Ci siamo: finalmente anche la BCE si è dichiarata disposta a compiere il grande passo. La strada, per quanto ancora agli inizi, sembra essere stata tracciata. Anche la Banca Centrale Europea, al pari dell’omologa cinese, si appresta a progettare una criptovaluta. Una novità non da poco, se si considera quanto in passato la massima istituzione finanziaria del continente ha avuto modo di dichiarare sulle valute virtuali. Dichiarazioni che, nella stragrande maggioranza dei casi, si sono rivelate di segno negativo.

Ne parliamo in questo articolo, rivelando cosa bolle nella pentola della BCE (stando alle poche notizie attualmente a disposizione) e ragionando in maniera quanto più possibile approfondita sia sulle caratteristiche dell’euro digitale, sia sull’impatto che la presenza di una criptovaluta targata BCE eserciterà sul mondo delle valute virtuali e non solo.

Cosa bolle nella pentola della BCE

A dire il vero, le notizie ufficiali scarseggiano. In compenso, le voci di corridoio si moltiplicano giorno dopo giorno. Dopotutto, quello che si preannuncia è un vero e proprio cambiamento epocale, il quale promette conseguenze sia dal punto di vista prettamente operativo, riguardanti quindi pagamenti, sia nell’approccio generale alla questione monetaria.

Molto banalmente, la presidentessa della BCE Christine Lagarde ha fatto una dichiarazione che difatti ha aperto la strada alla creazione da parte della Banca Centrale Europea di una propria criptovaluta. Le affermazioni della lagarde hanno riguardato la necessità della massima istituzione finanziaria del continente di adeguarsi ai tempi correnti, e di affrontare con strumenti propri la transazione tra i pagamenti in contanti e pagamenti in digitale. Nello specifico, la Lagarde ha manifestato la necessità di porre in essere strumenti appositi “qualora ce ne fosse il bisogno”.

Se queste dichiarazioni sembrano semplicemente possibiliste ma corrispondenti a un nulla di fatto, sappiate che in verità è stata tracciata una prima road map. il riferimento è all’appuntamento che la stessa BCE ha organizzato per metà novembre con i rappresentanti del mondo accademico, del settore delle finanze e degli investimenti, con le istituzioni. Incontro che avrà come scopo la raccolta di pareri, opinioni e proposte proprio circa la creazione di una valuta digitale da parte della Banca Centrale Europea.

A quanto pare, quindi, la BCE fa sul serio. Ciò stupisce alla luce delle dichiarazioni fatte in precedenza, le quali spesso si sono rivelate aspre, ma non stupisce più di tanto alla luce dei movimenti che si ravvisano in seno al mondo delle criptovalute, soprattutto in riferimento agli “incroci” con le vicende delle istituzioni (per giunta a massimi livelli). Il riferimento, in questo caso, e ovviamente all’attivismo cinese circa lo sviluppo di una criptovaluta proprietaria.

Il nodo del design tecnologico

Gli ottimismi sono in qualche modo giustificati. Le speranze di vedere realmente una criptovaluta targata BCE sono concrete, e ciò è risultato palese dalla pubblicazione della notizia riguardante proprio l’incontro con gli stakeholder. Da qui a considerare l’affare concluso il passo è troppo lungo. In effetti, si sa ancora pochissimo circa questo progetto e probabilmente ne sa poco anche la BCE stessa. In parole povere, tutto o quasi è ancora da decidere.

Il riferimento è ovviamente al design tecnologico che caratterizzerà questa valuta virtuale. Non sono questioni di lana caprina, bensì aspetti che incidono in maniera profonda sia sulle speranze di successo del progetto sia sulle reali funzioni che esso ricoprirà. Il nodo principale riguarda proprio la questione della decentralizzazione.

Di norma, le criptovalute sono nate per essere decentralizzate, ovvero per non avere alle spalle alcuna istituzione in grado di manipolare l’offerta, a differenza di quanto accade per le valute tradizionali. Tuttavia, la criptovaluta cinese ha dimostrato al mondo che può esistere una valuta che sia lo stesso tempo virtuale è ben poco decentralizzata. Dunque, quale assetto assumerà la criptovaluta della Banca Centrale Europea? 

Ovviamente non è dato saperlo. Tuttavia è possibile avanzare qualche ipotesi. quella più probabile vede la criptovaluta come una sorta di ibrido tra crypto strong (pienamente decentralizzata) e crypto soft (totalmente centralizzata). E’ improbabile infatti che la BCE possa varare un progetto simile al Bitcoin, ma non è nemmeno così scontato che segua le orme dei colleghi cinesi.

Un’altra questione, che in qualche modo è un corollario della precedente, riguarda invece il valore della criptovaluta. Esso sarà totalmente libero e suscettibile degli scambi o piuttosto sarà ancorato all’euro vero e proprio? Anche in questo caso non stiamo parlando di sottigliezze, tutt’altro.

Anche perché, se l’euro digitale seguirà i movimenti dell’euro tradizionale, allora potrebbe essere considerato come una “seconda moneta unica”.

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Se, di contro, la criptovaluta viaggerà a briglie sciolte allora potranno emergere dinamiche molto interessanti e allo stesso tempo imprevedibili. Per esempio, potrebbe diventare uno strumento di speculazione. Su questo aspetto la Banca Centrale Europea è chiamata a prestare la massima attenzione, in quanto proprio in virtù di questo meccanismo un progetto che è nato per essere un mezzo di pagamento è diventato uno strumento di pura speculazione (o quasi). il riferimento è ovviamente al Bitcoin.

Cosa cambia per il mondo delle criptovalute

Se si vuole sviscerare a fondo la questione, è impossibile non trattare l’argomento delle conseguenze e dell’impatto del progetto della banca centrale sul mondo delle criptovalute in generale. D’altronde, la novità è troppo grande per ignorare le conseguenze in tutto il comparto.

Certamente, se il progetto prenderà forma, esso si rivelerà un colpo messo a segno a favore delle criptovalute nella loro accezione più ampia. Il che è già da solo un qualcosa di cui tenere conto, anche perché, come abbiamo ricordato qualche paragrafo fa, la posizione della BCE sulle criptovalute non è mai stata tenera. Di certo, il concetto di valuta virtuale assumerà una forma non solo più definita ma anche una dignità del tutto nuova. In breve, le valute virtuali potranno svincolarsi al circuito vizioso della demonizzazione che le ha perseguitate fino a questo momento.

Un’altra conseguenza potrebbe riguardare gli standard imposti agli sviluppatori. Se la criptovaluta della Banca Centrale Europea si rivelerà affidabile, in grado di “tenere” il mercato, realmente utile a investitori e persone comuni, allora potrebbe essere presa ad esempio e a modello da tutti coloro che, da quel momento in avanti, desidereranno sviluppare una valuta virtuale.

Sia chiaro, che l’euro digitale funzioni non è affatto scontato punto. D’altronde, non sarebbe la prima criptovaluta di Stato (se così si può chiamare) a fallire. Le vicende del venezuelano Petro sono ancora ben impresse nella mente degli appassionati di criptovalute. Analogamente, anche i progetti privati, ma supportati dalle multinazionali, stanno incontrando molte difficoltà. Qui il pensiero corre certamente al Libra di Facebook.

Infine, una serie di conseguenze si potranno registrare anche a un livello più elevato, Anzi più esteso: stiamo parlando dell’impatto sul sistema dei pagamenti e sul mondo finanziario in generale. C’è il concreto rischio che la criptovaluta della Banca Centrale Europea fissi nuovi standard non solo per quanto riguarda le valute virtuali ma anche per ciò che concerne le valute vere e proprie. Non è utopico pensare a una situazione in cui, quasi a cascata, anche le altre valute tradizionali (specie quelle importanti) inizino ad adottare strumenti simili alla criptovaluta della Banca Centrale Europea.

Ovviamente, siamo nel campo della speculazione intellettuale e delle ipotesi più ardite. Tuttavia, sarebbe anche nella natura delle cose assistere a una evoluzione, se non radicale, almeno “spinta” dell’assetto monetario internazionale.

Non rimane quindi che attendere i futuri sviluppi e guardare con interesse al cammino che la Banca Centrale Europea ha appena iniziato.