Il Money Management è una risorsa fondamentale per qualsiasi trader. E’ infatti una delle poche armi a disposizione per gestire – non per neutralizzare, quello è impossibile – l’elemento di rischio che è insito ed endemico nel mercato. Il Money Management è anche una disciplina vera e propria, con le sue regole e le sue dinamiche. Soprattutto, è una disciplina complicata e ostica, a tratti noiosa. E’ un dovere, un’attività collaterale da affiancare a quella, senz’altro più adrenalinica, del trading in senso stretto.
Per impare a svolgere un corretto Money Management sono necessari determinazione, costanza e una certa predisposizione. In questa sede è impossibile fornire un tutorial completo. Tuttavia, possiamo elencare e descrivere quattro elementi che dovrebbero caratterizzare sempre l’attività di Money Management, e nello specifico la verifica della fattibilità dei trader, o per esteso della strategia nel suo complesso. Verifica che, ovviamente, va fatta a priori.
Equity Line
Con il termine “Equity Line” si indica un grafico che rappresenta il modo con cui il trading system, automatico o manuale che sia, ha generato utili o perdite. Se il report classico dice quanto abbiamo guadagnato, l’Equity Line dice come e quando abbiamo guadagnato.
In buona sostanza, è un grafico che mette sull’asse delle ascisse il tempo e sull’asse delle ordinate i guadagnati e le perdite.
Come si legge l’Equity Line? Partiamo dicendo che nessuna Equity Line rappresenta una parabola o anche solo una retta. Nel primo caso, infatti, il tradin system genererebbe guadagni continui e in costante aumento. Nel secondo caso, guadagni continui e sempre uguali tra di loro.
Dunque, l’Equity Line rappresenta sempre una linea irregolare, con alti e bassi. Tuttavia, sono due le caratteristiche che l’Equity Line deve possedere per dimostrare che sì, il trading system è sostenibile dal punto di vista del Money Management.
Andamento ascendente. Se la linea, nonostante i picchi in un senso e nell’altro, punta in alto, vuol dire che nel medio e lungo periodo il trader sta guadagnando, dunque la sua attività è sostenibile economicamente.
Irregolarità contenuta. Certo, l’Equity Line è sempre irregolare, ma è bene che non sia eccessivamente irregolare. In questo caso, infatti, si potrebbe dedurre che la strategia è dominata dall’elemento casuale, che, a prescindere dal risultato finale, rappresenta una dinamica da aborrire quando si svolge una qualsiasi attività di trading.
Ora, l’Equity Line può essere chiamata in causa sia prima che dopo aver iniziato a utilizzare una data strategia. Se la si utilizza dopo, il grafico rappresenterà i risultati reali. Se si utilizza prima, rappresenterà dati “fittizi”, o meglio raccolti in fase di backtesting.
Size Positioning
Con il termine “Size Positioning” si definisce l’attività che consente di individuare la quantità di capitale più adatta da investire nel singolo trade. E’ logicamente un’attività che precede l’operatività vera e propria. E’ anche un’attività cruciale, in quanto proprio dall’entità dell’investimento dipenderanno sia le eventuali perdite che gli eventuali guadagni.
Un approccio sconsiderato, tipico del giocatore d’azzardo e che nulla ha a che vedere con un trading razionale e coscienzioso, prevede il dimensionamento “a naso”, in genere tendente verso l’alto nella speranza di guadagnare molto in colpo solo.
Come si effettua un buon Size Positioning? Le tecniche sono numerose. In linea di massima, quasi tutti i trader seguono una regola aurea: mai investire più del 2% del capitale complessivo. Ora, al di sotto del 2% si posizionano un mare di possibilità. Dunque, come fare?
Una tecnica molto semplice consiste nel partire… Dalla sostanza. Ovvero nel definire, proprio numericamente, quanto si è disposti a perdere per quel singolo trade (500, 1000, 2000 euro etc). Dopodiché si calcolano i pip che andranno persi in caso di attivazione dello Stop Loss e si esegue una semplice proporzione.
Win Ratio e Loss Ratio
Questi due parametri sono molto intuitivi. Tra l’altro, sono strettamenti collegati tra di loro, anche perché complementare, quindi possono essere trattati come se fossero un unico elemento.
Ad ogni modo, il Win Ratio altro non è che il rapporto, espresso in percentuale, tra il numero dei trader che sono risultati vincenti e il numero dei trade totali. In linea di massima, maggiore è questa percentuale, migliore è il giudizio che si può dare sul trading system. Ovviamente, se non è straordinariamente alto, non è detto che il trading system sia da buttare. Tuttavia, è bene che non scenda sotto una determinata sotto. Nello specifico, è bene che non scenda sotto il 60%.
Discorso simile, ma “inverso” per il Loss Ratio. Il quale, come facilmente intuibile, è il rapporto tra il numero di trade perdenti e il numero di trade complessivi. Ovviamente, non deve essere superiore al 40%.
E’ meglio calcolare il Win Ratio o il Loss Ratio? In un certo senso è influente, anche perché calcolare l’uno vuol dire calcolare l’altro. C’è chi, per una questione di psicologia, tende a preferire il Win Ratio. Sapere quanto si è vincenti è più confortante che sapere quanto si è perdenti.
Win e Loss Ratio possono essere calcolati, un po’ come l’Equity Line, sia prima che dopo aver messo in pratica la strategia. Dunque, o come analisi preliminare che come verifica a posteriori. Nel primo caso, si utilizzano i dati in backtesting. Nel secondo caso, i dati reali.
Rapporto Rischio Rendimento
Questo è un altro elemento di fondamentale importanza. Può essere definito come il rapporto tra la massima perdita possibile e la massima vincita possibile. La prima può essere determinata solo applicando uno stop loss. La seconda può essere determinata solo applicando un take profit. Ebbene, il rischio rendimento deve essere di almeno 1:2, anche se secondo alcuni è più sicuro un 1:3 o addirittura 1:3,5.
A prescindere dal rapporto scelto (esatto, la scelta è a tavolino), è necessario modificare il proprio Money Management di conseguenza. Ovvero, stabilire livelli di stop loss e take profit funzionali al raggiungimento di quel rapporto.