Il Bitcoin sta nuovamente tenendo banco nelle discussioni ad alto livello, tra investitori e analisti. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: un calo radicale, che dura ormai da molto tempo, che piano piano sta assumendo le sembianze di un vero e proprio crollo.

C’è chi parla già di scoppio della bolla, come sempre quando il Bitcoin si trova in difficoltà. Se la fine del mercato crypto appare una ipotesi assai improbabile, così non è per la prosecuzione del trend discendente. Certo, operare delle stime realistiche, quando si parla delle criptovalute, è impossibile: sono asset molto volatili, imprevedibili. 

Uno spunto interessante, e perché non salvifico per tutti gli investitori di Bitcoin, è dato dalla comprensione dei fattori che stanno causando questo calo/crollo. Ne parliamo qui.

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Bitcoin, secondo trimestre 2022: una situazione fluida

Il trend discendente del Bitcoin ha sorpreso un po’ tutti, almeno coloro che non sono addentro ad alcune dinamiche tecniche, che riguardano il mining.

Anche perché fino a novembre 2021 la criptovaluta più famosa del mondo sembrava godere di ottima salute. Anzi, aveva raggiunto i massimi di sempre l’8 novembre con 67.582 dollari. A questo picco è seguito un calo, brusco, ma limitato nel tempo: dopo un paio di mesi il trend aveva ripreso la sua corsa positiva. Poi, a partire da marzo 2022, il crollo, che in alcune sessioni è apparso quasi verticale. Attualmente, a giugno, il Bitcoin si posiziona stabilmente sotto i 30.000 dollari. 

Dinamiche simili hanno riguardato anche le altre criptovalute. D’altronde, sono tutte molte correlate tra di loro, e per questioni tecniche (condividono spesso la tecnologica e quindi le criticità), e per questioni di natura simbolica: il Bitcoin è la prima criptovaluta a conquistare la ribalta, la più famosa e la più scambiata, dunque funge da benchmark, in un certo senso da market mover

Sicché, performance simili, se non peggiori, hanno coinvolto Ethereum e Litecoin. Più contenuto il calo delle criptovalute di “utilità”, che sono parzialmente sganciate dalle dinamiche di mercato, come Solana e Ripple

Alcune cause plausibili del crollo del Bitcoin

A cosa è dovuto il calo del Bitcoin e, in generale, delle criptovalute? La risposta più semplice, ma non necessariamente la più precisa è: alle tensioni geopolitiche. Quando si mette male, quando imperversa la burrasca, si tende a rifugiarsi negli investimenti più solidi, meno volatili, qualità che non sembrano appartenere alle criptovalute. In questa prospettiva, è ovvio che a un aumento delle vendite corrisponda un calo delle quotazioni.

Ma c’è chi si spinge più in là, e ricerca motivazioni più tecniche. Lo ha fatto il portale Cointelegraph, tra i maggiori hub di analisi sul mondo crypto.

La tesi di fondo sarebbe che a causare un’accelerazione del calo, almeno nelle fasi più recenti, siano stati i… Trimestrali di Nvidia. Cosa c’entra il celebre produttore di schede grafiche con il Bitcoin? Beh, c’entra parecchio. Infatti, i suoi processori sono molto utilizzati dalle aziende di mining.

Ora, Nvidia ha fatto registrare un calo delle vendite pari al 33%. Si vendono meno schede, probabilmente per l’ormai nota difficoltà a reperire materie prime. Ciò starebbe ponendo ostacoli per quanto riguarda il mining, e di conseguenza un restringimento dell’offerta.

In condizioni normali, questo farebbe aumentare il prezzo del Bitcoin. Ma a queste condizioni, ovvero in un periodo di “sofferenza e penuria” oltre le aspettative, tale dinamica genera forti timori e quindi l’uscita dal mercato di molti investitori. Da qui, l’aumento delle vendite e il calo delle quotazioni. 

Bitcoin, addio alle aspirazioni da bene rifugio?

Al netto delle dinamiche innescate dai dati di Nvidia, le tensioni geopolitiche non vanno poste in secondo piano. Ciò pone in essere una riflessione su uno dei temi cari agli investitori di Bitcoin, ovvero la trasformazione della criptovaluta in bene rifugio. D’altronde, è stato più volte salutato come il “nuovo oro”. 

Ecco, se è vero che a causare il crollo del Bitcoin sono anche le tensioni geopolitiche, è evidente che la criptovaluta non stia venendo usata come bene rifugio. Dunque, le speranze circa un’evoluzione in tal senso dovrebbero essere poste come minimo in stand-by.