La Consob, per bocca del suo presidente Paolo Savona, lancia un allarme sulle criptovalute. Nel corso di un recente incontro ha evidenziato alcune distorsioni del mondo crypto, soprattutto per quanto concerne la trasparenza e la regolamentazione. Ha enunciato i rischi per gli investitori retail e per il comparto finanziario in generale, ha rintracciato persino delle analogie con quanto accaduto prima della crisi del 2008. Infine, ha rilanciato alcune proposte, auspicando un’accelerazione in tal senso.
Nell’articolo che segue proponiamo un sunto delle dichiarazioni di Paolo Savona e facciamo il punto sul 2021 delle criptovalute, anno che assomiglia sempre di più a un giro di boa ogni settimana che passa.
Le dichiarazioni di Paolo Savona
Paola Savona è intervenuto durante il classico incontro annuale della Consob con i mercati finanziari. Le sue dichiarazioni si sono rivelato tutt’altro che tenere. Ha infatti dipinto un quadro a tinte fosche del mondo crypto e, per riflesso, della finanza “informatica”. Ecco alcuni dei punti che ha toccato.
La prevalenza delle forme floating. Paola Savona è partito da un dato numerico: sul mercato vengono scambiate 4-5mila criptovalute. Un numero abnorme, e che acquisisce un ulteriore significato se si pensa che solo una piccola parte rientra nella categoria delle stablecoin, mentre tutte le altre sono “floating”. La differenza tra le due categorie è intuibile: la prima designa le criptovalute più o meno stabili, simili in questo alle valute fiat; la seconda designa le criptovalute che si caratterizzano per una radicale volatilità.
Le analogie con il 2007. Questo è uno dei passaggi più forti del discorso di Paolo Savona. Il presidente della Consob, infatti, ha associato il periodo attuale a quello precedente alla crisi del 2008, almeno per quanto concerne la situazione del mercato crypto. In qualche modo, Savona paragona l’esplosione delle criptovalute, e la loro crescita in termini numerici e di giro d’affari, all’esplosione dei derivati. In questo caso, però, più che di criptovalute in senso stretto, ha parlato di prodotti monetari e finanziari virtuali.
Il fenomeno della raccolta illecita del risparmio. Savona ha anche parlato di raccolta del risparmio illecita o al confine con la legalità. Per dare un’idea del fenomeno, ha presentato un risultato conseguito dalla Consob, ovvero la chiusura di centinaia di siti web che raccoglievano il risparmio in forma illecita. Va detto che, secondo lo stesso Savona, questo fenomeno affianca quello delle criptovalute, non lo coinvolge direttamente. Tuttavia, è bene menzionarlo in quanto offre un quadro dei pericoli che corre chi si affida completamente alle forme di finanza alternativa.
L’ambiguità normativa e la questione della trasparenza. Il nodo principale, secondo Paolo Savona, risiede nella mancanza di normative, la quale permette da un lato ai progetti finanziari digitali di prosperare in presenza di una inadeguata consapevolezza da parte degli investitori retail; e dall’altra di alcuni malintenzionati di operare quasi indisturbati. A tal proposito, il presidente della Consob ha citato il vecchio fenomeno del riciclaggio di denaro a mezzo criptovalute.
I provvedimenti da prendere
Paolo Savona ha anche esplorato alcune soluzioni, o almeno dei provvedimenti che potrebbero essere presi per conferire al fenomeno crypto-finanza digitale una dimensione più ordinata, un profilo meno rischioso.
La creazione di un crypto-euro. Evidentemente, il presidente della Consob, giudica che tra le migliori armi spicchi la concorrenza. Ha infatti menzionato la questione della CBDC, ovvero della Central Bank Digital Currency, acronimo che indica una valuta virtuale creata e gestita dalla banca centrale. Ha parlato di un’accelerazione dei lavori per la creazione di una criptovaluta targata BCE. A questa si affiancano alcuni progetti nazionali, come quelli posti in essere dalla Banca di Francia.
La regolamentazione nazionale. Il problema principale, però, rimane l’assenza di una regolamentazione. A quanto pare, la legislazione non riesce a tenere il passo con le innovazioni finanziarie e tecnologiche. Da questo punto di vista, Paola Savona ha espresso la necessità di un coordinamento internazionale, ma ha altresì paventato l’utilità di procedere motu proprio, ovvero anticipando a livello nazionale la regolamentazione, nel caso in cui il processo legislativo comunitario dovesse andare per le lunghe. Non sarebbe fatica sprecata: intanto si tutelerebbe il risparmio; in secondo luogo si avrebbe gioco facile, a giochi conclusi, nell’allinearsi alle nuove normative europee.
Una panoramica del mondo crypto
La Consob, con il discorso di Paolo Savona, ha menzionato alcuni problemi tutto sommato classici del mondo delle criptovalute. La volatilità, in primis, che mette in pericolo gli investitori, a meno che questi non siano in grado di “speculare” e cavalcare l’onda (attività molto difficile e riservata a pochi).
Tra l’altro, questa instabilità è esacerbata dall’estrema suscettibilità delle criptovalute ad alcuni market mover estemporanei, la cui influenza non è codificata o legata a eventi prevedibili. Il riferimento è all’impatto delle dichiarazione dei think tank internazionali. L’esempio più lampante è dato dalle affermazioni di Elon Musk, in grado di imprimere ora una svalutazione ora una rivalutazione del Bitcoin.
Certo, anche l’assenza di normative pesa, e pure parecchio. Se non altro, perché porge il fianco all’emersione di fenomeni al limite della truffe, alla diffusione delle mele marce che provocano da un lato seri danni agli investitori, dall’altro un peggioramento dell’immagine del mondo crypto, proprio in un momento in cui avrebbero bisogno di autorevolezza.
In questo contesto si innesta il discorso sulle criptovalute di stato, che è molto interessante. Segnale, questo, della consapevolezza dei vantaggi delle nuove tecnologie. L’urgenza, dunque, non è vietarle o contenerle, quanto conferire loro una dimensione che punti alla sicurezza.
I migliori propositi si scontrano con la difficoltà delle istituzioni europee (e non solo) a intervenire in fretta, a regolamentare dove c’è da regolamentare e a innovare dove c’è da innovare. Basti pensare che è da almeno un anno che si parla operativamente della valuta virtuale della BCE, ma ancora non si scorge un suo esordio all’orizzonte.