Il Bitcoin quale oro del futuro. Un parallelo, quello tra la criptovaluta più famosa del mondo e il metallo giallo, ancora in auge nonostante le alterne fortune della prima, che fanno da contraltare alle prestazioni certo altalenanti ma comunque “normali” della seconda.
Per alcuni, una speranza che potrebbe avverarsi e che si poggia su basi reali. Per altri (tanti), un gigantesco misunderstanding. In questo articolo facciamo la parte del diavolo ed elenchiamo tutte le principali differenze tra Bitcoin e oro, che sono tali da rendere sostanzialmente inverosimile il parallelismo tra i due asset.
Il Bitcoin come bene rifugio, un grande misunderstanding?
Prima di parlare delle differenze, è utile rintracciare l’origine di questa peculiare associazione. E peculiare lo è per davvero, se si considera che raramente le principali istituzioni finanziarie si sono dimostrate morbide nei confronti del Bitcoin. Anzi, spesso hanno messo gli investitori in guardia dai rischi che la sua proprietà comporta.
Ad ogni modo, il concetto secondo cui il Bitcoin abbia le carte in regola per diventare il “nuovo oro” nasce dalla contrapposizione tra le criptovalute e le valute tradizionali, che ad alcuni ha ricordato quella, esistente sì ma a certe condizioni, tra le stesse e l’oro.
Due contrapposizioni che però presentano caratteri diversi. Quella tra criptovalute e valute fiat è una contrapposizione essenzialmente ideologica, simbolica. Da un lato abbiamo asset decentralizzati, che non fanno capo ad alcuna banca centrale, dall’altro abbiamo asset centralizzati e la cui offerta può essere influenzata dall’alto.
La contrapposizione tra oro e valute fiat è invece reale. Essendo un bene rifugio, l’oro attira quegli investitori che non si fidano delle opportunità di investimento condotte attraverso l’uso della moneta. In buona sostanza, quando i rendimenti sono troppo incerti, aumenta la domanda di oro.
L’associazione tra Bitcoin e oro, come spesso accade in questi casi, è diventa presto preda di un tifo da stadio. Da una parte i fautori, dall’altra parte i detrattori. Sicché, il dibattito pubblico, specie sui social, si è deteriorato, privando molti degli strumenti necessari a comprendere le differenze tra i due asset, ma anche gli eventuali punti in comune.
Le differenze tra Bitcoin e oro
Fatte queste precisazioni, possiamo descrivere le differenze tra Bitcoin e oro.
Partiamo dalla volatilità. L’oro presenta oscillazioni importanti, ma il Bitcoin è parecchio più volatile. Basta guardare i grafici a cinque anni. Il minimo del metallo giallo segna 1184 dollari, mentre il massimo 2031. Un bel salto, non c’è che dire, ma niente in confronto a quello del Bitcoin, il cui minimo a 5 anni è 3720 dollari (circa) mentre il massimo è 64.400. Con questa volatilità, è improbabile che il Bitcoin possa assurgere al ruolo di bene rifugio.
Un’altra differenza risiede nei meccanismi di formazione del prezzo. Sia chiaro, è sempre una questione di rapporto tra domanda e offerta. Tuttavia, per quanto concerne l’oro, esso è determinato da eventi in qualche misura “concepibili”, se non addirittura prevedibili. Per esempio, quando le valute perdono il loro valore e i rendimenti si fanno incostanti, la domanda di oro aumenta.
I meccanismi di formazione del prezzo del Bitcoin sono molto più caotici. L’offerta dipenda solo in minima parte da iniziative precostituite, come gli halving, e in massima parte dall’approvvigionamento di materie prime ed energia per far funzionare i computer che effettuano il meeting. La domanda, poi, è essenzialmente emotiva, non di rado mossa dalle dichiarazioni di questo o quel think tank.
Un’altra differenza specifica consiste nell’utilizzo pratico. L’oro è un asset di investimento, ma è anche una materia prima per la produzione di preziosi. Soprattutto, è uno strumento di conservazione della ricchezza, che viene brandito con disinvoltura anche dagli stati (che detengono abbondanti riserve auree). Il Bitcoin, nonostante gli sforzi dei suoi fautori, è anche quasi esclusivamente un asset di investimento. Comprare qualcosa con il Bitcoin è ancora estremamente difficile.
C’è poi la differenza più grande, che riguarda il concetto di fiducia. E’ ovvio che un bene rifugio è tale solo se gode della fiducia degli investitori. Una fiducia generalizzata, condivisa. Ebbene, l’oro è destinatario di un buon clima di fiducia. Anzi, è considerato prezioso e di valore per definizione. Purtroppo, ciò non vale per il Bitcoin. La criptovaluta è considerata in maniera altalenante, il sentiment intorno ad essa è contraddittorio.
I punti in comune
Dunque, almeno allo stato attuale, il Bitcoin non ha le carte in regola per poter diventare il nuovo oro, o anche solo banalmente un bene rifugio che possa essere paragonato ad esso. Queste condizioni emergeranno in futuro? Non è dato saperlo. Ciò che è certo è la lentezza con cui il Bitcoin si sta evolvendo. A oltre 10 anni dal suo esordio, ancora non è diventata una moneta a tutti gli effetti. Da qui a diventare un bene rifugio “tipo oro”, ce ne vuole.
Tuttavia, vanno segnalati alcuni punti in comune, dai quali si può partire per un futuro discorso circa l’associazione Bitcoin-oro.
Il Bitcoin, esattamente come l’oro, è un asset “apolide”. In buona sostanza, non è legato a una economia in particolare. Inoltre, la sua offerta non è eterodiretta a una istituzione. Esattamente come la produzione di oro non è soggetta alla volontà di un ente specifico, l’emissione di Bitcoin dipende dalle “normali” attività di mining.
Per il resto, non si trova granché. Si può affermare che i punti in comune finiscano qui. Onestamente, un po’ pochino.