L’analisi fondamentale è una pratica di vitale importanza per chi fa Forex Trading (come qualsiasi altro tipo di trading). Consente, infatti, di intuire i movimenti del prezzo sulla scorta dell’impatto che questi subiscono ad opera dei principali eventi economici e politici.
Questi eventi, specie se si verificano a cadenza programmata e regolare, prendono il nome di market mover. Ovviamente, esistono market mover importanti e market mover meno importanti. Alcuni esercitano un impatto su tutte le coppie di valute (certo nella misura più variegata), altri sono specifici di una particolare coppia.
I market mover più importanti, e che nessun trader può permettersi di trascurare, riguardano le banche centrali. Alcune di queste, per quanto ufficialmente impattanti solo su una valuta, esercitano una grande influenza sul Forex in generale. Il riferimento è alla banche centrali più importanti in assoluto, ovvero l’americana Federal Reserve (Fed) e la Banca Centrale Europea (BCE).
Nell’articolo che segue offriremo una panoramica del ruolo che le banche centrali, specie le più famose, giocano nell’analisi fondamentale. Successivamente, ci concentreremo su un particolare market mover, che a torto viene considerato un’appendice: la conferenza post meeting delle banche centrali.
Le banche centrali e l’analisi fondamentale
Le banche centrali vengono considerate un po’ come il punto di riferimento per tutti i trader, soprattutto in fase di analisi fondamentale. Infatti, sono responsabili di market mover potenti, in grado realmente di muovere il mercato e di influenzare i prezzi. E’ una dinamica da prendere fortemente in considerazione. Il rischio, se si fa altrimenti, è di vedersi confutare una per una le evidenze raccolte in fase di analisi tecnica (che prende in considerazione solo i grafici e trascura l’ambiente economico politico). Un rischio che, a ben vedere, può portare a conseguenze disastrose, e alla perdita di ingenti somme.
Quali sono i market mover che le banche centrali emettono? Se ne contano due “istituzionali” e due che rispondono più che altro a una esigenza di prassi.
Tassi di interesse. Uno dei compiti delle banche centrali, a prescindere dallo statuto (che può variare nelle forme e negli obiettivi generali) è di modificare il costo del denaro quando necessario, in modo da consentire al sistema economico di far fronte ai rischi e poter esprimere le sue potenzialità. Per tasso di interesse, in questo caso, si intende il tasso al quale le banche commerciali ricevono il denaro dalla banca centrale stessa, che è la prima fonte di denaro per l’economia reale. E’ quello che in gergo si chiama “costo del denaro”.
Quantitative Easing. Le banche centrali, proprio per intervenire su periodi di recessione economiche e sul conseguente rischio di scarsa liquidità, possono decidere di mettere in campo una iniziativa particolare e potente: il quantitative easing. Esso consiste nell’acquisto da parte della banca centrale di titoli di debito pubblici e privati, a interesse zero. I Quantitative Easing delle banche centrali, insomma, “finanziano” direttamente l’economia reale.
Prospettive di politica monetaria. Questo è un market mover “di prassi”. Le banche centrali comunicano spesso in anticipo come si muoveranno nei mesi a venire, se non addirittura negli anni. Il motivo è impedire che il mercato reagisca in modo eccessivo alle iniziative di politica monetaria. Insomma, anticipano i futuri tassi di interesse e gli sviluppi del Quantitative Easing. Queste dichiarazioni vengono fatte durante gli incontri pubblici e, soprattutto, durante le conferenze stampa post-meeting
Prospettive dell’economia reale. Le banche centrali hanno uno scopo principale: mantenere l’inflazione su livelli ottimali. Altre, come la Fed, hanno anche “scopi collaterali”, ovvero quello di favorire lo sviluppo economico, in una prospettiva di moderato interventismo. Per questo motivo, spesso tendono a fornire, per prassi o secondo scadenze regolari, dei forecast, degli outlook e delle opinioni generali sul futuro dell’economia reale. Questa funzione è così utile che, alle volte, viene esercitata persino da quelle banche centrali (es. la BCE) che in teoria non si occupano o si occupano pochissimo dell’economia reale.
I market mover delle banche centrali e l’analisi fondamentale
Come interagiscono questi market mover con il prezzo? A dire il vero, in maniera abbastanza limpido, almeno rispetto a tanti altri market mover.
In linea di massima, le iniziative di politica monetaria espansiva producono sulla valuta una certa tendenza al deprezzamento. Per politica monetaria espansiva si intende un abbassamento dei tassi di interesse, l’istituzione di un programma di quantitative easing o un suo ampliamento (in termini temporali, prorogandone i tempi, o in termini quantitativi, aumentando i fondi per gli acquisti)
Le dinamiche che stanno dietro a questo fenomeno sono sia tecniche che psicologiche. Dal punto di vista tecnico, in virtù della legge sulla velocità della moneta, maggiore è la massa monetaria all’interno di un sistema, minore sarà il suo valore. Ora, è ovvio che un decremento dei tassi di interesse produce un aumento della massa monetaria, e la conseguente (tendenziale) svalutazione.
Dal punto di vista psicologico la partita si gioca sulle aspettative: davanti a un abbassamento dei tassi di interesse, i trader si attendono un deprezzamento. Di conseguenza vendono per proteggere il capitale, rendendo questo deprezzamento ancora più significativo.
Stesso discorso per il Quantitative Easing, che è un metodo – se possibile ancora più diretto dei tassi di interesse – per aumentare la massa monetaria in circolo.
Come interpretare le conferenze delle banche centrali
Le conferenze post-meeting delle banche centrali rappresentano il momento (o il luogo) nel quale i board, spesso per voce del presidente, esprimono previsioni e opinioni. Previsioni circa la futura politica monetaria (più che altro dichiarazioni di intenti) e circa l’andamento dell’economia, opinioni circa l’economia stesso e, certo in maniera velata, sul contesto politico.
Come leggere le conferenze delle banche centrali? Ecco qualche consiglio.
Analizzare le conferenze precedenti. Le parole in una conferenza hanno senso solo se rapportate con le dichiarazioni delle conferenze precedenti. Il motivo è semplice: le banche centrali non parlano a casaccio, ma applicano il principio della forward guidance, ovvero la guida del mercato per mezzo delle dichiarazioni. In questa prospettiva, la singola dichiarazione è inserita in un contesto più grande, in una specie di piano, il quale ha uno scopo ben preciso. Considerare le conferenze precedenti vuol dire intuire i contorni di questo piano e capire il vero significato delle parole di un banchiere centrale.
Essere consapevoli della personalità del presidente. Ogni banchiere, com’è giusto che sia, ha la sua personalità. Alcuni sono più loquaci, altri più sibillini. Conoscere l’approccio del singolo consente di dare alla dichiarazione il giusto peso. Per esempio Mario Draghi è tendenzialmente moderato, non si sbilancia, dunque una dichiarazione esplicita da parte sua nasconde una forza ben maggiore rispetto alla dichiarazione dello stesso tenore ma pronunciata da un collega.
Sapere come si muovono gli investitori. In base alle reazioni attese, e al modo con il quale essi si comportano quando “irrompe” una notizia importante, è possibile inquadrare più precisamente le conferenze stampa. Se per esempio gli investitori dell’euro sono conosciuti per la loro emotività, una dichiarazione apparentemente neutra del banchiere, in realtà, acquisisce un significato molto più forte.