In questi anni si è favoleggiato del cigno nero in televisione e nei giornali, ovvero di un evento imprevedibile e dall’impatto drammatico che avrebbe stravolto i destini dell’economia e della finanza. Se n’è parlato con timore, memori dei danni cagionati da quell’altro cigno, di colore grigio scuro, che è stato la crisi del 2008.
Ora quel cigno nero è arrivato e sta dispiegando i suoi effetti in tutta la sua potenza. Ovviamente, stiamo parlando del Covid-19. A un mese dall’ufficializzazione della pandemia, gli stati, ancora immersi (quasi) fino al collo con l’emergenza sanitaria, stanno contando i cocci. Anche e soprattutto in termini di perdita di PIL, di produzione, di posti di lavoro.
Tra le tante tragedie più o meno locali, ha fatto scalpore un avvenimento dal carattere inedito, e dirompente in tutta la sua assurdità: il petrolio in negativo. I contratti di maggio hanno fatto segnare un sorprendente -37 dollari. In buona sostanza, gli acquirenti… Sono stati pagati per acquistare. In generale, le quotazioni comunque fanno fatica a superare i 15 dollari.
Il peggio però potrebbe non essere passato per l’oro nero, così come non è passato per l’economia e per gli ospedali. Niente ci vieta di ragionare sul futuro, magari profondendo uno sforzo dialettico per immaginare i due scenari estremi, entro quali la realtà certamente si dipanerà da qui ai prossimi mesi.
Il primo scenario che prendiamo in esame fa riferimento alla migliore ipotesi possibile: nel giro di poco tempo si trova una cura o un vaccino per il coronavirus, il mondo raccoglie i cocci e riparte… E tutto ciò verrà ricordato come un brutto incidente di percorso, un po’ come la vecchia sciura a cui cade la spesa, rovescia il cibo per strada e fa un po’ di fatica a raccogliere tutto e a proseguire per la sua strada.
Il secondo scenario è talmente forte da risultare dispotico.. Ma solo in apparenza: siamo nel campo delle possibilità. La crisi sanitaria continua o addirittura si intensifica, i lockdown proseguono, il consumo dei derivati del petrolio crollano e…. Non si estrae più petrolio! Semplicemente, è diventato troppo costoso, poco remunerativo, anzi si va in perdita. Ecco che il mondo viene rivoltato come un calzino. Un mondo senza petrolio è destinato a cambi di paradigma, a stravolgimenti della vita economica, professionale e privata. Un mondo nuovo: più bello, più brutto, non si può sapere. A spaventare, e a disegnare per certo una fase tetra, sarà però il passaggio tra il vecchio e il nuovo….