Molti investitori attendono l’esordio di un ETF sul Bitcoin in quanto intravedono nelle criptovalute un’occasione di investimento sano, allorché legato (legittimamente) ai più raffinati e spinti principi della speculazione.

Le prospettive – per loro – sono più rosee del previsto. Merito di una sentenza americana che ha sconfessato una pronunciazione della SEC, tradizionalmente scettica nei confronti di Bitcoin e affini.

Vediamo insieme di cosa si tratta.

Perché un ETF sui Bitcoin

Gli ETF, per esteso Exchange Trade Fund, sono tra gli strumenti finanziari più apprezzati dagli investitori. Si caratterizzano per la capacità di replicare le performance degli asset, trasformando in rendimenti (o in perdite) le oscillazioni di prezzo. Questa formula piace in quanto restituisce all’investitore la possibilità di prevedere, certo con un buon margine di errore, le prestazioni del fondo. D’altronde, è più semplice analizzare le prospettive a breve e medio termine di un asset “secco” piuttosto che di uno strumento di risparmio gestito.

Alla luce di ciò, possiamo definire gli ETF sui Bitcoin (che sono ancora ipotetici) come strumenti di risparmio gestito che seguono le performance del Bitcoin.

Gli ETF sui Bitcoin sono particolarmente attesi per tutti una serie di motivi.

Tanto per cominciare, aggiungerebbero un tassello importante al processo di normalizzazione di Bitcoin, un processo che per ora sta andando relativamente bene, se si considerano le performance di questo 2023, improntate (almeno rispetto agli altri anni) sulla stabilità.

In secondo luogo, darebbero agli investitori un nuovo strumento per sfruttare le potenzialità del Bitcoin senza acquistarlo direttamente, con tutti i rischi che ciò comporta. Per giunta, uno strumento ben codificato, le cui caratteristiche hanno già dimostrato di funzionare.

Infine, gli ETF su Bitcoin conferirebbe agli investitori più dinamici la possibilità di diversificare inserendo nel portfolio uno strumento affine le criptovalute, ma rimanendo comunque nell’alveo degli strumenti “ordinari”, come sono oggi considerati gli ETF.

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Il caso Grayscale

Fino a qualche anno fa un ETF sul Bitcoin era considerato impossibile. Ora  le prospettive sono cambiate. Come già accennato, il merito va al caso Grayscale.

Grayscale è un gestore di asset crypto che qualche tempo fa ha realizzato un prototipo di ETF sui Bitcoin, sulla base di un fondo over the counter già basato sulla celebre criptovaluta. Tuttavia, questo ETF è stato bocciato senza mezzi termini dalla SEC, il massimo organo di controllo americano sugli investimenti. Fin qui, niente di nuovo sotto il sole: di tanto in tanto, alcune realtà più o meno importanti tentano di “far passare” un ETF a base crypto.

Grayscale ha però deciso di fare ricorso direttamente in tribunale. E proprio qui è giunto il colpo di scena: la corte d’Appello degli Stati Uniti ha accolto il ricorso. Sia chiaro, non è entrata più di tanto nel merito, ha semplicemente dichiarato la decisione della SEC “ingiusta” per mancanza di spiegazioni, giudicandola di fatto arbitraria.

Ciò non significa autonomamente che l’ETF sia stato approvato, in quanto la decisione dev’essere comunque presa dalla SEC. Quest’ultima, tuttavia, è chiamata ora a entrare pesantemente nel merito, a fornire giustificazioni concrete alla negazione del permesso. Un’impresa complessa, se si dà adito ad alcune dichiarazioni di celebri opinionisti, che considerano il progetto di Grayscal più che accettabile e affidabile.

A riconoscere l’importanza della sentenza della corte d’Appello degli Stati Uniti è stato, tra gli altri, James Seyffart, analista ETF di Bloomberg. Secondo lui, le probabilità di vedere un ETF nei prossimi mesi, sia esso di Grayscale o di qualsiasi altro concorrente, sono aumentate in modo considerevole.

Non bisogna dimenticare, infatti, che Grayscale non è certo l’unica società attiva sul fronte ETF. Attualmente, la SEC sta vagliando le richieste di Blackrock, Bitwise, Vaneck, Invesco, Fidelity, Valkyrie.

Cosa cambia con un ETF sui Bitcoin

Secondo i più ottimisti, gli ETF sui Bitcoin sono solo questione di tempo. Alla luce di quanto accaduto fin qui, e di un processo di normalizzazione che appare comunque lineare, potrebbe trattarsi di un passaggio obbligato.

Di certo, l’esordio di un ETF sul Bitcoin pienamente legale e quindi approvato dalla SEC determinerebbe un cambiamento di percezione circa le criptovalute. Queste smetterebbero di essere viste come strumenti pericolosi sempre e comunque, quasi per definizione, e inizierebbero a essere visti come asset certo “borderline” ma in grado di esprimere una propria dignità. 

Il coinvolgimento di alcuni fondi di assoluta importanza, come Blackrock e Invesco, sembra sostenere questa ipotesi e suggerire la possibilità che questo nuovo corso inizi presto.

A fare da garanzia, tuttavia, sono soprattutto le prestazioni di Bitcoin. La criptovaluta ci ha abituati a oscillazioni “terribili”, a perdite catastrofiche e a poderosi balzi in avanti. Attualmente, mantiene una spiccata volatilità, ma sembra aver acquisito la capacità di mantenersi entro un range tutto sommato ristretto. Infatti, è da inizio primavera 2023 che non scende al di sotto dei 24.000 dollari. Allo stesso tempo, i suoi massimi non sono andati oltre i 31mila e rotti.