hanno favorito l’entusiasmo intorno all’iniziativa del governo. Questo dimostra da un lato la voglia delle imprese di trovare canali di finanziamento alternativi e dall’altro la disponibilità dei risparmiatori a investire attraverso strumenti alternativi. Ma da dove nasce tutto questo interesse? Cosa rende i PIR così convenienti? Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Rivolti esclusivamente a persone fisiche, i Piani individuali di risparmio prendono forma da un’iniziativa dello Stato con l’obiettivo di promuovere un’allocazione strategica del risparmio delle famiglie facendo così convergere i soldi degli italiani nelle piccole e medie imprese del territorio. Come? Attraverso un importante vantaggio fiscale per gli investitori. I PIR altro non sono che contenitori fiscali che possono assumere svariate forme: fondi comuni, polizze vita, azioni, fondi e derivati. Inoltre i sottoscrittori possono ottenere i benefici fiscali nel medio periodo con l’esenzione dal pagamento dell’imposta sui redditi da investimento a patto che siano rispettati alcuni vincoli:
- importo investito annualmente pari a 30mila euro al massimo;
- cinque anni di mantenimento;
- portafoglio diversificato composto per il 70% da strumenti finanziari emessi da imprese con stabile organizzazione in Italia. Questi comprendono azioni e obbligazioni, quotati o non quotati nei principali mercati o nei sistemi multilaterali di negoziazione.
- Il 30% della sopracitata percentuale deve essere infine investito in strumenti emessi da imprese diverse rispetto a quelle incluse nel FTSE Mib, vale a dire in aziende di dimensioni minori – PMI – come quelle quotate nei segmenti MidCap, Star o sul mercato AIM.
Tutto questo dimostra come, a fronte di alcune regole disciplinate dal sistema, si possano ottenere vantaggi fiscali che, in caso di buoni rendimenti, possono dare delle soddisfazioni. La completa esenzione dalla tassazione sulle plusvalenze e l’esclusione dal conteggio dell’imposta di successione ne sono una testimonianza. Anche il limite degli importi ad un tetto massimo di 150mila euro in 5 anni risulta un aspetto positivo poiché è un impegno economico in grado di intercettare molte fasce di privati. Insomma si tratta di una possibilità di reddito detassato in controtendenza rispetto ai soliti conti corrente che oltre a rendere poco – o niente – vedono aumentare puntualmente i loro costi di mantenimento.
Un’ulteriore spinta alla raccolta dei PIR potrebbe arrivare infine dall’allargamento alle società immobiliari tra quelle su cui poter investire. Per quanto riguarda le imprese, è chiaro che la platea delle aziende alle quali far arrivare il risparmio degli italiani ha bisogno di estendersi proprio come ha fatto il sistema dei piani di risparmio per muovere l’economia nazionale. Secondo i dati di Assogestioni del terzo trimestre 2017 sono circa 30 i gruppi che promuovono fondi aperti tra cui, per esempio, i PIR AXA MPS Financial. Naturalmente, come per qualunque strumento finanziario, è bene tenere in considerazione tutti i fattori possibili e procedere prestando la massima attenzione.