Fare Forex Trading vuol dire innanzitutto informarsi. La raccolta di informazioni prima di piazzare gli ordini, e nello specifico prima ancora di pianificarli, è un’attività di fondamentale importanza. Analizzare il mercato e il contesto economico è l’unico modo per vivere il trading in maniera non passiva, e per erigere un argine all’incertezza a cui l’andamento dei prezzi, di solito, costringe i trader.
Dal punto di vista dell’analisi, un ruolo di primaria importanza, benché spesso trascurato, è giocato dai dati sul lavoro, ovvero dai market mover che, da svariate angolature, registrano le performance del mercato del lavoro.
Nell’articolo che segue approfondiremo l’argomento, offrendo qualche consiglio utile ai trader che ancora devono maturare la necessaria consapevolezza dei market mover sul lavoro.
Perché studiare i market mover sul lavoro
Nell’immaginario collettivo, la finanza e il mondo degli investimenti appaiono del tutto slegati dall’economia reale. Anzi, l’assenza di una connessione in tal senso è fonte di critiche per il mondo finanziario. Tuttavia, il legame c’è ed è anche molto solido. Chi fa trader ormai da qualche tempo, e ogni giorno è alle prese con l’analisi di mercato lo sa bene. Nello specifico, è consapevole di come l’economia reale incida sui prezzi.
D’altronde, in un mondo globalizzato come quello odierno, tutto si lega e tutto è posto in relazione di interdipendenza. Questo è vero dal punto di vista geografico e tecnico. Sicché sì, anche i dati sul lavoro influenzano il Forex Trading.
E non potrebbe essere altrimenti: se è vero che l’economia reale influenza i prezzi, ciò è altrettanto vero anche per i dati sul lavoro, che influenzano l’economia reale.
Dunque, se intendete fare carriera nel Forex Trading, o comunque trarre il meglio dal mercato, non trascurate i market mover che si riferiscono al mercato del lavoro.
Certo, non è facilissimo integrarli nelle analisi. Anche perché ogni paese segue un suo approccio, sicché una tipologia di dato può essere emessa da un paese e ignorata in un altro. Da questo punto di vista, se si escludono un paio di eccezione, non vi è una omogeneità tra i market mover. Per questo motivo è bene avere chiaro in mente come si compone il contesto, e maturare una certa consapevolezza circa le tipicità di ogni economia e di ogni paese.
I principali market mover sul lavoro
Come già accennato, ciascun paese ha i suoi market mover sul lavoro. Ovvero, pubblica un certa tipologia di dati rispetto all’altra. Da qui la necessità di raccogliere informazioni circa l’approccio tenuto dal paese collegato alle valute di riferimento, ovvero a quelle che rappresentano il centro della propria attività di trading. Esistono, comunque, alcuni punti di contatto, ovvero market mover che vengono pubblicati da tutti i paesi, in maniera pressoché indistinta. Il riferimento, ovviamente, è al tasso di disoccupazione e il tasso di occupazione.
Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero di disoccupati e il numero di persone che tra i 16 e i 65 anni, esclusi coloro che non cercano un’occupazione (i cosiddetti inattivi). Dunque, quando si legge che in Italia il tasso di disoccupazione è all’11% non vuol dire che l’11% della popolazione è disoccupata, bensì che è disoccupata ’11% della gente in età da lavoro inserita nel mondo del lavoro (anche come individui alla ricerca di occupazione).
Discorso diverso, e in fondo meno complicato, per il tasso di occupazione. Esso, infatti, è calcolato su tutte le persone in età da lavoro, senza contare dunque gli inattivi. Per questo motivi, nella stragrande maggioranza di casa, la somma dei due tassi non fa mai cento.
A prescindere da questi due market mover, che come abbiamo detto sono emessi da tutti i paesi, è bene fare riferimento anche a quelli “specifici” o comunque tipici di alcuni paesi piuttosto che di altri, sebbene non necessariamente in via esclusivi.
Non-Farm Pay Rolls degli Stati Uniti. Il dato registra la variazione del numero di occupati, esclusi i lavoratori impegnati nel settore primario e nelle no profit. Viene pubblicato con cadenza mensile. In genere, esercita un impatto molto forte, in primis sul dollaro ma anche sul mercato forex nel suo complesso.
JOLTS degli Stati Uniti. E’ l’acronimo di Job Openings and Turnover Survey. E’ frutto di un’indagine di tipo censuario condotta sul mercato degli Stati Uniti e finalizzata a riportare l’esatto numero di offerte di lavoro emesse nel settore pubblico e privati. E’ dunque un indicatore importante per ciò che concerne l’occupazione.
Salari medi inclusi bonus del Regno Unito. Il dato esprime in termini di percentuale la variazione dei salari medi, rilevati a tutti i livelli, in tutti i settori e in entrambe i mercati del lavoro (pubblico e privato). E’ un dato importante anche perché oltre a suggerire le condizioni del lavoro nel Regno Unito, offre indicazioni circa il potere di acquisto, specie se rapportato all’inflazione.
Come interpretare i market mover sul lavoro
Il primo passo è capire quali market mover vadano seguiti e analizzati. Il consiglio, ovviamente, è di concentrarsi sui market mover dei paesi connessi alle valute che si intendono tradare.
Tuttavia, vanno presi in considerazione anche i dati statunitensi, vista l’importanza che l’economia degli Stati Uniti rivestono per il contesto globale. Il riferimento, in questo caso, non è tanto al tasso di disoccupazione, quanto al NonFarm PayRoll.
E’ bene comunque prendere alcuni accorgimenti.
In primo luogo, l’analisi dei market mover sul lavoro vanno ben integrati nell’analisi generale. Per quanto siano importanti, infatti, i dati “labour” non possono offrire da soli una panoramica di come si comporterà il prezzo nel prossimo futuro. Da questo punto di vista, sono “semplicemente” degli ulteriori fattori da prendere in considerazione.
In secondo luogo, contestualizzate i dati sempre e comunque. Infatti, l’impatto non è dato dal valore in sé, quanto dalle performance rispetto alle condizioni di normalità e alla rilevazione precedente. E’ ovvio, un tasso di disoccupazione al 10% è molto alto, ma un paio di maniche è se tale tasso viene espresso dall’Italia (abituata all’11) e un altro paio di maniche è se tale tasso viene espresso dalla Germania (abituata al 5,4). Dunque, informatevi e raccogliete i dati storici relativi a ciascun market mover che intendete analizzare.
Infine, se necessario, caldeggiate l’idea di rinunciare momentaneamente all’attività di trading. In alcuni casi, il contesto è veramente incerto e gli analisti non riescono nemmeno a produrre un forecast condiviso. In questi casi, le operazioni sono più rischiose del solito, proprio perché manca un punto di riferimento di tipo predittivo sul quale basare le proprie analisi. Dunque, se non ci vedete chiaro, saltate un giro. Molto spesso attendere è la decisione migliore che si possa prendere.