A quanto pare, la Brexit è pronta a diventare realtà. Dopo tre anni e mezzo convulsi, in bilico tra la prospettiva di una uscita senza accorsa e la prospettiva di una finalizzazione che non sarebbe mai avvenuta, le lezioni di dicembre hanno definitivamente sbloccato la situazione.

Il 31 gennaio alle ore 23.00 il Regno Unito smetterà ufficialmente di essere un membro dell’Unione Europea. Tuttavia, sarà solo l’inizio di un processo, dal momento che sarà la fase di transizione a definire la stragrande maggioranza degli aspetti che riguardano le relazioni tra il Regno Unito e la stessa Unione Europea.

Sul tavolo, anche la questione della sterlina. Che ne sarà della moneta britannica? La svolta nell’affare Brexit gioverà al pound? Le prime risposte sono giunte nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione dei risultati delle elezioni, che hanno dato forza alla prospettiva di una Brexit morbida, ma andiamo con ordine.

Uno scenario in via di definizione

Nelle prime ore successive alla vittoria di Johnson la sterlina è letteralmente volata. In realtà, non c’è nulla di cui stupirsi. In primis, perché la moneta britannica gravitava su livelli molto bassi, proprio a causa dell’incertezza del quadro politico e per la prospettiva di un’uscita senza accordo. Secondariamente perché la vittoria del leader conservatore ha contribuito a rendere il quadro molto più chiaro, e a lasciare in campo una e una sola ipotesi, per altro considerata come la “meno peggio”, ovvero l’uscita con accordo.

Tra l’altro, Johnson ha ottenuto un numero di parlamenti superiore alle più rosee previsioni, conferendo forza al suo progetto politico, incardinato appunto su una data specifica: il 31 gennaio. Dunque, almeno da questo punto di vista, non ci possono essere dubbi: la Brexit ci sarà, e sarà “morbida”, ovvero avrà come base un accordo tra Regno Unito e l’Unione Europea. Nello specifico, l’accordo che è stato bocciato dal vecchio parlamento.

Tutto ciò però significa anche che la Brexit, ora fatidica a parte, sarà un processo più che un taglio netto. Infatti, le due parti in causa saranno chiamate entro la fine del 2020 a definire i termini non solo della separazione, ma anche del rapporto futuro tra Regno Unito e Unione Europea. Fino a quando tutto non sarà definito, e questo secondo accordo elaborato varato e votato, di fatti la Brexit non impatterà sulla vita delle persone e delle aziende.

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Il 2020, dunque, si preannuncia fitto di impegni e date importanti che, appunto, vanno oltre quella del 31 gennaio. Per esempio, il 25 febbraio ci sarà una riunione dei ministri europei, che saranno chiamati a votare la figura che, personalmente, condurrà i negoziati con i britannici; su questo fronte, quasi scontata la conferma di Michel Barnier. A giugno, poi, con tutta probabilità si terrà un importante vertice UK-UE, che entrerà nel merito delle questioni. A novembre, poi, potrebbe essere firmato l’accordo. Il 31 dicembre, infine, salvo proroghe, dovrebbero entrare in vigore le nuove regole.

L’economia britannica

Se lo scopo è riflettere sull’impatto che la Brexit eserciterà sulla sterlina, è necessario ragionare sulle prospettive dell’economia britannica, e di come questa potrebbe essere influenzata dall’andamento dei negoziati. Il ruolo giocato dall’economia reale sulla valuta ad essa collegata, infatti, è sempre forte, a prescindere dal colore della moneta stessa. Sterlina ed economia britannica, ovviamente, non fanno eccezione.

In linea di massima, l’economia del Regno Unito dovrà percorrere un sentiero volto alla crescita moderata, un po’ come è accaduto nel 2019. Va segnalato, comunque, che da questo punto di vista il Regno Unito “se la passa meglio”, seppur di poco, rispetto alle altre potenze europee. In quanto a Prodotto Interno Lordo, per esempio, il Regno Unito si appresta a superare il punto percentuale di crescita anche nel 2019, che per molti paesi europei, Germania compresa, è stato quasi stagnante.

Certo, alcune problematiche rimangono sul tavolo, e potranno nel prossimo futuro, ovvero nel 2020, incidere sulla sterlina persino più della Brexit. Il riferimento è all’inflazione in calo, che potrebbe spingere la banca centrale inglese ad abbassare ulteriormente i tassi, provocano distorsioni monetarie (lo 0,75% attuale è già un dato straordinariamente basso per il Regno Unito).

L’economia europea e statunitense

Ovviamente, per riflettere e in qualche modo stimare le performance della sterlina post Brexit è necessario parlare delle altre valute, come l’euro e il dollaro, e dunque delle rispettive economie. Un ragionamento complesso, dal momento che l’anno si apre con un certo grado di incertezza, dovuta soprattutto alle prospettive economiche alquanto nebulose. In linea di massima, il 2020 dovrebbe essere un anno non molto diverso dal 2019, tanto per gli Stati Uniti quanto per l’Unione Europea, dunque un anno all’insegna della crescita moderata. Tuttavia, alcuni elementi potrebbero sparigliare le carte in tavola.

Parlando dell’Europa, ad esempio, a preoccupare è soprattutto la crisi della locomotiva tedesca, che sta rendendosi protagonista di alcune performance davvero pessime, soprattutto sul fronte industriale. Anche l’inflazione preoccupa, nonostante la ripresa del Quantitative Easing e una politica monetaria testardamente espansiva, con i tassi fermi allo zero da anno.

Una riflessione sulla 2020 della sterlina

Dunque, che anno aspetta alla sterlina? Di norma, visto che la questione Brexit volge al bello, o almeno risulterà in una ipotesi diversa dal peggiore scenario possibile (uscita senza accordo), la sterlina dovrebbe aumentare. Tuttavia, questo aumento potrebbe essere frenato da una economia britannica in peggioramento (che però sarebbe uno scenario abbastanza inaspettato) o, più realisticamente, di un miglioramento delle performance europee e americane.

In linea teorica, lo spazio di manovra della sterlina potrebbe essere ampio più o meno pari alla distanza che la separa dal massimo a cinque anni raggiunto poco prima del voto sulla Brexit, dunque nel 2015. All’epoca la sterlina ha toccato 1,42 sull’euro, mentre oggi, a inizio 2020, siamo sull’1,17-1,18. Dunque la prospettiva, nella migliore delle ipotesi, è proprio il ritorno dai massimi a cinque anni.

O almeno è questo ciò che pensa Standard Chartered Bank, che si è rivelata molto ottimista sul futuro prossimo della sterlina. La banca, infatti, in un recente paper ha espresso fiducia nel ritorno della sterlina a quota 1,38 già entro la fine del terzo trimestre 2020, e a quota 1,40 entro la fine dell’anno.