Investire è diventato difficile. In particolare, si segnala una carenza di prodotti in grado di offrire un certo rendimento senza per questo risultare rischiosi. Oggi chi intende accrescere il proprio patrimonio deve affidarsi a soluzioni che non garantiscono alcuna certezza. I motivi sono numerosi e riguardano sia l’economia reale che le politiche monetarie. In particolare le banche centrali hanno adottato iniziative piuttosto forti allo scopo di ridurre gli effetti della crisi e favorire la ripresa. Il riferimento è all’azzeramento dei tassi di riferimento che ha depresso gli interessi un po’ a tutti i livelli. Incidono anche le instabilità sul piano globale, come quelle rappresentate da un prezzo del petrolio ora in discesa ora molto volatile, e dalle sofferenze geopolitiche.
Eppure, anche in un panorama così compromesso, esistono investimenti senza rischio.
Un contesto in radicale mutamento
La verità è che il panorama finanziario, e quindi quello degli investimenti, è cambiato nel giro di pochi anni. A stravolgerlo, la crisi del 2008, le instabilità dei mercati, le politiche monetarie delle banche centrali. Alcune certezze, in particolare, sono crollate. Buona parte degli investimenti un tempo giudicati redditizi non lo sono più. Per esempio, attualmente i titoli di Stato rendono praticamente zero, sebbene siano più sicuri di un tempo, proprio a causa dell’opera di “normalizzazione” realizzata dai policy maker.
Analogamente, alcuni investimenti che un tempo erano sicuri oggi non lo sono più. Il riferimento è al “classico mattone“. Oggi è veramente difficile monetizzare l’acquisto di un immobile, per almeno due motivi. In primo luogo, se è vero che comprare è facile visto il calo di prezzi, vendere a un prezzo decente è assai più complicato. Anche le attività di locazione hanno subito una brusca frenata. La causa è rappresentata dalla tassazione sempre più elevata, dalla scarsa disponibilità economica del contribuente, la quale a sua volta è responsabile dei numerosi episodi di insolvenza.
Gli investimenti senza rischio e redditizi
Parlare di redditività quando si fa riferimento agli investimenti senza rischio, in virtù degli elementi appena esposti, è come minimo azzardato. Tuttavia, esistono ancora prodotti che garantiscono una rendita moderata, quindi sopra il livello minimo di decenza. Il contesto è variegato e prende in considerazione investimenti tradizionali, come i conti deposito e le poste, ma anche investimenti in borsa, seppur mirati a contesti ben circoscritti. Tutti sono comunque a portata di mano con un entry level (capitale minimo per investire) piuttosto basso e accessibile anche ai piccoli o medi risparmiatori.
Conti deposito. Rappresentano la soluzione migliore per chi ha qualche risparmio da parte e li vorrebbe posizionare in modo sicuro e averli comunque a portata di mano. Il conto deposito è una specie di conto corrente che a fronte di una operatività leggermente ridotta consente rendite di gran lunga superiori. Si parla, in media, di un punto percentuale e mezzo. Gli interessi sono inversamente proporzionali all’operatività. I conti deposito più redditizi sono quelli “vincolati”, che riducono di molto l’operatività ma sono molto più convenienti. Buona parte delle grandi banche offre i conti depositi e una buona parte di quelle piccole o regionali. Soprattutto, è in quest’ultimo caso che il prodotto è veramente conveniente.
Buoni fruttiferi. A dire il vero, i buoni fruttiferi di Poste Italiane hanno perso gran parte del loro fascino, dal momento che oggi sono molto meno redditizi di un tempo. Sono state però create numerosi varianti, le quali sacrificano un po’ di sicurezza sull’altare della redditività. Il riferimento è in particolare a buoni fruttiferi Stoxx 50. La rendita è divisa in due parti. La rima segue le dinamiche di sempre ed è fissa. La seconda, che funge da premio aggiuntivo, è legata all’indice Down Jones Euro Stoxx 50. E’ una soluzione ottima per il lungo periodo, visto che il premo viene concesso ogni cinque anni. La rendita è comunque solida e si tratta comunque di un investimento senza rischio (o quasi).
Azioni. Il mercato azionario è in stabile. Gli investitori operano spesso in uno stato emotivo alterato, magari sopravvalutando la portata di certi avvenimenti. Un esempio è dato dalla Brexit, che gettato nel panico le borse ben più del dovuto. In linea di massima, quindi, soprattutto in questo periodo le azioni dovrebbero essere trattate con estrema cautela. Tuttavia, è inutile fare di tutta l’erba un fascio. Esistono dei segmenti, infatti, in cui le azioni vanno bene e lo fanno non per una qualche contingenta ma strutturalmente. Un esempio è dato dai farmaceutici: la domanda di beni potrà anche diminuire, ma quella di farmaci no. Ecco quindi che è lecito aspettarsi come minimo una certa stabilità dalle azioni emesse dalle case farmaceutiche. Lo stesso dicasi (o quasi) per il segmento hi-tech. Tali aziende sono inserite in un mercato strutturalmente in fase di crescita, quindi messo costantemente al riparo dalle crisi sistemica (o comunque ne soffrono di meno). Va ricordato, tuttavia, che le azioni rimangono di per sé uno strumento piuttosto rischioso.