Il 2020 si è rivelato un anno terribile, sotto molti punti di vista: sanitario in primis, ma anche economico e sociale. A loro modo, anche i mercati hanno sofferto, pur dimostrando in molte occasioni una spiccata resilienza.
Da più parti ci si interroga su cosa ci aspetti per il 2021, e ci si chiede se sarà un anno all’insegna della ripresa o se ci ritroveremo di nuovo a boccheggiare. In questo contesto ora più che mai votato all’incertezza, gli analisti stanno cercando di fare luce, avanzando stime e previsioni basate il più possibile su evidenze reali. Ci ha provato la famosa testata Soldionline.it, che ha elencato (e descritto) i cinque trend che potrebbero emergere o svilupparsi ulteriormente nel corso del 2021.
In questo articolo facciamo un sunto di questa interessante panoramica.
Un anno particolare
Prima di elencare i cinque trend che gli esperti di Soldionline.it immaginano per il 2021, è bene spendere qualche riflessione generica sulle sfide che il mondo economico e finanziario si troverà ad affrontare nell’anno che verrà.
La sfida più importante è quella della ripresa. Il terzo trimestre aveva consegnato un contesto in miglioramento, soprattutto in Europa. Poi è arrivata la seconda ondata con i suoi lockdown a singhiozzo, con le chiusure a metà e, in alcuni casi, “complete” (benché meno rigide rispetto a quelle di marzo). Tutto ciò, chiaramente, non ha fatto bene all’economia. Ci sono parecchi punti di PIL da recuperare, e non è chiaro quanti saranno recuperati nel 2021, visto che le prospettive epidemiologiche non sono certe (soprattutto in quanto a tempistiche).
Un’altra sfida colossale è quello della sostenibilità finanziaria. I governi hanno speso oltre l’inimmaginabile per tappare i buchi aperti dai vari lockdown. Alcune economie particolarmente indebitate potrebbero pagare lo scotto già il prossimo anno. Per ora, la parte del leone è giocata dalle banche centrali, che stanno mantenendo le politiche economiche su livelli drammaticamente bassi, ma siamo nella sfera dell’eccezione, non della regola.
Infine, va citata la sfida degli investimenti, resa più ardua del solito da un contesto incerto, con la paura sempre in agguato che le prospettiva di ripresa si rivelino ingannevole, provocando il più classico dei panic selling. Insomma, bene che vada, se il 2020 è stato il peggiore anno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il 2021 si rivelerà comunque un anno particolare.
Fatte queste precisioni, possiamo elencare i trend che secondo Soldionline.it si svilupperanno nel 2021.
La questione dei crimini informatici
E’ un aspetto ancora trascurato, una dinamica che sta passando sottobanco: l’aumento dell’attività in smartworking e la condivisione di database e materiali aziendali potrebbero porgere il fianco ai tentativi di violazione da parte degli hacker. Dunque, potrebbero aumentare in modo rilevante i crimini informatici.
Se tali crimini interessassero le grandi aziende, e in particolare quelle quotate in borsa, si potrebbe apprezzare (o temere) delle conseguenze nei mercati.
Non è dato sapere se il fenomeno si materializzerà con più forza di quanto ti sia manifestato in questi mesi, ma le recenti violazioni (pensiamo a quella dell’EMA) di certo non promettono nulla di buono.
La svolta dei vaccini
E’ il tema dei temi. I vaccini, almeno ufficialmente, sono arrivati. Anzi, ne sono stati approvati già due, e durante i primi mesi dell’anno ne verranno approvati altri. La sfida più grande, adesso, è quella della distribuzione. Si parla di centinaia di milioni di persone da vaccinare solo nel vecchio continente, un impegno colossale.
Se la sfida sarà vinta, l’epidemia potrebbe arrestarsi o diminuire sensibilmente nel giro di qualche mese, riportando i vari paesi alla normalità. Ciò, unito alla presenza di stimoli monetari estremamente accomodanti, faciliterebbe una ripresa rapida e sviluppi favorevoli anche per i mercati. Certo, in caso di fallimento il contraccolpo (anche psicologico) sarebbe davvero pesante.
Le difficoltà sul fronte fiscale
Dove per “fiscale” si intende tutto ciò che non è monetario, ovvero raccolta di tasse e imposte, e spesa pubblica, bilancio e debito. Ebbene, gli sforzi dei paesi sono concentrati al contenimento della crisi economica. Un po’ dappertutto, si cerca di tappare i buchi, di impedire che la gente perda il lavoro e che le aziende chiudano.
Per ora, tutti i percorsi di assestamento, miglioramento e crescita sono congelati, e lo sono da marzo. Ora, se il vaccino si rivelerà la panacea che tutti auspicano, insieme alla ripresa dell’economia ci sarebbe anche una ripresa dell’attenzione verso i temi fiscali. In caso contrario, le prospettive sarebbero più incerte, con una ripresa economico che prenderebbe la temibile forma della “W”.
La possibile fine dei monopoli digitali
Questo è un trend che, a dire il vero, ha poco a che vedere con la crisi attuale. L’unico collegamento potrebbe essere rintracciato nell’effetto “riflettore” che la pandemia ha generato rispetto ai grandi colossi del web. Durante questi mesi, infatti, ci siamo resi conto di quanto i “big” siano importanti e… Presenti.
A prescindere dalle motivazioni, pare che alcune istituzioni occidentali siano decise a smantellare o ad alleggerire i monopoli dei grandi colossi digitali, introducendo delle regole ancora più severe sia in termini di gestione della concorrenza che fiscali. Se ciò accadesse, potremmo assistere a una modifica degli assetti azionari, che si sposterebbero a favore delle small cap. Questo sarebbe un grosso cambiamento per l’azionario.
La stabilità diplomatica
La fine del 2020 ha consegnato al mondo il cambio della leadership in America. Non sarebbe potuto essere un cambio più radicale, soprattutto per quanto concerne l’aspetto diplomatico e geopolitico. La nuova presidenza USA dovrebbe rivelarsi meno ostile alla Cina e, anzi, puntare a una distensione dei rapporti e alla stipula di nuovi trattati commerciali.
Di riflesso, le condizioni del commercio internazionale cambierebbero, facendosi meno ostiche. Ciò potrebbe portare a delle conseguenze positive nei mercati, oltre a uno spostamento di flusso dagli asset occidentali a quelli asiatici e del sud est asiatico, se non addirittura dei mercati emergenti in generale.