Da qualche anno il trading, e per la precisione il Forex Trading si è aperto alla gente comune. Quella che è sempre stata considerata come un’attività di nicchia è diventata, quasi all’improvviso, patrimonio di tutti. Merito dei broker retail, che offrono interfacce user-friendly e dei veri e propri programmi di formazioni, utili per trasformare un assoluto profano in un trader che, certo tra alti e bassi, sia in grado di barcamenarsi in un mercato competitivo.

L’apertura alla gente comune ha prodotto una conseguenza molto vistosa: l’aumento delle pubblicità sul trading online, e in particolare sul Forex Trading. Pubblicità che, seguendo le dinamiche dell’advertising classico e moderno, si sviluppano lungo una grande varietà di canali e approcci. Chiaramente, c’è chi esagera, e propone azioni pubblicitarie poco degne di questo nome, ingannevoli e per questo pericolose. C’è da dire che, a farlo, sono soprattutto quelle realtà che di base utilizzano un approccio più simile alla truffa che alla società di servizi.

Ad ogni modo, è bene saper distinguere una pubblicità su cui fare affidamento da una poco onesta o ambigua. Ciò rappresenta il primo passo per separare le mele buone dalle mele cattive

Non promettono la luna. Questo vale per qualsiasi tipo di bene pubblicizzato, a maggior ragione però per i servizi di trading, che per molti rappresentano ancora un oggetto del mistero. Molto banalmente, quando un broker o un qualsiasi soggetto attivo nel trading vi offre dei risultati poco realistici o addirittura inverosimili, significa che probabilmente non è serio. Se per esempio il messaggio pubblicitario reca la possibilità di diventare ricchi grazie al trading nel giro di poco tempo, quello è un messaggio a cui non dare credito. Questo è un criterio molto semplice da considerare, anche perché in genere le campagne pubblicitarie realizzate con questo approccio presentano toni così trionfalistici da sembrare sospetti anche ai profani.

Danno un’idea chiara del servizio. Se un contenuto pubblicitario offre una panoramica del servizio, e la offre in maniera chiara, ciò rappresenta senz’altro un buon segno. Ora, dipende anche dal tipo di contenuto, e soprattutto dal canale in cui viene immesso. Se tale contenuto ha una durata di pochi secondi (es. video advertising su Youtube) o appare sotto forma di banner o landing page, è ovvio: lo spazio e il tempo per “dire tutto” non ci sono. Anche in questo caso, però, qualche accenno ci deve pure essere. Dunque, il contenuto pubblicitario non si deve limitare a promettere ma deve anche spiegare, deve presentare il servizio. Come minimo, accennarlo.

Non si vantano. Questo aspetto riguarda i contenuti pubblicitari che consentono una narrazione più completa e ricca di informazioni. Ad ogni modo, una pubblicità che contiene vanterie, o in cui l’erogatore del servizio descrive se stesso o il suo business con toni apologetici, potrebbe essere ingannevole. Sia chiaro, è del tutto legittimo un approccio analogo da un punto di vista superficiale ma radicalmente diverso nella sostanza. Ovvero, la descrizione dei propri successi e delle proprie credenziali. La discriminante, dunque, sta nella prove, nelle testimonianza e nei dati che si menzionano a dimostrazione di quanto si dichiara sul proprio conto.

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Usano un linguaggio da trader. Se una pubblicità utilizza un linguaggio eccessivamente terreno, quasi da promozione da supermercato, è probabile che sia pericolosa, che dietro non celi un servizio realmente in grado di risultare utile o degno di essere preso in considerazione. E’ vero, chi fa pubblicità ha il dovere di farsi capire. Tuttavia, se il servizio è specialistico e il linguaggio utilizzato per promuoverlo non lo è affatto, c’è qualcosa che non torna. Nello specifico, c’è il sospetto che a tale servizio non corrispondono delle reali competenze. Oppure, che il linguaggio sia stato artatamente semplificato per attrarre i più ingenui. In ogni caso, non lascia presagire nulla di buono.

Non dicono falsità. Ovviamente, è la conditio sine qua non. D’altronde, è proprio questo il significato di pubblicità ingannevole: pubblicità che dice o fa intendere il falso. Questo vizio di fondo può essere declinato in molti modi, se si parla di servizi di trading. Per esempio, si possono prendere dei dati, modificarli e far sì che dimostrino un assunto non vero ma funzionale ad attrarre le persone. In effetti, questa è una tecnica che molti broker truffa usano. Nella peggiore delle ipotesi i dati non vengono modificato o interpretati in modo fazioso, bensì inventati di sana pianta.

Menzionano delle credenziali. Ciò vale soprattutto per i broker, i consulenti e i formatori. Soprattutto, vale quando a diffondere un messaggio è una persona in carne ed ossa, magari un trader famoso. In questo caso, la presenza delle credenziali è dirimente. Lo è ancora di più la presenza di attestati, qualifiche, riconoscimenti. Nel caso di un broker, si va dalla licenza (che però rappresenta proprio il minimo) al riferimento a un premio vinto. In ogni caso, se a sostegno di una proposta ci sono testimonianze di affidabilità… Tanto di guadagnato. Nei limiti del buon senso, ci si può fidare. D’altronde, se si guarda ai truffatori si nota che manca a tutti i livelli qualsiasi riferimento a dati e informazioni certi. Le credenziali, dunque, rappresentano un elemento di fondamentale importanza per capire se una pubblicità è ingannevole o meno, se dietro cela una realtà di cui fidarsi o un soggetto dai contorni ambigui.

Non presentano feedback improbabili. Questi rappresentano quasi un tratto tipico delle pubblicità ingannevoli sul trading. Alcuni di questi contenuti sono praticamente diventati dei meme. Come non ricordare, per esempio “Ragazzi, sono veramente euforico…!”, ovvero quel video pop up che ritraeva un giovane che dalla sua cameretta di quart’ordine dichiarava di aver guadagnato una montagna di soldi? A dire il vero, si potrebbe pure evitare di parlare di questa pratica. A uno sguardo che sia almeno un po’ sgamato, questi contenuti appaiono immediatamente come cestinabili. Il problema è che in alcuni casi sono veramente ben confezionati, tanto da sembrare verosimili. Il consiglio è di fidarsi solo dei feedback che recano nome e cognome, per giunta previa verifica in separata sede.

Parlano di trading. Sembra strano ma è così: alcune pubblicità ingannevoli che promuovono il trading semplicemente…. Non ne parlano. Il riferimento è ai contenuti che promettono, in realtà, l’accesso al più classico degli schemi Ponzi. Un modello che, è bene specificarlo, le autorità di quasi tutto il mondo giudicano come illegale. In effetti, è solo un modo per farsi consegnare del denaro. Peccato, però, che funzionino, che riescano ad attrarre i principianti assoluti, specie se a corto di denaro e disperatamente bisognosi di un entrata. Ovviamente, il tutto parte delle pubblicità: spesso quelle che nascondono uno schema Ponzi, pur non chiamandolo con questo nome, parlando di trading solo superficialmente, magari menzionando, comunque non entrando mai nel merito.