Il mondo delle criptovalute rischia di essere stravolto da una ICO molto particolare, che si basa su una idea piuttosto semplice ma a cui non c’aveva mai pensato nessuno (il classico uovo di Colombo insomma). Questa criptovaluta è Bunny Token, ed è basata sul… Porno. Esatto, proprio sul porno. Una idea in sé geniale, dal momento che l’industria del porno, o per meglio del sesso (quello legale, si intende), considerato anche il suo indotto, è tra le più floride in assoluto. Si stima che valga intorno ai 100 miliardi di dollari all’anno.

Bunny Token procede dunque da un approccio che, almeno in riferimento alle criptovalute, è stato già adottato da molte realtà: agganciare una valuta virtuale a qualcosa di reale, in modo da assegnare alla stessa un uso pratico, immediato, che vada ben oltre l’intento speculativo del trading online. E’ un modo, da un lato, per svincolare il mondo crypto dalle accuse di inutilità; e dall’altro per combattere su un territorio diverso da quello presidiato dal Bitcoin. Ci stanno provano Telegram e Kodak, e molte altre realtà. Ora ci prova “Bunny”, e lo fa in grande stile. Lo fa legandosi, appunto, a un settore molto florido dal punto di vista economico.

La ICO non è ancora entrata nel vivo, dal momento che siamo al livello delle prevendite, ma già raccolto pareri molto positivi, dimostrando di riuscire, non senza qualche sorpresa, a rispettare le tappe stabilite nel White Paper. A determinare ciò, la solidità del progetto, la già citata semplicità / efficacia dell’idea, ma anche il supporto di chi, con quella industria, ci vive e prospera. Il progetto Bunny Token è supportato, come minimo dal punto di vista promozionale, da alcuni siti molto in vista e alcune pornostar affermate.

In questo articolo parleremo proprio di Bunny Token, specificando l’uso, illustrando le tappe di avvicinamento alla creazione della criptovaluta, riflettendo sulle reali possibilità di successo.

In che cosa consiste Bunny Token

Bunny Token è una criptovaluta che, per ora, esiste solo a livello di token. La sua entrata ufficiale nel mercato è prevista per la fine dell’anno. I token di Bunny sono dei classici token: vengono acquistati e possono essere scambiati. Da questo punto di vista, niente di particolare da segnalare. Stanno però avendo un certo successo, nei limiti della fase in cui si trovano attualmente (pre-vendita), per le promesse che recano in sé. Insomma, il progetto piace perché ha tutte le carte in regola per sfondare e, soprattutto, perché consente di “fare cosa”.

Cosa si potrà fare con la criptovaluta? In primo luogo, si potranno acquistare i servizi dei siti porno convenzionati. Casomai non lo sappiate, il porno gratuito rappresenta solo una faccia della medaglia, quello che si regge sull’advertising, che ha nelle pubblicità il proprio modello di business. Esiste però una pletora di servizi a pagamenti, erogati dai classici account premium, che consentono di accedere a contenuti esclusivi. Ecco, con la criptovaluta Bunny sarà possibile acquistare questi servizi senza utilizzare la valuta tradizionale e i relativi metodi di pagamento. E’ questo il centro del progetto: consentire ai fruitori del porno di acquistare servizi con una criptovaluta.

Come abbiamo specificato all’inizio dell’articolo, Bunny interviene anche sull’indotto, ossia su tutti quei servizi, principalmente di vendita, che ruotano attorno al mondo del sesso. In parole povere, stando al progetto, la criptovaluta potrà essere spesa anche per acquistare prodotti dai sexyshop online convenzionati. Insomma, il progetto “minaccia” di abbracciare una sfera incredibilmente ampia, facendo concorrenza ai sistemi di pagamento mainstream, che per adesso sono gli unici che possano essere utilizzati. E’ ovvio che la buona riuscita del progetto dipenda essenzialmente dalla capacità di attirare nuovi partner. Tanti partner significa un bacino di utenti ampio, e un bacino di utenti ampio vuol dire più persone che acquistano e utilizzano la criptovaluta.

Perché Bunny Token può funzionare

Il progetto è ambizioso, almeno a giudicare dal White Paper e dalle promesse che ha fatto. Tuttavia, ci sono speranze che la criptovaluta abbia successo? D’altronde, non basta avere una buona idea per garantirsi il successo. Per adesso, leggendo i documenti che si possono scaricare dal sito ufficiale, l’infrastruttura della criptovaluta appare solida, quindi i presupposti ci sono. Tuttavia, ci sono altri motivi per cui è lecito pensare che Bunny Token sia un progetto dalle gambe lunghe. Eccone quattro.

Sta andando piuttosto bene. Del piano parleremo più avanti. Per ora basti sapere che il progetto si trova a una fase di prevendita. Questa fase, pur essendo preliminare, e coinvolgendo un numero limitato di persone, è in grado di incidere sul prezzo, in quanto responsabile di eventuali cambi di direzione, in un senso e nell’altro. Ebbene, nonostante il progetto sia agli albori, sta facendo registrare ottime prestazioni, soprattutto dal punto di vista del prezzo. L’ICO è stata lanciata con un prezzo piuttosto basso, almeno in relazione a Ethereum (considerata in questo caso come valuta Benchmark). Ai nastri di partenza, un Ethereum valeva 10.000 Bunny Token, ora ne vale poco più 7.000. Ciò significa che la futura criptovaluta si è rivalutata quasi del 25%.

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I fruitori di servizi porno o legati al sesso sono numerosi. L’idea regge non solo in termini di principio, ma anche dal punto di vista economico. Soprattutto, regge a lungo termine. Il motivo è semplice: i fruitori del porno sono molti. Certo, la maggior parte sono fruitori “gratuiti”, ossia semplici visitatori, che consumano senza spendere. Tuttavia, il numero di persone che spendono sono numerosi. L’orizzonte temporale è lungo proprio per questo motivo. Alcuni settori crollano, altri sono destinati a rimanere in piedi. In termini economici, siamo nel campo dell’anti-ciclicità. Sotto questo profilo, anche se il paragona può apparire azzardato, il porno è un po’ come il settore degli alimentari o il settore farmaceutico.

L’anonimato incoraggerà l’entrata in scena di numerosi clienti. Uno dei tanti motivi per cui chi consuma porno lo fa gratis, risiede nella spinosa questione della privacy. Se si paga un servizio con la carta di credito o con un account Paypal, i movimenti non solo sono tracciabili, ma anche, in un certo senso “scoperti”. Le criptovalute sono anonime per definizione, nei limiti in cui ciò non contraddice le norme nazionale e non intralcia le iniziative di accertamento fiscale. Non è escluso, quindi, che molte persone, ora che grazie a Bunny potranno agire in anonimato, decideranno di fare un passo ulteriore e fruire dei servizi a pagamento. Una tale dinamica non potrà che favorire l’aumento dei partner che aderiscono al progetto, sostenendo di fatto la criptovaluta durante il suo ciclo vitale.

E’ facile da utilizzare. A differenza di molte criptovalute, l’utilizzo di Bunny si preannuncia molto semplice. A dire il vero, per ora non è possibile dire nulla di definitivo in merito, dal momento che esiste solo sotto forma di Bunny. Ma a leggere le dichiarazioni ufficiali, il sito e il White Paper, c’è da ben sperare. I token, come è logico che sia, si potranno convertire in Bunny. Non solo: essi potranno essere acquistati “fatti e finiti” attraverso le tante piattaforme di Exchange già attive. Nello specifico, in cambio di Bitcoin. A questo punto, dopo aver creato un portafoglio di Bunny, si potranno acquistare beni e servizi presso le realtà convenzionate.

Il piano di Bunny Token

Il piano è molto semplice e lineare. Esso si articolare in più fasi. In totale, alla prima tornata (non sono escluse più ICO), il progetto consiste nella vendita di circa un miliardo di token, che equivalgono a 100.000 Ethereum. Il progetto è a tempo, almeno per ora, sicché se allo scadere del termine alcuni token risulteranno invenduti essi verranno “bruciati”.

I token non verranno venduti tutti alla stessa maniera. Il 70% dei Bunny Token verranno venduti pubblicamente, ai privati. Il 15% verranno venduti alle aziende. Il 7% rimarrà al team, a mo’ di compenso. Il 5% verrà venduto in formato prevendita privata. E il 15% sarà destinato al Bounty.

Le fasi previste sono le seguenti. Dal 13 marzo al 25 aprile i token verranno venduti in prevendita. Il 25 aprile inizia la vendita pubblica, la quale durare fino al 25 maggio. Questa data è considerata come il termine dell’ICO.

Si capisce che il vero banco di prova della criptovaluta inizierà il 25 aprile, quando essa sarà ufficialmente aperta al pubblico. Lì si testerà il favore dell’utenza, e quindi le reali possibilità di successo.

Cosa succede dopo la ICO. Anche per le fasi successive gli sviluppatori hanno redatto una precisa road map. Nello specifico:

Terzo trimestre 2018, Quotazione Exchange. I responsabili del progetto, almeno a quanto si legge sul sito, hanno già stabilito dei contatti con le più importanti piattaforme di Exchange. La criptovalute sarà quindi disponibile verso la metà dell’anno.

Terzo trimestre 2018. I token invenduti verranno eliminati. Questo è senz’altro un segnale di serietà e di trasparenza, di cui non tutte le valute virtuali hanno dato dimostrazione.

Terzo trimestre 2018, Airdrop. Questo è un incentivo interessante. Chiunque abbia conservato i token, quindi non li abbia venduti, riceverà dei token aggiuntivi, quindi potranno usufruire del servizio Bounty. La quantità di token riservata a ciò è consistente, ed è pari al 3% del totale (quindi 33.333.333 token).

Quarto trimestre 2018 – primo trimestre 2019, lancio del portafoglio. A questo punto, la criptovaluta inizierà a essere operativa. I possessori potranno acquisire un portafoglio (disponibile sia per pc che per smartphone) e iniziare a spendere i propri Bunny.

Secondo trimestre 2019, espansione della base dei clienti. Stando alla roadmap, a questa data il servizio sarà già entrato a regime. Dovrebbero essere già stati stipulati accordi con 200 o più realtà del settore, tra siti porno, pornostar ed e-commerce.

Infine, alla fine del 2019, i responsabili del progetto credono che Bunny possa essere diventata una delle più importanti criptovalute del mercato, in senso assoluto (quindi considerando anche gli altri settori).

Alcune info specifiche

Sul sito ufficiale si leggono di altri elementi che fanno ben sperare. Per esempio, le realtà che, in modi diversi, supportano il progetto, o che lo consigliano. Tra essi spiccano Cointelegraph, BlockOnomi, CoinSchedule, CoinGecko, TrackIco, TokenTops, IcoBench, CoinCodex, IcoRanker, IcoSlot e soprattutto Bitcoin.com (e tanti altri).

Una delle domande più frequenti riguarda l’investimento minimo, in quanto esso incide sulla reale possibilità di acquistare la criptovaluta. Secondo gli sviluppatori, si potranno acquistare Bunny per un valore di almeno 0,1 Ethereum o 0,009 Bitcoin. Il che, tradotto in euro, fa una cinquantina di euro. Insomma, Bunny è alla portata di tutti.