Il panorama delle criptovalute, sebbene il fenomeno sia relativamente nuovo, è già saturo. I trader hanno a disposizione un grande numero di valute elettroniche su cui investire. La lotta per il primo posto, nel cuore e nei wallet degli investitori, è tuttavia ristretta a due sole criptovalute: Bitcoin ed Ethereum. Il risvolto più interessante della questione, però, va ben oltre il perimetro del trading online, e riguarda il commercio internazionale in genere. La criptovaluta che spiccherà sulla concorrenza e sarà in grado di evolversi nel senso corretto, potrebbe essere candidata a diventare la nuova valuta internazionale, magari in sostituzione del dollaro. Non è un processo né lineare né tanto vicino temporalmente, ma non è nemmeno fantascienza. Le possibilità affinché una valuta elettronica ricopra il ruolo di valuta internazionale – come è il dollaro e come è stata la sterlina fino a settant’anni fa – sono reali.
I motivi per cui ciò possa avvenire sono numerosi. I più importanti, e in grado di incidere realmente in questo processo di trasformazione sono tre. Il primo è l’assenza di vincolo a una economia nazionale. Il dollaro, pur essendo “internazionale” dipende dall’economia statunitense, per esempio. Questo toglie in un certo senso rappresentanza, rendendola circoscritta e non condivisa come dovrebbe essere quella di una valuta internazionale. Le criptovalute, di contro, non sono legate a nessuna economia.
Il secondo motivo riguarda l’indipendenza delle valute elettroniche dal potere politico-economico. Le valute tradizionali, comprese il dollaro (anzi soprattutto il dollaro, visto l’interventismo della Federal Reserve) sono influenzate, per ciò che concerne il loro valore, dalle politiche monetarie delle banche centrali. Pensiamo solo a quanto la manipolazione dei tassi di interesse possa incidere sul mercato del Forex. Ebbene, le criptovalute sono fuori da questo meccanismo, quindi sono indipendenti, come si dovrebbe addire a una valuta internazionale.
Il terzo motivo ha a che fare con la geopolitica. I paesi emergenti potrebbero vedere di buon occhio la sostituzione del dollaro come valuta internazionale e attualmente, all’orizzonte, sempre per i limiti sopra citati, non c’è alcun sostituto tradizionale in vista. La criptovaluta potrebbe rappresentare un buon compromesso, nonché un’arma per affrancarsi dal potere del dollaro.
Il Bitcoin sostituirà il dollaro?
Tra i messaggi che si trovano più frequentemente in rete, sebbene lanciati da broker che intendono promuovere i propri servizi sulle criptovalute, spicca il seguente: “Il Bitcoin è il nuovo oro”. Forse impropriamente forse no, il Bitcoin viene sovente considerato come una valuta rifugio. Da qui a considerarlo il nuovo dollaro, però, ce ne vuole. Analizziamo gli argomenti a favore e a sfavore di questa ipotesi.
Un fattore che porge il fianco all’equazione “Bitcoin uguale dollaro”, per quanto proiettata in un futuro più o meno prossimo, è la fama che circonda la criptovaluta. Ad oggi, scrivi criptovalute e leggi il Bitcoin. Non c’è da stupirsi, visto che è stata la prima a conquistare la ribalta ed è artefice di performance di mercato straordinarie. La popolarità non è un vezzo, bensì uno dei requisiti affinché una valuta diventi internazionale. Una valuta ha successo solo se è riconosciuta come tale da chi la dovrebbe utilizzare, quindi la popolarità è una conditio sine qua non.
Un altro elemento a favore dell’ipotesi è il tasso di crescita del Bitcoin. Una valuta internazionale deve essere forte e, se possibile, essere inserita in un costante trend ascendente. Il Bitcoin, a ben vedere, rispetta entrambe i requisiti. Gode di tassi di crescita a quadrupla cifra di anno in anno e vale attualmente più di 8.000 dollari. Certo, siamo al di fuori dell’ordinario, particolare che potrebbe alla lunga rivelarsi dannoso.
Infine, va preso in considerazione il tema dell’indipendenza. Il Bitocoin è realmente autonomo e indipendente da qualsiasi potere politico ed economico. Si potrebbe obiettare che per tutte le valute virtuali è così, ma si incorrerebbe in uno sbaglio. Alcune criptovalute godono dell’endorsement, per ora solo teorico, da parte delle istituzioni. Siamo comunque nel perimetro dell’autonomia, ma l’outlook potrebbe andare nel senso opposto.
Vanno considerati, ovviamente, anche gli elementi a sfavore. Il più importante è la sua volatilità. Il Bitcoin cresce, su questo non ci possono essere dubbi, ma il suo percorso non è propriamente lineare. Si segnala una certa stabilità di fondo, la quale si concretizza in pesanti ritracciamenti che si verificano a intervalli regolari. E l’instabilità, si sa, è l’incubo peggiore di tutti gli investitori, da quelli istituzionali ai retail.
Un altro fattore negativo, che poi si rivela essere una caratteristica intrinseca al Bitcoin, è la lentezza delle transazioni. E’ un problema annoso, che ha impedito l’evoluzione di questa criptovaluta a reale mezzo di pagamento. Non a caso, almeno ad oggi, è considerato essenzialmente uno strumento di investimento speculativo. E’ ovvio che una valuta internazionale deve comportarsi come una valuta: quindi poter essere usata per pagare.
Infine, va considerata anche la percezione del Bitcoin presso “i piani alti”, i policy maker e le istituzioni. La legittimazione non deve venire solo dal basso ma anche dall’alto, e in un certo senso le due cose si legano e si influenzano l’una con l’altra. Altre criptovalute hanno suscitato interesse di questo tipo, il Bitcoin invece è ancora oggetto di scetticisimo.
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L’Ethereum sostituirà il dollaro?
Cosa possiamo dire dell’Ethereum? Anche in questo caso ci sono elementi a favore ed elementi a sfavore.
Il più importante tra quelli a favore è l’interesse che sta suscitando presso le istituzioni. Pensiamo al Governo Russo, che ha dato tempo intrapreso un percorso di dialogo con il creatore della criptovaluta. Il motivo di questo endorsement più o meno esplicito va oltre il concetto di criptovaluta. L’Ethereum, infatti, è collegato a un software di certificazione, validazione e messa in sicurezza di contratti che può tornare utile in vari campi e può aprire numerose porte. L’Ethereum, se prendiamo in esame questo punto di vista (l’opinione delle istituzioni) è la criptovaluta più attrezzata in assoluto per sostituire il dollaro in un futuro più o meno lontano.
Un altro fattore decisivo è la sua velocità. Le transazioni di Ethereum non sono certo immediate, d’altronde c’è la Blockchain di mezzo, ma sono veloci e, in confronto a quelle delle valute tradizionali, passabili se non addirittura competitive. L’Ethereum è candidata a essere un mezzo di pagamento vero e proprio, che certamente rappresenta il primo passo per diventare una valuta internazionale.
Vendiamo agli elementi a sfavore delle ipotesi. In primo luogo, un certo ritardo rispetto al rivale in quanto a popolarità. Come spiegato nel paragrafo precedente, il Bitcoin è da questo punto di vista il re incontrastato. Le prospettive, però, sono buone, anche perché l’Ethereum si differenzia dal Bitcoin e può sperare, prima o poi, di brillare di luce propria.
Il corollario di questo ragionamento è che l’Ethereum è ancora troppo legato al Bitcoin, che guardiamo alle performance di mercato. Via è una forte correlazione positiva tra i due e il ruolo del trascinatore è ricoperto per adesso dal Bitcoin. Tutto ciò, ovviamente, non gioca a favore della maturazione dell’autorevolezza necessaria a imporsi come valuta internazionale.
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Una ipotesi diversa
Abbiano analizzato gli elementi pro e contro una evoluzione di Bitcoin ed Ethereum a “nuovo dollaro”, a nuova valuta internazionale. Come si evince dalla lettura dell’articolo, sono presenti in entrambi i casi dei limiti molto pesanti, che potranno compromettere o pregiudicare questo processo di trasformazione. Il dibattito, comunque, resta aperto e pronto a nutrirsi delle innovazioni che gli sviluppatori apporteranno. Il contesto è molto dinamico, quindi le sorprese certo non mancheranno.
Una sorpresa potrebbe venire dalla Cina. Alcune voci parlano della creazione di una criptovaluta in quel di Pechino, con la benedizione statale. Ecco che si apre uno scenario molto particolare: a sostituire il dollaro non sarà né il Bitcoin né l’Ethereum, bensì una nuova criptovaluta, con caratteristiche parzialmente diverse. Certo, mancherebbe il requisito dell’indipendenza, ma questa nuova divisa sarebbe trainata dalla macchina governativa, sulla cui potenza di fuoco non si possono avere dubbi.
Questa ipotesi, oltre a sconvolgere le previsioni, sconvolgerebbe anche il mercato delle criptovalute, il trading online per intenderci, vista la presenza di un player così forte e ricco di risorse.