Il mondo delle criptovalute è andato complicandosi negli ultimi anni, e soprattutto nel corso del 2017. L’ascesa formidabile e repentina del Bitcoin ha trascinato nell’arena un grande numero di valute virtuali, alcune nate per l’occasione, e posto in tavola dei temi che, fino a quel momento, non erano nemmeno stati presi in considerazione. Tra questi temi spiccano la fiscalità, il ruolo delle criptovalute nell’economia reale, l’impatto sulla finanza e via discorrendo. Il dibattito è acceso su tutti i fronti e certamente ispirerà cambiamenti, i quali incideranno non solo sullo strumento cripto-valutario in sé, ma anche nella sfera, ben più estesa, delle transazioni digitali, del commercio internazionale e del trading.

Sulla scorta di questi temi, che alla fine dei giochi simboleggiano delle domande cui è necessario dare risposta, possiamo dedurre alcune delle tendenze che quasi sicuramente, o molto probabilmente, si svilupperanno nel corso dei prossimi anni.

La questione fiscale

E’ ragionevole pensare che la questione fiscale occuperà buona parte del dibattito pubblico attorno alle criptovalute. Il motivo è semplice: le criptovalute stanno generando molta ricchezza e, per adesso, questa ricchezza viene difficilmente tassata. In primis perché mancano nella maggior parte dei casi norme che possano costringere, o almeno prevedere, il pagamento di tasse sugli introiti bitcoin. Secondariamente perché, laddove queste norme fossero previste, sarebbe difficile stanare gli evasori. Se è vero, infatti, che i conti correnti sono tenuti d’occhio dalle varie “agenzie delle entrate” nazionali (almeno in molti paesi è così), i wallet di criptovalute sono inseriti ancora in una zona grigia.

In ogni caso, la questione verrà discussa e probabilmente si troverà una soluzione. Fermo restando che le probabilità che le normative si rivelino omogenee sono piuttosto basse, ad oggi. Più probabile che ogni governo farà di testa propria. La conseguenza di questa eterogeneità sarà un flusso notevole di criptovalute tra un paese e l’altro. Gli investitori, infatti, si muoveranno dove la tassazione sarà di volta in volta più favorevole.

In Italia, comunque, i detentori di Bitcoin e similari devono stare attenti. Anche qualora utilizzassero i wallet, una conversione in euro o in dollari presso un conto italiano o estero non passerebbe inosservato. E’ bene, quindi, chiamare l’Agenzia delle Entrate e chiedere istruzioni sul da farsi.

Va comunque fatta una specificazione. Il trading sulle criptovalute, in un certo senso, è già ben tassato. Il riferimento è al trading con prodotti derivati, in cui le criptovalute appaiono solo come sottostanti. In questo caso, la normativa sui capital gain è più che sufficiente a inquadrare la questione.

Il numero di utenti di criptovalute è destinato ad aumentare

La sensazione è che sarà difficile tornare indietro. Le criptovalute hanno assunto un certo ruolo nel trading a livello globale ed è improbabile che tornino nell’oblio. A meno che, ovviamente, non si verifichi uno scandalo enorme, oppure misteriosamente il Bitcoin si riveli essere una bolla in via di esplosione. Il riferimento è, nello specifico, a chi associa le criptovalute ai tulipani olandesi del XVII secolo (il primo caso di bolla finanziaria della storia). Il peggio, almeno per ora sembra passato, ed è improbabile che si ritorni a paure di questo tipo.

Il peggio è passato poiché il Bitcoin e altre criptovalute benchmark, dopo un periodo difficilissimo a cavallo tra il 2017 e il 2018, caratterizzato anche da un certo numero di ricadute, sembra che si siano riprese, pur nel segno dell’estrema volatilità che da sempre “colora” il mercato delle valute virtuali.

Ad ogni modo, le criptovalute saranno ancora protagoniste – almeno è questo l’auspicio – dei mercati e questo porterà sempre più persone ad acquistarle, sia per investimenti a lungo termine che per investimenti speculativi. L’unico vero ostacolo a questa tendenza è la volatilità, laddove questa si svincolasse dai ritmi sostenuti di questi anni e, a quanto pare, accettati come fisiologici dai detentori della criptovaluta.

A giocare a favore di una diffusione saranno anche altri fattori. In primo luogo, il perfezionamento delle tecnologie, che renderanno le transazioni più semplici e sicure. Secondariamente, l’interesse dei grandi investitori, che potranno utilizzare le valute virtuali in contesti concreti e finalità altrettanto concrete. Il riferimento più recente è alla futura “crypto” di Kodak e a quella di Telegram. Tutto ciò gioverà alla reputazione delle valute virtuali, e quindi la loro richiesta aumenterà. Infine, le ICO diventeranno sempre più complesse e attrattive, e quindi porteranno acqua al mulino del mondo crypto, incidendo in maniera netta e inequivocabile sulla domanda.

La questione dei pagamenti

Prima che le criptovalute diventino uno strumento di pagamento efficace e quotidiano, ne passerà di acqua sotto i ponti. Su questo non ci possono essere dubbi di sorta. Sono numerosi gli ostacoli che separano le valute virtuali dallo status di valuta effettiva, corrente. In primo luogo, le transazioni sono ancora lente, e sebbene qualcosa sia stato fatto in merito gli standard delle valute tradizionali non sono vicini. Secondariamente, la questione della sicurezza non è ancora stata sviscerata a dovere e in maniera definitiva. Infine, la volatilità è alta e non accenna a diminuire.

Tuttavia, segnali di diverso tipo stanno emergendo con una certa forza. Nello specifico, segnali che il passaggio da mero strumento speculativo a mezzo di pagamento efficace ed effettivo non è così lontano, e sicuramente non è utopistico. Si pensi a LitePay, il servizio di Litecoin che consente di spendere la criptovaluta per fare gli acquisiti. In breve, dei wallet ufficiali verranno agganciati a una carta di debito VISA (detta appunto LitePay) che servirà a convertire Litecoin in dollari al momento del pagamento. Una rivoluzione, questa, che non tarderà a coinvolgere le altre criptovalute.

Plus Post

Da questo punto di vista fa fede, o potrebbe fare ben sperare, la dichiarazione di Trevor Koverko, CEO di Poymath, una società che sviluppa tecnologie per la blockchain, secondo cui non è questione di “se” ma di “chi” farà il passo definitivo: “Attualmente Bitcoin viene utilizzato come risorsa speculativa e riserva di valore, ma quando emergono soluzioni di scalabilità come Lightning Network (una soluzione per rendere più rapide le transazioni, ndr), l’utilità di Bitcoin non potrà che aumentare insieme al suo prezzo: la vera domanda è, sarà la bitcoin ‘main chain’ che ha il coraggio di adottare questi aggiornamenti, o sarà un’altra catena come Bitcoin Cash?”

La diversificazione

E’ una tendenza già in atto, ma si intensificherà nei prossimi anni. Gli investitori diversificheranno i propri portafogli. Se in passato dire criptovalute e dire Bitcoin era la stessa cosa, ora è tutto diverso. Il panorama si è arricchito da numerose valute virtuali, buona parte delle quali dotate di una loro precisa identità. Già oggi, chi investe sulle criptovalute e lo fa o intende farlo con cognizione di causa, non si limita a possedere o scambiare Bitcoin ma, operano uno studio approfondito sulle varie valute, crea un portafoglio diversificato. E’ un approccio che a determinate condizioni paga, anche perché identico a quello messo in campo dagli investitori “extra crypto”. Insomma, la diversificazione è un bene sempre e comunque.

Ci sono vari elementi che lasciano pensare a una crescita dell’appoggio “diversificante” da parte degli investitori. Ecco quali.

Specializzazione. Una criptovaluta non vale l’altra. Da sempre è così. Tuttavia, la specializzazione delle tecnologie e la loro differenziazione marcherà certamente (più di quanto non sia ora) il confine tra le varie criptovalute. Ciascuna crypto sarà ben riconoscibile, e quindi potrà essere presa in considerazione come elemento a sé stante. Dinamica, questa, che favorisce la diversificazione del portafoglio.

Conoscenza sempre più diffusa. L’investimento delle criptovaluta sta prendendo un tono sempre più professionale. Merito dell’esperienza, ovviamente. Si stanno formando, infatti, una certa dottrina e una certa pressi intorno all’argomento. Una delle conseguenze è la diffusione di un approccio più razionale ed efficace, che vede appunto come protagonista la diversificazione. Molto banalmente, gli investitori diversificheranno sempre di più perché impareranno come fare.

Offerta in crescita. E’ ovvio: se aumenta il numero delle criptovalute in circolo, è più probabile che queste vengano prese in considerazione, e quindi inserite nei vari portafogli. Il risultato è, anche in questo caso, una crescente tendenza alla diversificazione.

Gli investitori istituzionali

Un’ultima tendenza sarà il crescente interesse da parte degli investitori istituzionali. Questa è una semplice conseguenza dell’aumento della reputazione delle criptovalute, innescata da vari elementi e in primo luogo dall’entrata in scena delle grandi realtà industriali e di alcune multinazionale. Se un’azienda come Telegram investe nelle criptovalute, allora vuol dire che qualcosa di buono c’è, anche se lo fa creando una valuta virtuale di sana pianta.

Questo aumento della reputazione spingerà gli investitori istituzionali a considerare le criptovalute come un buon investimento. Ciò non accadrà nell’immediato, in quanto prima di ponderare scelte importanti dal punto di vista strategico gli investitori istituzionali si riservano molto tempo per decidere. Certamente, è una possibilità tutt’altro che remota.

A decidere sul futuro di Bitcoin e compagni, da questo punto di vista, inciderà la volatilità. Infatti, secondo Mike Poutre, CEO di The Crypto Company: “Una minore volatilità in Bitcoin permetterà una migliore espansione delle criptovalute alternative. Prevedo che l’industria delle criptovalute raggiungerà una capitalizzazione di mercato di 5 trilioni di dollari entro la fine del 2018”.

Premesso che per ora garanzie in merito non ce ne sono. La volatilità rimane alta e, per quanto accettata a un livello intellettuale, non può mai esserlo se l’obiettivo è investire nel lungo periodo. A mettere in guardia sono i numeri, sui quali non si possono avere dubbi, ma anche alcuni eminenti figure del mondo crypto. A tal proposito, ha fatto scalpore una dichiarazione di Vitaly Buterin, il fondatore di Ethereum, che squarciato il velo di maya delle criptovalute e parlato con estrema franchezza. “Le criptovalute sono ancora un’assett class iper-volatile e potrebbero crollare all’improvviso fino a valere zero. Non bisogna investirci più di quanto si è disposti a perdere”.

Mondo crypto regolamentato

La tendenza è già in atto, e sicuramente nei prossimi due anni si intensificherà. Per così dire, il dado è tratto. Sicuramente per il Bitcoin, probabilmente per Ethereum, in un futuro prossimo per altre criptovalute importanti e sicure. Il riferimento è alla cooptazione nei mercati regolamentati, all’ingresso dei future dei Bitcoin nel CBOE e CME. Un ingresso che non è stato indolore, dal momento che è stato seguito da un crollo del valore della criptovaluta (anche se la correlazione non è certa). Alcuni, infatti, vedono in questa evoluzione qualcosa di negativo per l’indipendenza della valuta.