Il Bitcoin è l’asset del momento. A metà dicembre 2017 ha già superato i 17.000 euro, facendo registrare un tasso di crescita anno su anno come mai se n’erano visti nella storia del trading. Alla luce di questo successo strepitoso, che sta per giunta trascinando l’intero mondo delle criptovaluta, si sta diffondendo una ipotesi anch’essa senza precedenti: in futuro, il Bitcoin sostituirà l’oro come bene rifugio.

Attualmente, come da migliaia di anni a questa parte, l’oro è sinonimo di ricchezza, il bene per eccellenza che interviene a salvare il patrimonio altrui quando persino la moneta va in crisi. Eppure, secondo alcuni, potrebbe nel giro di poco tempo essere soppiantato dal Bitcoin, che conta meno di dieci anni di vita.

Bitcoin come l’oro dunque? Rispondere a questa domanda è abbastanza complesso, sebbene buona parte degli analisti abbiano relegato questa associazione a mera suggestione o addirittura a una provocazione. Certo è che il terreno è fertile per una speculazione intellettuale a riguardo, viste le performance che la criptovaluta sta facendo segnare. Dunque, ecco una lista di elementi che vanno a favore e contro l’ipotesi del Bitcoin come sostituto dell’oro nella qualità di bene rifugio.

ftmo

Perché il Bitcoin può sostituire l’oro

Il primo elemento per cui sì può pensare al Bitcoin come il nuovo oro non è una bestemmia ma una ipotesi legittima va rintracciato nel suo valore. Abbiamo appena detto che a metà dicembre ha superato i 17.000 dollari ma si può affermare che questa sia una informazione inutile . Il motivo? Il Bitcoin ha un tasso di crescita spaventoso, che rischia di superare le quattro cifre anno su anno. Mentre stai leggendo questo articolo, il Bitcoin probabilmente varrà ancora di più – vedi quotazione Bitcoin.

Uno dei requisiti che un asset deve rispettare per essere definito “rifugio” è la sua forza, e da questo punto di vista il Bitcoin, attualmente, guarda tutti dall’alto. Mai nessun asset, in nessun mercato, aveva fatto segnare tassi di crescita di quest’ordine. Giusto per dare una idea, il 1° gennaio un bitcoin equivaleva a 980 dollari, il 31 novembre era invece pari a 10.700 dollari. Ciò vuol dire che in soli 11 mesi è cresciuto de 1091%. Quale asset in tutta la storia dell’umanità, ha fatto registrare questo folle incremento? Dovremmo tornare indietro di qualche secolo per trovarlo.

Contestualmente, e questo è il secondo elemento da prendere in considerazione, l’oro si sta rendendo protagonista di performance non certo esaltanti. Il metallo più prezioso in assoluto attualmente (a inizio dicembre 2017) vale circa 1.250 dollari – vedi quotazione Oro. Questa è sicuramente una buona notizia se pensiamo ai minimi raggiunti solo due anni fa, che lo hanno pericolosamente avvicinato alla pericolosissima soglia psicologica dei 999 dollari. Tuttavia, è una pessima notizia se si considera il trend discendente che ha intrapreso dalla fine di questa estate. In meno di tre mesi l’oro, infatti, ha perso circa il 7%. E’ ovvio che il confronto con il Bitcoin, da questo punto di vista, non abbia storia e che possa essere giudicato a tutti gli effetti impietoso.

Questi due elementi, tasso di crescita del Bitcoin e periodo negativo dell’oro, potrebbero però essere considerati anche frutto di una contingenza. Se non ci fosse altro, nemmeno si potrebbe pensare a un Bitcoin in grado di sostituire l’oro come primo bene rifugio. Dell’altro, però, c’è e per giunta “strutturale”. Si segnala, infatti, un elemento intrinseco dell’oro che potrebbe risultare, in una ipotetica sfida con il Bitcoin, una debolezza irremovibile, strutturale appunto. Questo elemento è rappresentato dalla suscettibilità dell’oro rispetto alle politiche monetarie delle banche centrali. Anche ora, il metallo giallo se la deve vedere con il dollaro e parzialmente con l’euro e la sterlina per conservare lo status di bene rifugio. Questo vuol dire che se queste monete diventano più redditizie, il valore dell’oro scende, anche drasticamente. In definitiva, se le varie Fed, Bce, Bank of England alzano i tassi di interesse, gli investitori si spostano (certo una sola parte) verso il mercato valutario. Il Bitcoin, almeno attualmente, non ha di questi problemi. Il suo valore, proprio per l’indipendenza che contraddistingue la criptovaluta, è scarsamente suscettibile alle politiche delle banche centrali.

Inoltre, va considerata una questione puramente pratica. Investire in oro è più o meno facile, come lo è per il Bitcoin: si trada in prodotti derivati, come i CFD. Detenerli, però, è tutta un’altra cosa. Da questo punto di vista, a vincere è la criptovaluta. Certo, è necessario aprire un e-wallet e sostenere alcuni costi, ma le difficoltà più grandi finiscono qui. Detenere oro fisico è molto più complicato. In primo luogo, per i costi di trasporto, che non sono certo uno scherzo visto il valore dell’oggetto. Secondariamente, perché l’oro deve essere protetto, magari in cassaforte e possibilmente all’interno del caveau di una banca. Infine, l’oro fisico va manutenuto perché rischia il deperimento. Il Bitcoin non ha nessuno di questi problemi, dal momento che si presenta esclusivamente in forma digitale.

Un altro vantaggio che il Bitcoin ha rispetto all’oro è il margine evolutivo. L’oro è semplicemente oro, immutabile, perennemente uguale a se stesso. Il Bitcoin, invece, è un asset che gode ancora di potenzialità. Questo perché fa riferimento a una tecnologia, per giunta una nuova tecnologia: la blockchain. C’è chi paragona lo stato attuale delle blockchain all’internet del 1993. Insomma, siamo agli albori. Presumibilmente, la tecnologia – che va intesa come una forza progressiva – non farà altro che migliorare, risolvendo alcuni problemi tecnici e favorendo il perfezionamento del servizio. Si pensi all’argomento “velocità delle transazioni”. Ad oggi la crescita del Bitcoin è ostacolata dalla lentezza delle transazione, che gli impediscono di giocare un ruolo come mezzo di pagamento. Un limite, questo, destinato a essere superato. Insomma, nonostante le incredibili performance di questa criptovaluta, si segnalano ancora ampi margini di miglioramento.

Infine, va considerato l’aspetto psicologico. Un bene è “rifugio” solo se è considerato tale. Non solo una questione tecnica, di reale opportunità o convenienza, è anche una questione di reputazione, di immagine impressa nella mente degli utilizzatori finali. Certo, da questo punto di vista l’oro è ancora sinonimo di ricchezza, ma anche il Bitcoin non scherza. Anzi, il fenomeno sta assumendo i contorni del mito, della leggenda. Anche e soprattutto la gente comune il Bitcoin e il suo ecosistema rappresentano una specie di albero della cuccagna. Un fenomeno, questo, che certamente gioverà a una ipotetico processo di accostamento tra concetto di bene rifugio e Bitcoin.

Perché il Bitcoin non diventerà mai il nuovo oro

Questi, gli elementi che possono far pensare a una evoluzione del Bitcoin verso lo status di “bene rifugio”. A fronte di questi elementi, però, ce ne sono altri che vanno nella direzione opposta, che dimostrano come no, il Bitcoin non potrà mai prendere il posto del metallo giallo.

Il Bitcoin è molto volatile. L’investitore a lungo termine, e soprattutto quello che cerca sicurezza puntando su un bene rifugio, cerca principalmente una cosa: la stabilità. Paradossalmente, è l’unica opportunità che il Bitcoin, ad oggi, non è assolutamente in grado di fornire. Anzi, il Bitcoin è un bene estremamente volatile. Certo, è inserito in un solido trend ascendente, ma i ritracciamenti sono estremamente forti e frequenti, per giunta poco irregolari. Semplicemente, accade spesso che il prezzo del Bitcoin faccia una repentina marcia indietro. I casi in cui è successo sono numerosi. Per non spingerci molto lontano nel tempo possiamo citare il crollo di inizio novembre, quando in meno di quattro giorno il Bitcoin perse il 25% del suo valore (per poi ripartire più forte di prima). I crolli sono dovuti in genere alla pubblicazione di notizie spiacevoli (es. l’endorsement a un avversario o un commento negativo da parte di una istituzione importante) ma sovente sono solo le dinamiche di mercato a causare la volatilità. Tutto ciò, è ovvio, non si addice a un bene rifugio.

Il Bitcoin è poco prevedibile. Certo, l’investimento a lungo termine, tipico di chi punta sui beni rifugio, non richiede un’attività di analisi tecnica e fondamentale intensiva e frequente come l’investimento speculativo e a breve termine. Ciononostante, studiare le prospettive è ugualmente essenziale. Ebbene, da questo punto di vista il Bitcoin offre ben pochi appigli all’investitori e si configura come uno degli asset più imprevedibili in assoluto. Il motivo di ciò risiede nella quasi totale assenza di market mover strutturati, che esercitano la loro influenza in maniera regolare. Per esempio, i Bitcoin non sottintendono a nessuna politica monetaria, non c’è nessuna banca centrale dietro che ne possa stabilire “il costo” o, per meglio dire, i tassi di interesse. Ciò pone seri problemi per chi vuole approcciarsi al Bitcoin in maniera quanto più possibile scientifica, agendo con il conforto della statistica. Certo, le dichiarazione dei policymaker e dei rappresentati istituzionali esercitano un impatto enorme, ma tali dichiarazioni sono spesso estemporanee e cadono come un fulmine a ciel sereno.

Scarsa capitalizzazione. L’oro esercita la sua influenza sul mondo da svariate migliaia di anni. Il Bitcoin, solo dal 2009. Tutto ciò si riflette necessariamente su un parametro importante, anzi essenziali ai fini dell’associazione di un bene a rifugio degli investitori: la capitalizzazione, ossia la liquidità in circolo. L’oro ha una capitalizzazione enorme, pari a 3 trilioni di dollari. Il Bitcoin, invece, ha una capitalizzazione di appena 45 miliardi di dollari. Insomma, qualcosa come 66 volte in meno.

Panorama incerto. Le criptovalute sono un fenomeno nuovo. Per giunta, sono un fenomeno in estremo fermento. Il successo del Bitcoin ha favoriti la nascita di numerose criptovalute. Alcune sono morte sul nascere, altre invece stanno percorrendo la propria strada. Altre ancora, e questa è la notizia più importante, rischiano di mettere seriamente in pericoloso il predominio del Bitcoin. Pensiamo solo all’Ethereum, che si trova per esempio avanti per ciò che concerne un argomento fondamentale se si parla di valute (siano fisiche o virtuali): la velocità delle transazioni. Sia chiaro, il Bitcoin, se verrò spodestato, non lo sarà né oggi né domani, ma non è un’ipotesi da scartare. Tutto ciò rappresenta un fattore di instabilità che certamente non gioca a favore del Bitcoin, se lo si deve immaginare come il prossimo sostituto dell’oro. Va tuttavia considerato un fatto: se le altre criptovalute crescono e si sviluppano, lo potrebbe fare benissimo il Bitcoin (come in effetti sta facendo mediante le hard fork). E’ tutto molto incerto, appunto.

Conclusioni

E’ ancora troppo presto per pensare a un Bitcoin che possa prendere il posto dell’oro. Certo, speculare intellettualmente si può ma, appunto, una evoluzione in questo senso rimane in mente dei.

Anche perché se analizziamo i pro e i contro di questa ipotesi, vediamo che i pro sono più numerosi dei contro ma questi ultimi pesano di più. Il riferimento è soprattutto alla volatilità e all’instabilità, che sono due aspetti della criptovaluta che incidono in maniera netta su un futuribile percorso evolutivo nel senso del bene rifugio.

Se questi problemi troveranno una soluzione, e il Bitcoin diventerà una valuta stabile, o meglio ancora inserito in un trend ascendente ma costante e moderato, allora si potrà pensare a un passaggio di testimone con l’oro.

Troppi se, per dedicare alla questione un credito superiore a quello attuale.