Il termine ICO è l’acronimo di Initial Coin Offering e indica il metodo attualmente più utilizzato per finanziare lo sviluppo delle nuove criptovalute. Nei principi base, le ICO di criptovalute sono in tutto e per tutto simili alle campagne di crowfunding. Un team di sviluppatori, o anche una società vera e propria, pronunciano un appello pubblico, chiedono denaro e in cambio offrono informazioni specifiche sul progetto di sviluppo e benefit economici. Insomma, un do ut des che, nella fattispecie delle criptovalute, si riduce nella stragrande maggioranza dei casi all’emissione di token digitali. I finanziatori donano e in cambio ricevono dei token, i quali possono essere scambiati come se fossero un asset a sé stante (e in effetti lo sono), o convertiti in valuta digitale una volta che il progetto sia stato eseguito e la criptovaluta abbia esordito nel mercato.

Le ICO, in realtà, pur assomigliando alle normali campagne di crowdfunding, vengono spesso confuse con le IPO azionarie. Questo accade perché, come da prassi, gli sviluppatori che emettono le ICO propongono una offerta iniziale, che si traduce nel valore di partenza della criptovaluta e nella quantità di valuta emessa. Si tratta, in verità, di una similitudine quasi accidentale, in quanto vi è una differenzia sostanziale tra ICO e IPO: chi possiede dei token, e quindi ha sottoscritto una ICO, non possiede alcuna equity, a differenza di chi ha sottoscritto una IPO e possiede delle azioni.

Ciò non toglie, però, che l’apparenza similitudine tra ICO e IPO abbia giovato alle prime, conferendo ai progetti di sviluppo delle criptovalute un’aura di autorevolezza forse sproporzionata rispetto al reale stato delle cose. Dunque, non stupisce che lo strumento ICO sia andato incontro a una diffusione notevole negli ultimi anni. Fino al 2016, le criptovalute che avevano raccolto a mezzo ICO finanziamenti nell’ordine dei milioni di dollari erano una rarità, e il numero stesso di ICO era piuttosto limitato. Nel 2017 si sono contate invece decine se non centinaia di ICO, per un traffico complessivo di 4,96 miliardi di dollari. Ciò vuol dire che, se le premesse venissero rispettate, il mercato verrebbe inondato di una  liquidità in criptovalute enorme.

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Il rischio è che anche le ICO, proprio come le criptovalute (almeno secondo i detrattori), possano rivelarsi delle bolle pronte a esplodere. Certamente, il fenomeno è trainato dall’elemento emozionale, se si pensa che la stragrande maggioranza delle ICO è stata attivata tra maggio e novembre, con un picco proprio nel penultimo mese dell’anno. Chi ha seguito un po’ le quotazione sa che è successo in questo periodo: è esplosa la moda del Bitcoin.

Attorno alle ICO di criptovalute si annidano alcuni sospetti. Per esempio, stando ai detrattori sarebbero investimenti ad elevato, a tratti insostenibile, coefficiente di rischio. Che sia un investimento a rischio nessuno lo nega, sviluppatori compresi, tuttavia c’è qualche dubbio sul fatto che, in effetti, possano essere considerate più rischioso di un investimento azionario. Certamente, dopo l’esplosione del 2017, le ICO di criptovalute stanno cercando di entrare nello “stato della maturità”. Nello specifico, stanno cercando di attrarre gli investitori istituzionali. Per adesso ci stanno riuscendo, anche se questo fenomeno segue di pari passo quello dell’istituzionalizzazione delle criptovalute nel loro complesso.

La guardia, per chi è alla ricerca di profitti, va comunque tenuta altissima. Anche perché, come suggerisce un rapporto di Autonomous “molte Ico sono fraudolente e puntano a sfruttare la grande eccitazione nell’ecosistema delle criptovalute utilizzando i social media per la promozione e l’assenza di protezione efficace del consumatore, sollevando legittime preoccupazioni da parte delle autorità regolamentari e tentativi di autoregolamentazione da parte di alcuni attori del mercato”.

Ciò significa che prima di aderire a una ICO è bene pensarci mille volte, e scegliere con cura il progetto da finanziarie. Nel prossimo paragrafo affronteremo proprio questo argomento.

Come scegliere le ICO

Il principio di base è quello dell’investimento azionario. Un investitore, prima di scegliere un’azione piuttosto che un’altra, è chiamato a informarsi su tutta una serie di elementi, i quali fanno ovviamente riferimento alla società, all’azienda o all’ente che la propone, alle sue performance e alle sue prospettive. Ebbene, chi investe in ICO di criptovalute è chiamato a fare lo stesso, sebbene cambino gli elementi in gioco (ma non la loro funzione). Ecco gli elementi che un investitore di ICO deve analizzare prima di aprire il portafogli.

Piccola premessa: in genere, tutte le informazioni necessarie si trovano nel sito ufficiale della ICO. Se il sito ufficiale manca, allora è bene desistere. Ad ogni modo, ecco l’elenco degli elementi.

White Paper. Questo documento può essere paragonato a una specie di business plan, segnale di come le ICO altro non siano che dei programmi di crowdfunding, e quindi di finanziamento. I White Paper contengono, o dovrebbero contenere, gli obiettivi della campagna, gli obiettivi del progetto (es. prezzo della criptovaluta, volumi previsti etc.) e, soprattutto, espliciti riferimenti alla tecnologia della criptovaluta che si sta per creare. Il White Paper è allo stesso tempo un documento tecnico-descrittivo, e un contenuto di tipo promozionale.

Team. Il sito oltre al White Paper, che parla del “cosa”, dovrebbe contenere anche espliciti riferimenti al team di sviluppo, che parla invece del “chi”. Un progetto, infatti, può sembrare valido ma se è portato avanti da incompetenti vale meno di zero. E’ come mettere un progetto edilizio in mano a chi non ha mai fatto il muratore. La pagina riservata al team deve contenere, nomi, informazioni personali e professionali, curriculum e portfolio dei membri del team. Più informazioni ci sono meglio è. In linea di massima, è bene preferire le ICO sviluppate da chi ha già una certa esperienza con le blockchain.

Roadmap. Questo documento altro non è che una sorta di tabella di marcia, una timeline che prevede tempi e modi di realizzazione. E’ un contenuto importante in quanto suggerisce due cose: uno, quando si potrà godere di un ritorno dell’investimento; due, se il progetto è realistico o meno. E’ proprio nella roadmap che casca spesso l’asino: se è troppo vaga, vuol dire che il progetto è “fuffa”, se è comunque dettagliata ma eccessivamente ambiziosa, è evidente che il team sta cercando si nascondere la polvere sotto il tappeto.

Token. Occhio, infine, a quanto valgono i token o, per meglio dire, al valore proposto dagli sviluppatori. Un elemento importante è anche la ripartizione degli investimenti. Quanto denaro va a finire nelle tasche degli sviluppatori? Quanti token invece andranno a coprire l’offerta di criptovaluta? In genere, il rapporto è 30 a 70.

Una volta analizzati questi elementi, non rimane che tirare le conclusioni. Il modo più facile ed efficace per farlo è porsi le seguenti domande:

  • Il White Paper è completo di tutte le informazioni per valutare la sostenibilità economica e tecnologica del progetto?
  • Gli obiettivi sono realistici?
  • La roadmap è realista?
  • Il team sembra preparato?
  • Che valore avranno i token a seguito della ICO?

L’unica domanda a cui è realmente difficile, se non impossibile rispondere, è l’ultima. In questo caso, occorre basarsi sulla propria esperienza, per quanto soggettiva la risposta possa essere. E’ bene ricordare che si tratta pur sempre di un investimento a rischio.

Le migliori ICO

Anche se si seguono i consigli forniti fino a questo punto, e si considerano elementi quali il White Paper, il team, la road  map e i token, non è affatto facile scegliere una buona ICO. In parte, il successo di questa o quella criptovaluta è totalmente imprevedibile, e svincolato (in tutto o in parte) dalle evidenze raccolte in fasi di analisi. Anche perché, è bene chiarirlo, è l’intero mondo delle criptovalute a essere gravato dal peso del caso. Al di fuori di questo, ci sono poi alcuni fattori che incidono notevolmente sull’efficacia della scelta.

La potenza del marketing. E’ quasi inutile specificarlo: alcune truffe sono congegnate in modo perfetto. Ossia, in un modo che, dal di fuori, ossia dai punti di contatto a disposizione degli investitori (il sito, per esempio), tutto appaia perfetto. Alcune ICO di criptovalute, come ha specificato il rapporto Autonomous, nascondono solo delle truffe. Dietro non c’è nulla, non c’è nessun team al lavoro, nessun progetto. Sono solamente delle esche per ispirare le donazioni. Il problema è quando il sito è fatto bene, con tutte le informazioni (inventate) al loro posto e coerenti.

La forza del passaparola. Per quanto un investitore possa essere accorto, e bravo nell’analizzare le ICO, il passaparola ha sempre una influenza sostanziale. Accade spesso, infatti, che un investitore abbia dubbi circa una ICO, ma che questi vengano accantonati perché, molto banalmente, sta avendo molto successo. La tentazione di seguire la corrente è troppo alta.

I limiti degli organi di vigilanza. Gli organi di vigilanza fanno il loro dovere, e nella fattispecie lo fanno bene, peccato che siano gravati da tempi tecnici troppo lunghi. Probabilmente non vi è alcuna soluzione a questo problema, in quanto questi tempi, in un contesto garantista come quello delle civiltà occidentali, non possono essere accorciati più di tanto. Sicché la giustizia spesso arriva quando ormai una “ICO truffa” ha fatto molti danni.

Detto, questo, possiamo elencare le ICO di criptovalute ancora attive e che, fino ad oggi, hanno fatto segnare il miglior ROI. La fonte è il sito Business Talk, quindi piuttosto autorevole.

NXT. La capitalizzazione non è delle migliori, in quanto non raggiunge gli 80 milioni di dollari, ma il rendimento, calcolato dalla sua nascita a ottobre 2017, è del 427mila %.

ftmo

IOTA. In quanto a capitalizzazione, si difende piuttosto bene: 1,45 miliardi di dollari. Il rendimento è del 118mila %, che è un risultato nettamente sopra la media, se si considera che la ICO è relativamente recente (novembre 2015).

NEO. Siamo sulla falsariga di IOTA: capitalizzazione elevata, per la precisione a 1,65 miliardi e rendimento esorbitante, ossia 108mila %.

Ethereum. Già, la seconda valuta più importante del mondo cripto ha una ICO ancora attiva. Il rendimento è comunque ottimo: 100mila %.

Stratis. Questa criptovaluta in fase ICO ha una capitalizzazione sufficiente, per quanto non eccellente, e pari a 380 milioni di dollari. Il rendimento però è ottimo: 52mila %.