Lo Stop Loss è uno strumento importante per i trader di tutti i tipi, quelli del Forex compresi. E’ una risorsa per contenere il rischio, in qualche modo gestirlo, e con lui le eventuali perdite di capitale. E’ uno strumento da non trascurare. Il rischio, infatti, è sia economico che psicologico: se si perde il controllo del trading, si perde il controllo del denaro e aumenta il senso di incertezza.

In questo articolo parliamo dello Stop Loss, chiarendone il significato e descrivendo alcune delle tecniche più diffuse per impostarlo al meglio.

Cos’è  lo Stop Loss e perché è importante

La definizione dello Stop Loss è molto intuitiva. Con questo termine si indica il livello di prezzo raggiunto il quale il trader, automaticamente o meno, esce dal mercato. E’ sostanzialmente il livello di prezzo che segnala che un trade in perdita non è più recuperabile, non nel breve periodo almeno.

Da questa semplice definizione si comprende la vera utilità dello Stop Loss, la sua ragion d’essere: limitare le perdite. Il suo uso presuppone una qualità morale, della quale i principianti – proprio loro che sono gli individui più a rischio – sono spesso privi: la capacità di accettare la sconfitta, di comprendere il proprio fallimento, ovviamente limitato a quel singolo trade. Lo Stop Loss, dunque, può essere paragonato a una ritirata strategica. E’ evidente che, nel suo utilizzo, sia la ragione a prevalere sul sentimento, sulla determinazione e sull’ambizione. E’ frutto di un calcolo (sempre pregresso) di costi vs benefici.

Impostare lo Stop Loss vuol dire ammettere anche dal punto di vista operativo che il trade ha buone probabilità di finire in perdita. Questa consapevolezza deve accompagnare tutte le attività di trading, e segna il passaggio dallo status di principiante assoluto a quello di trader “sufficientemente” maturo.

Comprendere il vero significato dello Stop Loss, però, non è l’unico ostacolo a un suo corretto utilizzo. Anzi, la parte più complicata arriva subito dopo, ovvero quando lo si imposta. Non è affatto semplice individuare quel livello di prezzo che segnala che il trader non è più recuperabile. Anche perché di metodi per raggiungere questo obiettivo ce ne sono tanti. Eccone alcuni particolarmente diffusi.

Lo Stop Loss a percentuale

Questo è il metodo più semplice in assoluto, che presuppone un calcolo puramente matematico, che tuttavia poggia su basi arbitrarie e non tiene conto di alcuni importanti elementi. Ma andiamo per gradi: il metodo dello “Stop Loss” a percentuale consiste nell’individuare il corretto livello di prezzo partendo da un dato: ovvero dalla massima perdita sopportabile del capitale. Il punto di riferimento è il capitale presente nell’account. Una percentuale congrua può essere lo 0,5%. A queste condizioni, o Stop Loss corrisponde al prezzo che ha già fatto maturare una perdita dello 0,5% dell’account. Ovviamente, possono essere decise tutte le percentuali che si vuole. Proprio da qui nasce l’arbitrarietà.

Il meccanismo di calcolo è semplice. Si prende la percentuale, si trova il valore corrispondente in termini assoluti (semplicemente calcolandola sul capitale complessivo), si traduce tutto in pip e si aggiungono/sottraggono al prezzo. Semplice no? Peccato che il metodo non nasconda una efficacia significativa.

Il problema di questo metodo, oltre all’arbitrarietà della percentuale, consiste in un fatto banale: non considera il concetto di “trade non più recuperabile”. In linea di massima, lo Stop Loss potrebbe essere raggiunto o troppo tardi o troppo presto. Ovvero, quando il trade ha già fatto danni ingenti oppure quando il trade ha ancora una speranza di produrre degli utili. Semplicemente, il metodo a percentuale ignora del tutto il mercato, non prende in considerazione alcuna evidenza di analisi tecnica.

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Dunque, pensateci molto bene prima di utilizzare questo metodo, anche perché potrebbe rivelarsi controproducente. Tuttavia, si può affermare che sia idoneo in almeno un caso, ovvero quando la situazione del mercato è così caotica da rendere incredibilmente incerta l’analisi tecnica.

Lo Stop Loss con i punti pivot

E’ il metodo più utilizzato in assoluto. Molto banalmente, si tratta di impostare lo Stop Loss al livello dei punti pivot, ovvero dei supporti e delle resistenze. Nello specifico, si imposta lo Stop Loss sulla resistenza se il trade è short (state vendendo) e sul supporto se il trade è long (state acquistando). La dinamica ha una sua ferrea logica: se si rompe una resistenza vuol dire che l’asset conferma o inizia un trend rialzista; se si rompe un supporto vuol dire che l’asset conferma e inizia un trend ribassista.

Il pregio di questo sistema è la sua affidabilità. Prende in considerazione, infatti, delle solide evidenze tecniche E’ palese che se il prezzo oltrepassa una resistenza molto difficilmente nel breve periodo si assisterà a un cambio di rotta, e lo stesso vale per il supporto (a direzione uguale e contraria, ovviamente).

Anche questo metodo, però, ha le sue criticità. Infatti, è anch’esso un po’ arbitrario. Molto meno arbitrario del metodo a percentuale, sia chiaro, ma un po’ lo è. In particolar modo, perché non esiste un solo supporto o una sola resistenza, dunque sta al trader decidere se scegliere dei punti pivot vicini al prezzo o lontani dal prezzo. Questa difficoltà viene smorzata, però, se si inserisce un altro fattore, ovvero la massima perdita sostenibile. Se si combinano questi elementi, ovvero se si considerano punti pivot in linea con le proprie possibilità, questo metodo è senz’altro vincente. Occorre comunque esperienza per riuscire a padroneggiarlo al meglio.

Lo Stop Loss con i minimi e i massimi

Il metodo è simile a quello precedente. Se vogliamo, ne rappresenta una sotto-tipologia, una variante. Per fortuna, una variante molto semplice e che lascia poco spazio all’esercizio del libero arbitrio. Sia chiaro, è un metodo non necessariamente più efficace. E’ solo parecchio più prudente. Per questo motivo, viene adottato spesso dai principianti, ovvero da coloro che ancora non si sentono in grado di sviluppare una analisi tecnica approfondita, la stessa che in genere precede l’individuazione dello Stop Loss con i punti pivot (o altri metodi che vedremo più avanti).

In che cosa consiste il metodo dei minimi e dei massimi? Molto banalmente, si tratta di settare lo Stop Loss qualche pip oltre i minimi e i massimi. In questa  prospettiva, essi vengono considerati come dei punti pivot.

Anche qui, però, rischia di sorgere lo stesso dubbio? Esistono molti minimi e massimi (di sessione, settimanali, mensili), dunque quali scegliere? Le opportunità sono due: individuarli in base all’orizzonte temporale del trade stesso; scegliere quelli più vicini al prezzo di entrata. La seconda alternativa è quella più adottata in quanto è la più semplice. Soprattutto, è la più prudente.

Il fatto che sia la più prudente, però, non pone in essere il rischio zero (che nel trading non esiste). Anzi, in virtù di questo metodo alcune derive appaiono più probabili che in altri casi. Per esempio, che alla fine lo Stop Loss sia veramente stretto e che al suo raggiungimento il trade sia ancora recuperabile. Fermo restando che, almeno stando ai fondamenti dell’analisi tecnica, un minimo o un massimo rappresenta sempre un prezzo importante e in grado di offrire segnali affidabili.

Lo Stop Loss con la volatilità

Questo è un metodo abbastanza complicato. Se non altro perché prende in considerazione un indicatore di analisi tecnica, e lo pone al centro del processo di individuazione dello Stop Loss. In cosa consiste questo metodo? A livello teorico non c’è niente di incomprensibile o di ambiguo: si pone lo Stop Loss appena dopo il range di prezzo disegnato dalle oscillazioni. In parole povere, significa posizione lo Stop Loss “oltre” la volatilità. Ovviamente, poco oltre, giusto una manciata di pip.

Il principio di base è più che logico. Se un prezzo rimane all’interno delle oscillazione “fisiologiche” per quel dato periodo, allora il prezzo può cambiare la sua rotta nel breve termine, rendendo il trade sempre recuperabile. Dunque, dal momento che lo Stop Loss consente di uscire dal mercato quando la situazione non è più recuperabile, è ovvio che il livello di prezzo debba essere impostato al di fuori della volatilità fisiologica.

Rimane però un problema: come si fa a definire la volatilità? Come si fa a disegnare il range? A occhio, semplicemente non è possibile capirlo. Occorre utilizzare l’analisi tecnica. In definitiva, quindi, questo metodo fa uso degli indicatori. Quello più efficace è rappresentato dalle Bande di Bollinger. In quel caso, è sufficiente porre lo Stop Loss oltre le stesse Bande di Bollinger.

Stando a quanto detto fino a questo momento, tale metodo sembra non avere difetti: interviene quando il trade è veramente non recuperabile, è corroborato dall’analisi tecnica. C’è un ma: è veramente difficile da praticare. Prima di tutto, occorre non solo saper leggere ma anche impostare correttamente l’indicatore (e non è detto che tutti ne siano capaci). Secondariamente, occorre saper distinguere i falsi segnali, evitare le false interpretazioni. Purtroppo, quando c’è di mezzo l’analisi tecnica, è un rischio che va affrontato e considerato quasi fisiologico. La soluzione c’è: utilizzare altri indicatori a mo’ di controprova. In questo caso, però, il processo di individuazione dello Stop Loss diventerebbe abbastanza macchinoso.

Lo Stop Loss dinamico

Questo metodo è chiamato anche “Trailing Stop”. E’ anche il nome del livello stesso. Si tratta di una variante dello Stop Loss molto particolare, in quanto ne rivoluziona in parte i concetti. Non è più un livello statico, un confine uguale a se stesso che non va superato, pena la catastrofe. E’ anzi un livello mobile, che si muove in base alle condizioni di mercato. Da qui il riferimento alla dinamicità, presente anche nel termine trailing. Ad oggi, quando si verificano specifiche condizioni, il Traling Stop viene considerato il metodo più sicuro, realistico e affidabile.

Il motivo è semplice: il mercato cambia spesso faccia, per giunta in modo imprevedibile. Ciò accade spesso quando intervengono fattori esterni, quelli tipici dell’analisi fondamentale. Se il mercato cambia, è palese che le evidenze raccolta qualche tempo prima, in fase di programmazione del trade, rischiano di essere obsolete.

In cosa consiste il metodo del Trailing Stop? In parole povere, nello spostamento automatico dello Stop Loss al raggiungimento, da parte del prezzo, di specifici punti pivot o in grado di fungere da tali (es. minimi e massimi). Anche qui, ovviamente, siamo nel campo della programmazione preventiva. Un approccio, questo, che non può essere mai accantonato.

Quando il Trailing Stop è veramente utile? Premesso che lo è sempre, manifesta una utilità ancora più significativa se il trade ha un’orizzonte temporale ampio. In quel caso, infatti, i movimenti di prezzo degenerano spesso da “causati dalla fisiologica volatilità” a “conquista di pivot point”. Insomma, i cambiamenti sono meno provvisori. Il Trailing Stop è quindi il metodo preferito da chi Swing Trading o semplicemente trading a lungo termine.