Che anno sarà il 2020 per le criptovalute? Se lo chiedono tutti coloro che hanno già investito denaro sulle valute virtuali, gli analisti, gli interessati. E’ difficile saperlo, dal momento che l’asset è davvero imprevedibile e volatile, ma ovviamente ci si può ragionare su. Certo è che la carne al fuoco è tanta, tra nuovi progetti in dirittura d’arrivo, dichiarazioni di intenti dei policy maker e “minacce” di regolamentazione.

In questo articolo facciamo il punto della situazione, con esplicito riferimento ai piani dei regolatori, ovvero alle intenzioni dei policy maker.

Un 2020 turbolento per le criptovalute?

Non è detto che il 2020 sia un anno turbolento. Certo le novità in vista sono numerose, ma il mercato dovrebbe tenere botta. Sicuramente è ormai una opinione non molto diffusa quella secondo cui le criptovalute siano semplicemente una bolla pronta a scoppiare da un momento all’altro. Il mondo crypto ha resistito al crollo del Bitcoin, che dopo una drammatica discesa sembrava destinato a morte certa. Ha resistito anche ai ban di alcuni governi nazionali, come anche al (quasi) fallimento dell’introduzione dei future.

Inoltre, anche nella peggiore delle ipotesi le criptovalute dovrebbe essere considerate come un motore di cambiamento, se non altro dal punto di vista tecnologico. La tecnologia blockchain, infatti, è vista come una risorsa. Non proprio una dinamica che lasci presupporre una qualche catastrofe.

Ovviamente va tutto soppesato secondo l’unità di misura dell’investitore, che potrebbe provare disorientamento a causa delle tante novità in programma, senza considerare gli imprevisti che nel bene e nel male emergeranno nel 2020.

Lo scenario del Bitcoin

Un discorso a parte lo merita il Bitcoin. Non potrebbe essere altrimenti, visto che ad oggi è proprio il Bitcoin la criptovaluta più tradata (ma anche detenuta) in assoluto. Del Bitcoin si è parlato molto nel 2019, dal momento che è stato protagonista di una discesa spaventosa, per poi riprendersi quasi all’improvviso. Attualmente la criptovaluta (a metà dicembre) viaggia sui 6.000 dollari, una cifra ben lontana dai 20.000 di qualche anno fa, ma anche dai 3.000 di soli tredici mesi fa. Insomma, il Bitcoin ha dimostrato di riuscire a resistere. 

Che accadrà al Bitcoin nel 2020? Di nuovo, è difficile prevederlo. Tuttavia va fatta una riflessione: tra qualche mese, quindi nella prima parte del 2020, verrà realizzato un halving, che equivale a un taglio dell’offerta. In genere agli halving segue sempre un aumento del valore (un po’ come accade alle valute normali quando si alzano i tassi di interesse), o almeno è sempre accaduto questo quando sono stati realizzati gli halving.

Dunque, è lecito pensare a un aumento del Bitcoin, a meno che tale aumento non sia stato già scontato dagli investitori (dinamica che non sembra essersi verificata).

Le nuove criptovalute

Il riferimento è innanzitutto a Libra. Riguardo alla criptovaluta di Facebook sono tantissime le voci di corridoio e ben pochi i punti fermi. Si sa che la valuta virtuale di Mark Zuckerberg si propone di essere una stable coin, ovvero sì una valuta virtuale, ma dal valore più o meno stabile, il ché la farebbe assomiglia alle valute reali. Si sa che la blockchain verrà ampiamente rimaneggiata, in modo da affidare i nodi a un pool di colossi aziendali, dunque a un numero limitato di soggetti. Si sa anche che Libra si proporrà come un sistema almeno in parte alternativo a Paypal e, forse, capace di erogare servizi di natura quasi finanziaria.

Il progetto è ancora parzialmente avvolto nel mistero, come anche la reazione che eserciteranno gli enti regolatori e i policy maker. Non che ci si aspetti grande solidarietà ed entusiasmo da questo punto di vista: esponenti di banche centrali e di enti di vigilanza, infatti, sia in Europa che negli Stati Uniti, hanno espresso estremo scetticismo, finanche, in casi estremi, a definire Libra un problema per la sicurezza finanziaria.

Sullo sfondo, la criptovaluta di stato cinese, di cui ancora non si conosce né la struttura né il valore di partenza. E’ abbastanza certo, però, che la banca centrale cinese la stia progettando, a tal punto che potrebbe vedere la luce entro la fine del prossimo anno.

Discorso simile per la Francia, che però è abbastanza indietro. Per ora ha messo in piedi un gruppo di esperti incaricati di realizzare una sorta di studio di fattibilità, ma certo fa specie che nel cuore dell’Europa un paese stia pensando a una criptovaluta di stato.

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Il 2020 sarà interessante anche sul fronte delle criptovalute “quasi nuove”, ovvero quelle che hanno esordito solo di recente. ll riferimento è in particolare a Petro, la valuta digitale con cui il Venezuela spera di aggirare il problema dell’iperinflazione e persino dell’impoverimento.

I fattori da prendere in considerazione

Lo abbiamo detto a inizio articolo: è davvero complicato ricavare delle previsioni circa il 2020 delle criptovaute. Tuttavia, è possibile separare gli eventi probabili dagli eventi improbabili, o comunque muoversi all’interno di una prospettiva di verosimiglianza. Ma per farlo è necessario avere un’idea chiara di cosa muove in generale le criptovalute e di cosa potrebbe muoverle nel 2020.

Insomma, è necessario conoscere i market mover in generale e gli avvenimenti o le dinamiche previste per l’anno venturo. Da questo punto di vista, ovvero delle “cose” che potrebbero accadere, lo scenario è abbastanza chiaro.

La sicurezza

La  maggior parte dei fattori scatenanti riguardano la questione della regolamentazione. D’altronde il market mover più grande, per quanto difficile da gestire, è proprio l’atteggiamento che i policy maker intrattengono nei confronti delle criptovalute. Un atteggiamento che potrebbe essere ostile e limitante, o addirittura accondiscendente.

Ora, è lecito pensare a un 2020 caratterizzato da un intervento abbastanza pervasivo degli enti di regolamentazione, dagli enti di vigilanza o addirittura dalle banche centrali. Lo si intuisce dalla quantità di dichiarazioni che si sono susseguiti nell’ultimo anno, e che dimostrano un certo interesse da parte dei soggetti decisionali. In alcuni casi, i paesi si sono promessi nel medio termine di integrare le criptovalute all’interno dei contesti regolamentati. Ciò potrebbe essere visto come un fattore deteriore, in caso di restrizioni, ma anche come un fattore vantaggioso in quanto un asset regolamentato conquista più investitori e più in fretta rispetto a un asset non regolamentato.

I propositi sembrano propendere tutti verso una equiparazione tra criptovalute e titoli di investimento, il chè comporterebbe, soprattutto per gli Exchange, l’obbligo di iscrizione dei soggetti intermediari all’interno di appositi registri.

Non è escluso poi che, seguendo l’esempio della Corea del Sud e pochi altri, le criptovalute possano essere del tutto vietate.

Il fisco

Altra fonte di preoccupazione per i trader delle criptovalute saranno le decisioni sul fronte fisco. Anzi, questo tema appassiona e intimorisce già adesso, e lo fa per due ordini di motivi: in primis perché spesso la materia “criptovalute e fisco” è trattata con superficialità e ambiguità dal legislatore, e spesso non è trattata affatto; secondo perché vi è sempre il rischio che le tasse assorbono gran parte dei profitti.

Lo stato attuale, se si guarda paese per paese, è quanto mai eterogeneo. Nella maggior parte dei casi siamo di fronte a un vero e proprio vuoto legislativo. In alcuni casi illuminati, come nel Regno Unito, è già stato fatto ordine, per quanto si tratti di un ordine generalmente complesso. In altri casi si assiste a interpretazioni abbastanza singolari, come quella del legislatore italiano che considera le criptovalute come valute a tutti gli effetti.

Cosa aspettarsi da questo 2020 lato fisco? Ebbene, l’impressione è che molti paesi seguiranno l’esempio del Regno Unito, che non solo ha “fiscalmente” equiparato le criptovalute ai titoli di investimento, ma ha prodotto un corpo di regole che fa distinzione tra le tante modalità di fruizione, detenzione e investimento delle criptovalute.

I piani degli enti regolatori

Cos’hanno dunque in mente gli enti regolatori per questo 2020? E’ lecito presupporre che la grande maggioranza dei paesi tratterà “singolarmente” le criptovalute per ciò che concerne la disciplina fiscale, mentre le regole circa la sicurezza verranno decise a livelli più alti, quindi comunitario per ciò che concerne l’Europa.

Il cambiamento sembra destinato a seguire due direttrici. Da un lato l’equiparazione delle criptovalute ad asset di investimento, dunque sottoposte a tutte le regolamentazioni previste nel Forex, nell’azionario etc. Da un lato la volontà di produrre delle regole fiscali che lascino poco spazio all’interpretazione, se del caso discriminando tra le varie tecniche di uso proprio come ha fatto il Regno Unito. Certo è che per ora risulta tutto ancora in germe, dunque ogni previsione è di fatto impossibile. L’attenzione da parte dei policy maker, però, è un dato di fatto e in quanto tale va preso in considerazione.