L’analisi tecnica è un’attività complicata, eppure irrinunciabile. E’ uno dei pochi strumenti per fare chiarezza nel mercato, per stimare il comportamento degli asset, per trarre orientamenti utili e il più possibile affidabili.
Improvvisare è rischioso, quando si tratta di analisi tecnica. Il pericolo è di ricavare falsi segnali e praticare un trading semplicemente sbagliato. Dunque, è una materia che va studiata a fondo. Prima di farlo, però, è necessario conoscere alcune caratteristiche, maturare una conoscenza basilare di questo strumento.
Una definizione di analisi tecnica
Cos’è l’analisi tecnica? Ovviamente, tutti i trader sanno rispondere a questa domanda. I principianti assoluti, o chi si approccia per la prima volta al trading, potrebbero avere dell’analisi solo un’idea vaga. Quindi, è bene offrire una definizione.
L’analisi tecnica è lo studio del grafico con strumenti più o meno complessi, secondo principi ben precisi, finalizzato alla ricezione di segnali che suggeriscono non solo la direzione del prezzo, ma anche i migliori punti di entrata e di uscita di una posizione.
Nella realtà si tratta di un’attività molto complessa, che coinvolge materie ben strutturate come la statistica. Per fortuna, la parte di calcolo in genere non è deputata al trader ma è realizzata dai software. Tuttavia, il lavoro di interpretazione, ma anche di organizzazione degli strumenti necessari all’analisi tecnica, è compito esclusivo del trader (o quasi, in quanto si segnalano alcune eccezioni).
L’analisi tecnica ha la pretesa di agire come se fosse un artefatto scientifico. In realtà, alcune delle sue componenti potrebbero essere definite arbitrarie, o non corroborate al cento per cento dai fatti, non se si utilizza il metodo scientifico almeno. Il riferimento è ai tre principi cardini dell’analisi tecnica, che secondo alcuni detrattori possono essere considerati come dei dogmi.
I principi dell’analisi tecnica
I principi dell’analisi tecnica sono in realtà di facile comprensione. A essere complicate, però, sono le implicazioni dal punto di vista analitico e organizzativo. Dare questi principi per veri, vuol dire cambiare la propria visione del trading. Ad ogni modo, sono universalmente considerati dalla comunità dei trader come veritieri, o almeno molto plausibili.
Il mercato sconta tutto. Questo è probabilmente il principio più difficile da assimilare, anche perché abbastanza controintuitivo. Secondo questo principio, tutto ciò che serve per fare trading può essere trovato nel trading. E’ sufficiente studiarlo – con l’analisi tecnica appunto – per avere una idea del futuro prossimo dei prezzi e generare profitti. Non serve altro. Il riferimento, in questo caso, è allo studio extra-mercato, come quelle realizzabili per mezzo dell’analisi fondamentale. Questo principio conferisce un peso ridotto agli agenti esterni. Quando questo peso viene effettivamente esercitato, sempre stando a questo primo principio, è comunque possibile ricavarne gli indirizzi dall’interno, ovvero studiando il mercato.
Gli asset si dispongono in trend. Un vecchio adagio caro ai trader suggerisce che “Il trend è tuo amico”. Questo è solo un corollario del secondo principio, il quale assegna agli asset una certa tendenza a…. Svilupparsi in tendenza. I prezzi, dunque, non si muovono in maniera causale e arbitraria, anche perché sono gli stessi investitori ad agire, in generale, con un certo raziocinio. Secondo questo secondo principio, il trend è la norma, mentre i breakout e le relative inversioni di tendenza sono una rarità, le quali possono essere comunque intercettate studiando il grafico. Dunque, è insensato cercare la rottura a tutti i costi, mentre un approccio trend following è consigliato, almeno fino a quando non si sarà raggiunto un livello di competenze molto elevato.
La storia si ripete. Il mercato tende a reiterare alcuni asset. Il motivo è semplice: è l’investitore a comportarsi in maniera ripetitiva. E non ci sarebbe nemmeno niente di cui stupirsi: d’altronde, è l’obiettivo è sempre lo stesso: guadagnare. Questo principio incide in maniera significativa sulla fase analitica e anche in quella operativa. Infatti, assegna al mercato una certa prevedibilità. Dietro la coltre di elementi complessi, di dinamiche contrastanti, il mercato nasconde una soverchiante tendenza alla ripetitività, in cui la reazione a un dato stimolo è sempre la stessa. Di fatto, giustifica dal punto di vista ontologico l’esistenza degli indicatori. Come vedremo più avanti, gli indicatori si basano su modelli statistici, e i modelli hanno senso solo se il mercato è dotato intrinsecamente di una certa prevedibilità.
Elementi di analisi tecnica
Come già spiegato, l’analisi tecnica è una materia complessa. Come tutte le materie complessa è “formata” da elementi complessi, o comunque tasselli che vanno messi al loro posto e a cui va data una definizione. Di seguito, una lista di elementi – tra strumenti e dati di fatto – in cui ci si imbatte sempre quando si pratica l’analisi tecnica.
Il prezzo. Ovviamente, per praticare un’analisi tecnica degna di questo nome è necessario analizzare il prezzo. Tale analisi è particolare, in quanto si sviluppa secondo una dimensione diacronica. Ovvero, viene studiato il prezzo corrente sulla scorta delle performance passate. Questa è un’azione necessaria, in primis per contestualizzare i movimenti presenti e futuri; e in secondo luogo per produrre le fasi successive dell’analisi, quelle che coinvolgono anche altri strumenti. Tra l’altro, l’analisi del prezzo “nuda e cruda” serve anche a farsi una prima idea della volatilità (eventuale) che l’asset sta affrontando in quel preciso momento.
Il grafico. Esistono varie tipologie di grafico. Quello più diffuso, anche perché più denso di informazioni, è il grafico a candele. Esso, infatti, consente di verificare anche i prezzi di chiusura e di apertura. Inoltre, grazie al sistema di colorazione (verde o bianco per gli aumenti di prezzo, rosso o nero per i decrementi), permette di capire con un singolo colpo d’occhio di che segno è stata la prestazione dell’asset, sessione per sessione. Proprio le candele formano delle figure particolare, ovvero si dispongono in modo da lanciare segnali di trading, sempre secondo i principi secondo cui nel mercato la storia si ripete, dando adito alla formazione di modelli.
Il volume. Il concetto di volume è semplice. Con questo termine si intende il numero di posizione aperte circa riguardante un determinato asset, in un altrettanto preciso lasso di tempo. Può sembrare una informazione che lascia il tempo che trova, eppure è di fondamentale importanza per il trader, e può rivelare tanto. Per esempio, quando il trend appare forte ma i volumi sono in diminuzione, vuol dire che il trend in realtà si sta esaurendo (ovviamente si tratta di una stima probabilistica). Gli esempi che si possono fare sono numerosi. In ogni caso, il volume è un parametro che va studiato, se non altro per essere utilizzato a mo’ di controprova (se non come fonte di segnale vera e propria).
Il trend. Il trend è semplicemente la direzione in cui i prezzi sono inseriti. Si parla di trend rialzista quando i prezzi stanno salendo, mentre si parla di trend ribassista quando i prezzi stanno scendendo. Ovviamente, si tratta di una indicazione di massima, dal momento che anche all’interno dei trend più forti ci sono dei movimenti contrastanti. Il trend non è mai regolare al cento per cento. Di base, almeno secondo l’analisi tecnica, i prezzi tendono a porsi in trend. Tuttavia, è ovvio, la direzione può invertirsi. In realtà, succede più spesso del solito. E’ proprio in quel caso che si gioca la partita più importante per un trader. Può farsi prendere alla sprovvista dall’inversione, o può cavalcarla e sfruttarla a suo piacimento.
Gli indicatori. Sono gli strumenti più utilizzati quando si fa l’analisi tecnica. Sono delle estensioni che compaiono a grafico, previa impostazione, e che uno scopo principale: analizzare il grafico in maniera profonda e produrre evidenze che possono essere utilizzate come segnali. Sono il frutto di una modellazione e di un calcolo. I calcoli possono essere anche molto complessi, ma per fortuna non sono deputati al trader. Ad ogni modo, gli indicatori sono molto utili, ma rappresentano anche un’arma a doppio taglio. Possono infatti generare dei falsi segnali. Per questo motivi è bene utilizzarne in contemporanea più di uno, in modo che uno funga da controprova per l’altro.
Supporti e resistenze. Entrambi sono livelli di prezzo. I supporti indicano il livello sotto cui l’asset fa fatica a scendere. Le resistenze indicano il livello sopra cui l’asset fa fatica a salire. Esistono più supporti e resistenze, i quali si differiscono per forza e per il metodo con cui vengono rintracciati. Quando il prezzo interagisce con i supporti e le resistenze, vengono generati segnali. Quanto affidabili? In genere il grado di affidabilità è elevato. Tuttavia, è bene fornire la controprova con un indicatore. Anzi, spesso gli indicatori come “effetto collaterale” producono supporti e resistenze (vedi le Bande di Bollinger e il MACD). In linea di massima, i segnali possono essere sia di continuazione del trend che di inversione.