La macroeconomia e il Forex vantano un forte legame. Per giunta, un legame che può essere sfruttato dai trader per generare un guadagno. Anzi… Che deve essere sfruttato. E’ infatti molto rischioso svolgere l’attività di Forex trading (come di qualsiasi altro tipo di trading) senza prendere in considerazione l’economia.
Non che sia semplice. Anzi, i principianti, in genere, non sanno neppure dove “mettere” le mani. In questo articolo offriamo una panoramica del rapporto tra macroeconomia e Forex, offrendo consigli e indicazioni precise per integrarne lo studio nella propria attività di trading.
Cos’è la macroeconomia
Il termine macroeconomia è tecnico. Molti ne hanno sentito parlare per la prima volta all’Università, dove (nei corsi di laurea in economia) rappresenta una delle materie più temibili. Il concetto però è più concreto di quanto possa sembrare. Anzi, per i trader è così concreto da imporre una sua analisi approfondita e regolare.
La macroeconomia è lo studio del sistema economico a livello aggregato, ovvero prendendo in considerazione gruppi estesi della popolazione, e classi altrettanto estese di azioni di natura sia statale sia privata. E’, insomma, l’analisi dei parametri più generali dell’economia. Si contrappone alla microeconomia, che invece studia il comportamento dei singoli operatori economici.
Fare macroeconomia vuol dire studiare determinati indicatori. Ecco le principali tipologie di indicatori macroeconomici.
Il reddito. Gli indicatori legati al reddito prendono in considerazione l’insieme dei prodotti realizzati e l’insieme dei servizi erogati sia da enti pubblici che da privati. L’indicatore principale è il Prodotto Interno Lordo. Questo parametro, come si evince dalle menzioni frequenti anche nelle piattaforme generalistiche, assume una importanza fondamentale. Anzi, viene considerato, forse un po’ arbitrariamente, come l’indicatore capace di riassumere la forza economica di un paese.
Il mercato del lavoro. Questa classe di indicatori prende in considerazione gli occupati, i disoccupati e gli inattivi sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Gli indicatori del lavoro più importanti sono il tasso di disoccupazione, il tasso di occupazione, la variazione del numero degli occupati. In alcuni sistemi economici assumono una certa importanza anche i parametri relativi ai sussidi di disoccupazione (es. negli Stati Uniti) o alle buste paga (es. nel Regno Unito).
Il consumo. L’indicatore più importante della categoria è rappresentato dalle vendite, che di fatto è la variazione del valore dei beni venduti. Si tratta di un parametro importante in quanto offre uno spaccato della forza e della sostenibilità del sistema economico. Il sistema economico può crescere solo se il commercio genera buone prestazioni, se la gente acquista etc.
I prezzi. L’indicatore di riferimento è l’inflazione, ovvero la variazione dei prezzi registrati al dettaglio. L’importanza non è solo “macroeconomico”, ovvero in grado di incidere sulla salute del sistema economico, ma riguarda anche la politica monetaria, che viene determinata proprio sulla base dell’inflazione. Un certo ruolo, soprattutto in funzione predittiva, è ricoperto dall’indice dei prezzi alla produzione, che è semplice l’inflazione rilevata in un punto precedente della filiera.
Export e Import. I rapporti commerciali con l’estero sono in grado di impattare sulla salute del sistema economico e, soprattutto, sull’equilibrio che riesce ad esprimere. Gli indicatori principali sono le esportazioni, le importazioni e il saldo della bilancia commerciale.
La moneta. La stabilità della moneta o, più spesso, le fluttuazioni rispetto alle altre divise nazionali incidono sulla salute del sistema economico, sulle caratteristiche generali dell’economia, sulla capacità di attrarre investimenti.
Il rapporto tra macroeconomia e Forex
Il legame tra macroeconomia e Forex è un dato di fatto che procede da evidenze di tipo empirico, da questioni tecniche (molto complesse) e finanche psicologiche.
In primo luogo, occorre precisare che al giorno d’oggi (ma ciò valeva anche in passato) i mercati non possono essere considerati come dei compartimenti stagni. Tutto si lega, tutte le asset class, certo nelle modalità e nelle misure più varie, si influenzano a vicenda. Questo rapporto si estende anche a dimensioni extra-trading, come quelle della macroeconomia. Succede nell’obbligazionario e nell’azionario, succede ovviamente nel Forex.
In alcuni casi il legame è più diretto e decisamente più tecnico. Per esempio, cambiamenti dei prezzi spingono la banca centrale ad agire sul costo del denaro, ed azioni di questo tipo impattano direttamente sul valore della moneta. Da qui, un effetto domino che colpisce anche la sfera della psicologia. Si parla infatti di aspettative dell’inflazione, di aspettative di politica monetaria. Tutti elementi in grado di muovere gli investitori in un senso e nell’altro.
Macroeconomia e Forex: indicazioni e consigli
Come sfruttare il rapporto tra macroeconomia e Forex a proprio vantaggio? Semplice, con l’analisi fondamentale. Anzi, semplice fino a un certo punto, dal momento che tale attività, che non si contrappone ma anzi integra l’analisi tecnica, è molto complicata da analizzare.
Si tratta comunque di studiare i market mover, ovvero gli indicatori macroeconomici che vengono emessi con una certa regolarità, di carpirne in anticipo l’esito e, di conseguenza, l’impatto sulle valute.
Per farlo è necessario sapere cosa analizzare e come analizzarlo. Partiamo dal come.
Come analizzare
La questione delle correlazioni. Ovviamente, non è possibile analizzare tutti gli indicatori macroeconomici, occorre fare una cernita. Nello specifico, occorre scegliere esclusivamente quelli che hanno una relazione stringente con la valuta, che quindi generano su di essa un impatto forte. La questione della correlazione si sviluppa su due binari: l’appartenenza e l’influenza. Appartenenza, perché sono gli indicatori dell’economia cui appartiene la valuta a generare l’impatto maggiore (es. PIL USA per il dollaro); Influenza perché alcune economie impattano sul Forex, o su determinate valute, a prescindere dall’appartenenza “tecnica” della valuta al sistema economico. Per esempio, il PIL cinese è importante per il dollaro australiano, dal momento che l’Australia esporta tantissimo in Cina.
Lo storico come risorsa. Il segreto dell’analisi fondamentale è prevedere l’esito degli indicatori, in modo da prevedere i movimenti del prezzo. La previsione, però, è intesa come il frutto di studio e stime. Come prevedere l’esito dei market mover? L’unica strada è studiare gli storici e le dichiarazioni dei policy maker.
Lo studio del contesto come risorsa. E’ necessario però studiare anche il contesto di mercato. Ovvero, tracciare un filo immaginario che leghi il contesto di mercato al contesto economico e politico, o rivelare il filo già esistente. Il motivo è semplice: se questi due vasi “comunicano”, e i policy maker non sono stati parchi di dichiarazioni, è possibile che gli investitori scontino in anticipo i cambiamenti macroeconomici. Sicché un dato pessimo sul PIL, ma ampiamente annunciato, al momento della sua pubblicazione non muoverà le acqua, in quanto gli investitori hanno già preso provvedimenti.
Cosa analizzare
PIL. Il Prodotto Interno Lordo incide in maniera tutto sommato lineare sul Forex. Anche perché è considerato da tutti (trader, investitori, analisti, politici) l’indicatore che meglio di ogni altro offre una panoramica della salute economica di un paese. La correlazione è molto semplice: quando il PIL sale, e soprattutto sale oltre le previsioni, l’impatto è rialzista; quando il PIL delude o addirittura ristagna/diminuisce, l’impatto è ribassista.
Tasso di disoccupazione e tasso di occupazione. L’impatto è in questo caso molto forte. Il motivo è semplice: il mercato del lavoro reagisce con lentezza ai cambiamenti macroeconomici. A testimoniarlo, i tassi di disoccupazione di alcuni paesi come Germania e Stati Uniti, che sono inchiodati da parecchi mesi agli stessi numeri. Ad ogni modo, la correlazione è molto semplice da intuire: quando il mercato del lavoro migliora (occupazione sale o disoccupazione scende) l’impatto è rialzista. In caso contrario, l’impatto è ribassista.
Inflazione. E’ probabilmente l’indicatore macroeconomico più importante in assoluto. Infatti non solo offre una panoramica della salute economica di un paese, ma orienta persino le scelte di politica monetaria. Nello specifico, quando l’inflazione si allontana dall’obiettivo del 2% annuo (giudicato il miglior aumento possibile in termini di crescita), l’impatto sulla valuta è ribassista. Se si avvicina, l’impatto è rialzista.
Saldo della bilancia commerciale. Nonostante spesso venga preso poco in considerazione, è un impatto importante in chiave Forex. Infatti, cambiamenti dei saldi corrispondono a cambiamenti della massa monetaria, che a loro volta (per la legge della domanda e dell’offerta) generano cambiamenti circa i rapporti tra le valute.
La politica monetaria. E’ l’indicatore più importante in assoluto. Quando la banca centrale modifica i tassi di interesse o immette direttamente denaro nel sistema, l’impatto sulle valute è visibile e significativo. Nello specifico, al taglio dei tassi o all’aumento del Quantitative Easing (eventuale) corrisponde un indebolimento della valuta; al rialzo dei tassi o alla diminuzione/interruzione del QE corrisponde un rafforzamento della valuta. L’impatto, poi, è anche psicologico. In genere, ai policy maker delle banche centrali basta anche solo dare un indizio in merito alla politica monetaria per scatenare reazioni. Questo fenomeno, non a caso, viene chiamato forward guidance e viene utilizzato dalle banche centrali per intervenire nel mercato in una prospettiva di equilibrio.