Libra, il progetto della nuova criptovaluta di Facebook, sta incontrando le prime grandi difficoltà. Anzi, alcuni detrattori parlano di ostacoli molto gravi, capaci di pregiudicare il buon esito del progetto.
Questi ostacoli riguardano principalmente il rapporto con le autorità, che si preannuncia straordinariamente difficile. Si sta però affacciando anche un rischio proveniente dal settore privato, dal quale, in linea teorica, non si aspettavano grandi difficoltà.
Ne parliamo in questo articolo, cercando di fare il punto su Libra, uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni.
Le prospettive di Libra
Libra promette di rivoluzionare il mondo dei pagamenti online più di quanto non abbiano fatto gli e-wallet, Paypal in testa. Il progetto coinvolge il concetto di socializzazione dei pagamenti e delle transazioni, dover il termine socializzazione non fa riferimento all’elemento storico-economico bensì, più prosaicamente, all’introduzione dell’elemento social. Transazioni più facili, più rapide, quasi come l’invio di una foto o di un vocale.
Le voci di corridoio, in realtà, suggerivano anche altre funzioni, almeno in linea teorica più controverse, come quelle riguardanti i prestiti.
Il progetto Libra, però, sta catturando l’interesse di analisti e investitori soprattutto dal punto di vista tecnologico. Infatti promette di essere sì una criptovaluta, ma una criptovaluta “stabile”, espressione che ad oggi appare quasi una contraddizione in termini. Per farlo, rivoluzionerà la gestione dei nodi, la quale sarà frutto non dell’azione combinata di tutti i possessori della valuta, bensì dell’azione di un gruppo di aziende di grosso calibro deputate appunto alla governance del progetto.
Il progetto, che appare davvero ambizioso, come detto a inizio articolo sta incontrando i pareri negativi e i dubbi delle autorità (e non solo). Ecco una rapida panoramica degli eventi che, di recente, hanno segnato il rapporto tra Libra, anzi Facebook, da un lato e la autorità (principalmente americane) dall’altro.
Il parere delle autorità statunitensi
Il parere che conta di più è, ovviamente, quello della Federal Reserve, che è l’organismo deputato alla gestione della politica monetaria americana. Ebbene, fin dalle prime indiscrezioni sul progetto Libra, gli esponenti della Federal Reserve non si sono rivelati granché termini. A parte le possibili conseguenze in termini di trasmissione monetaria e di distorsione del mercato (quasi fisiologici nei contesti in cui operano due valute), le preoccupazioni degli esponenti della Fed hanno riguardato e riguardano tuttora temi come la privacy e la sicurezza.
A tal proposito vanno citate le affermazioni di Powell, ovvero del governatore della Fed, che a luglio 2019 si è espresso così davanti al Comitato dei servizi finanziari della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. “Libra solleva serie preoccupazioni riguardo la privacy, il riciclaggio di denaro sporco, la protezione dei consumatori e la stabilità finanziaria. Non penso che il progetto possa andare avanti senza affrontare tali preoccupazioni”.
Dal canto suo Facebook aveva risposto che il progetto è in itinere e anzi è stato reso noto molto prima del suo esordio proprio per raccogliere i feedback ed eventualmente correggere il tiro.
Identiche obiezioni, comunque, erano state sollevate dall’altra “grossa” banca centrale, ovvero la BCE, che in più aveva sollevato dubbi sulla trasmissione monetaria, ovvero sul processo di diffusione del denaro (che parte appunto dalla banca centrale), che potrebbe essere compromesso dalla presenza di una seconda valuta.
Il Congresso americano e Facebook
Di recente, ovvero a fine ottobre, ha fatto scalpore l’audizione di Mark Zuckerberg davanti al Congresso degli Stati Uniti.
L’interesse è stato causato da due fatti.
Uno, non è la prima volta che il patron di Facebook si presenta davanti al Parlamento americano, e la volta precedente ha dovuto rendere conto dello scandalo Cambridge Analytica. Due, questa audizione ha avuto come protagonista la deputata Ocasio Cortez, che ha letteralmente reso pan per focaccia a Zuckerberg, sollevando dubbi e perplessità circa non il ruolo di Libra in sé, quanto sull’impatto dell’intero progetto Facebook sulla democrazia americana e mondiale.
Zuckerberg, dal canto suo, si è dimostrato titubante in due occasioni. Dettaglio non di poco conto: il rischio è che Facebook ne esca fuori come un pericolo per la democrazia, per la sicurezza nazionale e la privacy, elementi che rappresentano poi il “cocktail” di perplessità elaborato da detrattori, scettici o semplicemente (come in questo caso) dalle autorità.
Certamente questi temi rimangono sul tavolo, e anzi le parole di Zuckerberg non sono riuscite a sciogliere i dubbi e a rassicurare più di tanto gli investitori, gli analisti e i policymaker.
L’abbandono del progetto Libra
Fin qui, tutto secondo copione, o quasi. E’ del tutto fisiologico, legittimo e normale che le autorità deputate al controllo sollevino dubbi su un progetto tanto ambizioso, e che per giunta per definizione pesta i piedi a una delle prerogative dello Stato: la circolazione della moneta.
Di recente, però, ha stupito un altro fenomeno, che in realtà è stato messo in conto da pochi. Ovvero lo scetticismo da parte del settore privato, e in particolare proprio di quelle aziende che, fin qui, sembravano pronte a sostenere il progetto Libra. Il riferimento è alle aziende future responsabili della governance di Libra, che avrebbero dovuto garantirne il corretto funzionamento e, indirettamente, la stabilità.
E’ notizia recente, infatti, che dal gruppo dei 27 (queste le aziende che avevano aderite) siano uscite Visa, Mastercard e Paypal. Insomma, tre prezzi da novanta non solo per il nome e il peso, ma anche per il settore merceologico di riferimento, che è appunto quello delle transazioni.
A incidere su questa decisione sarà stato probabilmente la “minaccia” del Congresso americano di sottoporre le aziende deputate alla Governance a un controllo governativo più serrato del solito. L’idea di diventare di colpo sorvegliati speciali, e senza nessuna responsabilità precisa, ha certamente rappresentato un fulmine a ciel sereno alle aziende che sostengono Facebook.
Particolare non irrilevante, per quanto queste aziende esercitano un peso minore rispetto Visa, MasterCard e Payapal… Anche eBay, Stripe e Mercado Pago hanno dichiarato di voler abbandonare il progetto.
Facebook ha comunque ridimensionato il fatto, affrettandosi a dichiarare che altre aziende saranno pronte a entrare. Certo, sostituire MasterCard, Visa e Paypal non sarà per niente facile, anzi… La loro è una mancanza che si sentirà in maniera significativa, e in termini di immagini e in termini di struttura tecnologica.