E’ saggio diversificare le criptovalute? Soprattutto, si può fare? Tutte domande legittime, visto il grado di rischio che il trading delle criptovalute sottopone agli investitori. La questione è tuttavia più complicata del previsto, dal momento che l’asset è particolare e potrebbe sottostare a dinamiche diverse rispetto alle valute fiat.

In questo articolo parleremo della diversificazione dei portafogli di criptovalute e offriremo dei consigli concreti su come diversificare.

Perché diversificare il portafoglio di criptovalute

L’associazione tra il concetto di diversificazione e il mondo delle criptovalute è tutt’altro che scontata. Tuttavia, almeno a primo acchito, quella della diversificazione è una scelta saggia, anche per ciò che concerne le valute virtuali. Ecco perché.

Il vantaggio principale della diversificazione. In realtà, quando si parla di investimenti (speculativi e non) diversificare è sempre una scelta saggia. Il motivo è semplice: la diversificazione, se fatta bene, consente di proteggersi dai rischi insiti in un mercato. In particolare, dai rischi determinati dalla volatilità eccessiva, dalle spinte esterne che rendono i prezzi e le quotazioni ancora più imprevedibili. Rischi, questi, che nel mondo delle criptovalute raggiungono una dimensione estrema, e possono generare conseguenze drammatiche per il trader. Dunque diversificare le criptovalute si può e si deve. L’importante è sapere come fare.

La questione delle correlazioni. A un’analisi superficiale, le criptovalute potrebbero sembrare asset poco adatti a soddisfare le esigenze di diversificazione. La condizione necessaria per procedere a una diversificazione degna di questo nome è rappresentata dalla presenza di correlazione, sia negative che positive, tra gli asset. Ora, da questo punto di vista le valute virtuali sembrano offrire pochi appigli. D’altronde, è il Bitcoin a fungere da benchmark. Tuttavia, se si analizza il mercato a fondo, si comprende come le dinamiche delle correlazioni coinvolgano anche il mondo crypto, sebbene in maniera non diretta e non immediatamente visibile. Anche da questo criterio, dunque, è necessario partire.

Le criptovalute sono varie. Un’altra condizione per effettuare una buona diversificazione consiste nell’eterogeneità del mercato. Una caratteristica, questa, che appartiene alle valute fiat, dal momento che ciascuna di esse fa riferimento a una determinata economia. Anche qui, “viste da fuori”, le criptovalute appaiono poco adatte alla diversificazione. E anche in questo caso si tratta di una illusione, di un effetto ottico. Anzi, il mondo crypto è abbastanza eterogeneo, sebbene le differenze riguardino spesso l’infrastruttura tecnologica. Dei criteri di differenziazione parleremo nel prossimo paragrafo.

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Il criterio dell’uso

Si fa presto a dire criptovalute. In realtà con questo termine si indicano asset anche molto diversi tra loro. In primis, le diversità riguardano l’uso per cui le valute virtuale sono state pensate o che, nel corso del tempo, hanno maturato. Da questo punto di vista si segnalano almeno tre “varianti”.

Riserva di valore. Alcune criptovalute sono considerate meri strumenti di investimento, o riserve di valore (nei periodi in cui manifestano una qualche stabilità). E’ il caso della criptovaluta più famosa, il Bitcoin. E’ stata pensata come moneta del futuro, è vero, ma nel corso degli anni ha maturato una dimensione radicalmente diversa, quello di asset di investimento appunto. D’altronde, un asset in grado di crescere del 1000% nel giro di qualche anno, e di prodursi in rally estremi, non può essere considerati diversamente. Di certo, non può fungere da mezzo di pagamento.

Avanguardia infrastrutturale. Alcune criptovalute sono importanti non solo per il ruolo che giocano negli investimenti, e nemmeno per quello che interpretano in termini di riserva di valore. Piuttosto, rappresentano un punto di riferimento dal punto di vista tecnologico, in quanto forti di una infrastruttura d’avanguardia, che potrebbe essere d’ispirazione per la creazione di reti o di metodologie in grado di vantare un uso esterno, che vada al di là dei semplici investimenti. E’ il caso di Ethereum, che ha fatto molto parlare di sé proprio in virtù della tecnologia di cui è portatrice. Della stessa categoria fanno parte NEO, EOS, Cardano e Tron.

Strumento di pagamento. Infine, ecco le criptovalute che valute lo sono sul serio, o almeno ci si avvicinano. Queste criptovalute si distinguono per una stabilità superiore alla media e per l’integrazione (totale o parziale) nei sistemi di pagamento. E’ il caso di Bitcoin Cash, XRP, Stellar, Monero e Dash, Va detto, comunque, che la strada per un concreto e diffuso utilizzo come mezzo di pagamento è ancora lunga.

Il criterio della diffusione

Capitalizzazione. E’ forse il criterio più importante, in grado di determinare una vera e propria gerarchia. L’importanza di questo criterio procede dalle dinamiche che coinvolgono una criptovaluta ben capitalizzata, rispetto a una poca capitalizzata. Le prime, per esempio, sono relativamente al riparo dai rischi di vizio del mercato, in quanto qualsiasi tentativo di incidere in maniera non ortodossa viene frenato, o almeno attenuato nei suoi effetti, dalla liquidità. In questo momento, come tanti sanno, la criptovaluta con la maggiore capitalizzazione è il Bitcoin.

Comunità di investitori. Anche questo è un criterio decisivo, anche perché mostra in maniera plastica il grado di diffusione di una criptovaluta. Un asset molto diffuso, ovvero posseduto da un numero di investitori elevato, esprime una certa solidità, che può avere una corrispondenza sia negli elementi tecnica che nel fattore tecnologico. Anche in questo caso, la criptovaluta con il maggior numero di investitori è il Bitcoin. D’altronde, è stata la prima ad andare incontro a una certa diffusione, e inoltre funge da benchmark.

Comunità di sviluppatori. Questo è un criterio fondamentale per comprendere la capacità di una criptovaluta di adeguarsi agli standard richiesti dal mercato, di porre fine alle problematiche che possono insorgere durante i normali scambi. In genere, le comunità di sviluppatori più nutrite si ravvisano in quei progetti che si pongono all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. Da questo punto di vista, Ethereum se la gioca ad armi pari con Bitcoin, che dal canto suo è andato incontro a due fork (sintomo di una certa vitalità della community di sviluppatori).

Potenziale. E’ un criterio che spesso viene ignorato ma che può risultare molto utile in sede di diversificazione. Anche perché fornisce indizi sul futuro della criptovaluta. In genere, per analizzare il potenziale è necessario porre a confronto lo stato attuale con le caratteristiche menzionate del white paper, a patto che facciano riferimento, appunto, alla messa a regime. Da questo punto di vista, sono le criptovalute più recenti a detenere il potenziale più alto. Nella fattispecie, il Bitcoin cede il passo.

Alcuni consigli per diversificare le criptovalute

Diversificare il portafoglio di criptovalute è complicato. Anche perché è l’asset class in generale a offrire spunti molto particolari, e a vantare ancora un certo alone di mistero. Inoltre, è piuttosto raro leggere analisi qualificate sulle criptovalute, magari condotte da istituti di un certo peso. Sicché, i trader sono costretti ad adottare un approccio tutto sommato artigianale, o come minimo personalizzato, se intendono diversificare con cognizione di cause. Conoscere i criteri di differenziazione del mondo crypto è certamente un passo importante da compiere, ma non è certo l’unico. Anzi, è bene mettere in campo strategie specifiche, e che puntino alla massima protezione possibile.

Un consiglio utile è di assegnare alle criptovalute con maggiore capitalizzazione un peso preponderante. Questo può corrispondere, in termini di liquidità, al 50-60%. Ciò significa popolare il portafolio con Bitcoin ed Ethereum per più di metà del suo peso. Bitcoin ed Ethereum, oltre a essere le criptovalute più famose, sono anche quelle più liquide. Il resto, ovvero il 40-50% può essere determinato sulla base dei criteri citati nei paragrafi precedenti, magari assegnando a ciascuna criptovaluta rimanente un peso pari al 5-10%.

Certamente, la classe di criteri cui conferire il maggiore peso nella determinazione del portfolio è quella legata agli usi. Infatti, le criptovalute con uso diverso, e ben caratterizzato, sono quelle che più di ogni altro sfuggono alle dinamiche della correlazione positive, e che si svincolano dalla banchmarking imposto dal Bitcoin.

Il consiglio principale, comunque, è di agire con la massima cautela e dedicare alla composizione il maggior tempo possibile. E’ bene ripeterlo: non siamo di fronte ad asset qualsiasi, per cui le informazioni e le analisi si sprecano. Anzi, il mondo delle criptovalute è un territorio tutto sommato inesplorato, che pone in essere parecchie insidie. Senza considerare la mutevolezza del contesto, causata da un lato dal progresso tecnologico e dall’altro dal quadro normativo in divenire. Dunque, preparatevi anche ad aggiustare il tiro, a modificare  il vostro portafoglio in corso. Una posizione scomoda, vista la fase di incertezza che tale attività pone in essere, ma pur sempre obbligatoria se si intende mantenere un sufficiente grado di protezione dal rischio. Insomma, preparatevi a studiare e a profondere energie intellettuali.