Libra non ha ancora fatto il suo esordio e già sta facendo molto parlare di sé, non sempre in modo positivo. Alcune delle dichiarazioni più significative sono arrivate dai policy maker, che nella maggior parte dei casi si sono dimostrati preoccupati delle potenzialità della criptovalute di Facebook. L’ultima critica in ordine di tempo è arrivata dalla Francia. Tale critica, però, è apparsa ai più come una vera e propria dichiarazione di intenti, per giunta tutt’altro che favorevoli per la nuova valuta virtuale. Ne parliamo in questo articolo, fornendo anche una panoramica su Libra.

Libra: la posizione della Francia

Negli ultimi tempi si sono susseguite dichiarazioni in chiaroscuro su Libra. Quelle proveniente dai policy maker e dalle istituzioni, però, sono state perlopiù negative. Memorabile quella di Yves Mersch, componente di spicco del consiglio direttivo della BCE, che ha espresso una viva preoccupazione e ha criticato aspramente il progetto. La dichiarazione che è giunta dalla Francia, però, sembra superare in asprezza tutte le altre. A pronunciarla è stata nientemeno che Bruno Le Maire, il ministro delle Finanze del governo francese. Ecco cosa ha affermato in occasione dell’apertura di un incontro con l’OCSE.

“Voglio dirlo con molta chiarezza: in queste condizioni non possiamo autorizzare lo sviluppo di Libra sul suolo europeo. C’è in gioco la sovranità monetaria degli stati”.

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Insomma, Libra non sarebbe solo una fonte di problemi per le politiche nazionali, per i meccanismi di trasmissione monetaria, per gli investimenti e per la privacy (come per esempio ha dichiarato a inizio settembre Yves March). Sarebbe addirittura una sorta di pericolo nazionale.

In contemporanea è intervenuto, ovviamente in una situazione differente, l’authority per gli investimenti della Svizzera, che però si è dimostrata meno tranchant: “Siamo pronti a collaborare con altri paesi per garantire una supervisione globale della moneta digitale”.

Nuovi dubbi dagli USA

Nuove dichiarazioni si segnalano anche dagli Stati Uniti. Di recente è intervenuto anche il Tesoro americano. Nonostante il progetto di Libra sia stato sviluppato nel cuore della Silicon Valley, il dipartimento USA è intenzionato a tenere gli occhi bene aperti. Il punto che in questo caso sembra premere in più, è quella della sicurezza e del rispetto della legalità. Il riferimento è al rischio riciclaggio, che funge un po’ da fardello per tutte le criptovalute (famose, in tal senso, le accuse a Bitcoin). Ecco cos’ha dichiarato il sottosegretario al Tesoro americano Sigal Mandelker.

“Che si tratti di Bitcoin, Ethereum, Libra o chiunque altro, il nostro messaggio è molto chiaro: queste valute crittografiche devono essere costruite fin dall’inizio incorporando strumenti contro il riciclaggio di denaro sporco e contro il finanziamento del terrorismo”. Il sottosegretario ha anche rilevato che, mentre il progresso tecnologico fa passi da gigante, il tema della sicurezza spesso viene messo in secondo piano.

Perché Libra fa paura

E’ indubbio: il progetto Libra fa paura. D’altronde, rischia seriamente di cambiare il volto del mercato, e non solo quello delle criptovalute. Ciò che più intimorisce, però, è il ruolo che potrebbe giocare nell’economia in generale. I timori sono fondati? Può darsi. L’unico elemento su cui vi è una ragionevole certezza è il seguente: Libra non sarà una criptovaluta come gli altri. Anzi, dalle indiscrezioni e dalle informazioni ufficiali pare in grado di porre fine ad alcuni ostacoli che attualmente si frappongono tra il mondo crypto e il concetto di mezzo di pagamento.

In primis, Libra intende essere una criptovaluta stabile, ovvero volatile come qualsiasi altro asset. Non è un dettaglio da poco: la stabilità è la condizione necessaria per porsi come strumento di pagamento. Secondariamente, i nodi verranno gestiti in maniera non completamente automatica, e per mezzo del contributo di qualche decina o centinaia di partner di assoluto prestigio.

Ciò che colpisce, però, è il paniere di usi per cui Libra è stata progettata. Non più strumento di investimento speculativo (come è il Bitcoin), bensì uno strumento di pagamento vero e proprio. I timori per l’instaurarsi di una valuta parallela tale da poter competere con euro, dollaro, sterlina etc. potrebbero quindi non essere infondati.

Ma c’è di più: Libra “minaccia” di giocare un ruolo nel mercato del credito. Si parla già di finanziamenti in valuta Libra. Gli effetti sul comparto bancario sarebbero imprevedibili e, probabilmente, non del tutto positivi.

Insomma, Libra promette una specie di rivoluzione. Appare fisiologica, quindi, l’attenzione che, ancora prima del suo esordio, sta suscitando in seno ai policy maker e alle istituzioni politiche e finanziarie.