Il termine Fork è diventato di uso comune per tutti gli investitori di criptovalute. Indica, infatti, un evento che negli ultimi anni si è verificato spesso, e che genera conseguenze notevoli per il mercato. Conseguenze che, sia chiaro, possono essere positive e negative. L’importante è in qualche modo governare il fenomeno, non subirlo, e anzi sfruttarlo per il proprio profitto. Per farlo, è necessario comprenderne a pieno il significato. In questo articolo parleremo delle Fork, descriveremo cosa sono realmente, e porteremo alcuni esempi di Fork famose, nonché una panoramiche di quelle del 2018.
Cosa sono le Fork
Partiamo dalla traduzione letterale del termine. Fork è una parole inglese che significa “biforcazione”. Ed esattamente di questo si tratta, di una biforcazione. Nello specifico, della blockchain.
Per comprendere come questo concetto si ricolleghi alla realtà dei fatti, è necessario capire le dinamiche di titolarità di una criptovaluta. Anche quando un individuo possiede la criptovaluta (e quindi non utilizza CFD e altri prodotti finanziari derivati), anche qualora li detenesse all’interno di un wallet, egli non avrebbe nulla in mano. Non esistono criptovalute, infatti, al di fuori della loro blockchain, ossia del registro condiviso che consente da un lato di gestire le transazioni e dall’altro di garantire la sicurezza delle stesse (e un certo grado di protezione dagli attacchi informatici).
Quando si verifica una Fork, la blockchain si divide in due parti, ognuna delle quali, pur conservando la memoria storica delle transazioni fino al momento della divisione stessa, andrà per la sua strada.
Dal punto di vista concreto, una Fork crea un variante della criptovalute originale. Produce, quindi, uno sdoppiamento. Per capire le reali conseguenze, però, è necessario fare una distinzione tra Hard Fork e Soft Fork.
Hard Fork. E’ una biforcazione vera e propria, che produce due strade che non si incontreranno mai, che si posizioneranno sempre in un rapporto di assoluta divergenza. In pratica, la Hard Fork crea una seconda criptovaluta a tutti gli effetti. E’ un modo, se vogliamo, di “riciclare” il codice, per sollevare lo sviluppatore dalla necessità di scrivere un codice daccapo. In questo caso, le due monete non sono interscambiabili. Ossia, chi ha la criptovaluta B non potrà convertirla nella criptovaluta A, se non attraverso i canali soliti (trading). Un esempio di Hard Fork è quella che ha portato alla nascita del Bitcoin Cash, che con il Bitcoin classico condivide una parte di codice, il nome e null’altro. Che siano due valute a sé stanti risulta evidente dalla differenza di quotazioni. Hanno oggettivamente preso due strade diverse.
Soft Fork. Discorso radicalmente diverso per le Soft Fork. Esse possono essere considerate come degli aggiornamenti di software. Proprio come quando si aggiorna un software, esistono due varianti, una aggiornata e una meno. Esse però sono compatibili. Le Soft Fork non danno vita a due monete distinte, bensì a due versioni della stessa moneta. Dal punto di vista concreto, non cambia nulla. Si gioca tutto a livello di codici e, ragionevolmente, di prestazioni. Le Soft Fork sono spesso temporanee, in quanto strumento per risolvere alcuni problemi. Nella stragrande maggioranza dei casi, dopo un periodo di “convivenza”, la variante originaria – quella difettosa- viene integrata nella seconda. Insomma, le Soft Fork rappresentano un metodo per modificare il codice senza che ciò danneggi chi detiene la criptovaluta, quindi all’insegna della discrezione.
Perché si realizza una Fork, sia essa hard o soft? I motivi principali sono due. Il primo consiste nella risoluzione di un bug, o di un errore strutturale. In questo caso, la parte originale viene messa in secondo piano e tutte le future transazioni si trasferiscono nella seconda parte. Il secondo motivo ha invece una natura strategica, e procede dalla volontà di differenziare il prodotto, in modo da occupare più segmenti di mercato. E’ il caso delle Fork del Bitcoin, per esempio: che cos’è il Bitcoin Cash se non una variante del Bitcoin riservata, potenzialmente, alle transazioni vere e proprie (quindi coerente con il concetto di mezzo di pagamento) da contrapporsi a Bitcoin classico, che altro non è che un asset di investimento speculativo?
Le Fork del Bitcoin
Le Fork più famose sono, logicamente, quelle che riguardano il Bitcoin. Stiamo parlando di Bitcoin Cash e Bitcoin Gold. Sono recenti, nate rispettivamente il 1° agosto 2017 e il 25 ottobre 2017. Niente di improvviso, sia chiaro: il loro esordio è stato preceduto prima da una fuga di notizie e poi da contenuti informativi che da un lato servivano a incentivare il futuro utilizzo delle nuove criptovalute, dall’altro a rassicurare gli investitori. L’esperimento era difficile, dal momento che era la prima volta che il Bitcoin si sdoppiava e produceva versioni differenti di sé. Un esperimento, a quanto pare, riuscito, almeno in riferimento al Cash, che si è dimostrato in grado di camminare sulle proprie gambe. Sul Gold aleggia ancora qualche dubbio, soprattutto per la reale appetibilità delle sue caratteristiche: alcuni la giudicano, nonostante gli intenti degli sviluppatori, eccessivamente “di nicchia”.
Il Bitcoin Cash è nato allo scopo di proporre una variante del Bitcoin che potesse, un giorno, diventare un mezzo di pagamento. A dire il vero questa è l’aspirazione di tutte le criptovalute, ma in questo caso si voleva creare una valuta che avesse maggiori probabilità di tagliare questo traguardo in tempi “non biblici”. Questa motivazione è proceduta da un dato di fatto: in quanto a tecnologia e performance, il Bitcoin rischiava, almeno in riferimento alla sostenibilità come mezzo di pagamento (e quindi all’essere valuta in senso stretto), di farsi scavalcare da altre realtà più giovani. Occorre darsi una svegliata, e non c’è dubbio: è stata data. Come? Non modificando il Bitcoin classico attraverso una complessa operazione di Soft Fork, che avrebbe spianato la strada a problemi di compatibilità (vista l’entità dei cambiamenti da affrontare), bensì mediante una Hard Fork. Una trovata credibile e giustificata: in questo modo, gli sviluppatori hanno posto le basi per presidiare un nuovo segmento di mercato, senza per questo perdere il vantaggio accumulato con il Bitcoin classico.
Tutto ciò risulta evidente, se si considera che il Cash è molto diverso dalla variante originale. E’ una moneta completamente diversa, anche perché più veloce. I blocchi di Cash sono molto più grandi, e questo consente di elaborare un numero di transazioni molto più alto, a parità di tempo. Il tutto senza rinunciare alla decentralizzazione. In merito, è stata trovata la quadra, e tale quadra corrisponde a una cifra: 8, che sono i megabyte corrispondenti al singolo blocco.
Lo sviluppo del Bitcoin Gold, di contro, nasce da evidenze, motivazioni e obiettivi radicalmente diversi. Lo scopo, infatti, era aggredire uno dei difetti storici del Bitcoin: la difficoltà del mining. Tale attività si complica in maniera esponenziale, giorno dopo giorno, moneta minata dopo moneta minata. Ecco che, oggi, dopo anni di “estrazioni”, è quasi impossibile per i comuni mortali fare un mining efficace. Anzi, è quasi impossibile per tutti. Solo grosse aziende, magari nate per questo motivo, con potenze di calcolo estreme a loro disposizione sono ora in grado di fare mining nel vero senso della parola. Ciò produce conseguenze molto serie, e dal punto di vista dell’affezione (molti si sono allontanati per questo motivi), e dal punto di vista delle quotazioni (stagnazione dell’offerta).
Il Bitcoin Gold, quindi, è una nuova criptovaluta che, partendo dal codice del Bitcoin classico, propone un processo di mining semplificato, meno energivoro. Insomma, più democratico. Fin qui, tutto nobile e tutto bello. Peccato inizialmente che gli sviluppatori non avessero pubblicato il nuovo codice. Non stupisce, quindi, che siano emersi dubbi sulla sicurezza del Bitcoin Gold, dubbi legittimi se si considera che è stato stravolta il codice relativo all’emissione. A questa criticità è stata posta fine a febbraio, quando finalmente gli sviluppatori hanno pubblicato il codice su GitHub.
Le Fork del 2018
Alla fine, si può concludere che le Fork del Bitcoin hanno funzionato. Nonostante qualche settimana di assestamento, e dubbi circa le garanzie di sicurezza (fugati in poco tempo), il mercato ha premiato la pulizia dei nuovi codici e anche le scelte di natura strategica. Ripetiamo: Bitcoin Cash come valuta liquida (o potenzialmente tale), Bitcoin Gold come valuta democratica.
Questi successi stanno generando un effetto traino di considerevole portata, come tra l’altro il mercato delle criptovalute ci ha abituato. Il risultato è che molte Fork si verificheranno quest’anno. C’è chi si spinge a prevedere che le ICO verranno messe in secondo piano, dal punto di vista dell’attrattività. D’altronde il mercato delle ICO appare già molto affollato, e gli investitori potrebbero spostarsi altrove.
Tuttavia, a fare la parte del leone sarà ancora una volta il Bitcoin. Tra Hard Fork e Soft Fork, si prevedono decine di scissioni, aggiornamenti, cambi di passo, anche se questo potrebbe essere l’anno delle “soft”.
Il progetto più interessante è Bitcoin Private, anche perché stravolge il concetto di Fork. E’, infatti, ben più che una semplice biforcazione del codice, bensì una sorte di fusione. Nello specifico, tra Bitcoin e zCash, criptovaluta che ha dalla sua alcune caratteristiche che fanno gola al BTC.
Bitcoin Private è stata annunciata a fine 2017, sebbene all’inizio sotto forma di rumor cui molti, proprio per la novità del progetto, hanno dato inizialmente poco conto. Queste sono le caratteristiche del progetto:
Parità: i possessori di Bitcoin e zCash godranno di un cambio 1:1 con la nuova criptovaluta.
Open Source: il codice sarà pubblico, visibile e verificabile da chiunque. Lo spirito è quello della condivisione, come dimostrato anche dall’eterogeneità della community di sviluppatori, che è piuttosto trasversale.
Velocità. Almeno a quanto si legge sul sito, Bitcoin Private sarà più veloce di qualsiasi moneta basata sul Bitcoin, quindi persino del Cash. Ciò è dovuto a un lieve incremento della dimensione dei blocchi.
Privacy. Bitcoin Private coniugherà l’efficienza del Bitcoin con le garanzie di riservatezza di zCash. I dati saranno visibili alla blockchain, ma verrà garantita la privacy per ciò che concerne mittente, destinatario etc.
Decentralizzazione. Nonostante le tante novità che promette di apportare, Bitcoin Private si caratterizzerà per il medesimo spirito di Bitcoin. Insomma, anche la nuova criptovaluta sarà perfettamente decentralizzata, quindi avulsa da ogni logica di potere e gestione che non sia diretta emanazione del comportamento degli utenti.
Sul sito ufficiale è disponibile il White Paper, ossia il documento che descrive il progetto nel dettaglio. Purtroppo, è disponibile solo in alcune lingue. Niente italiano, bensì inglese, cinese, russo e tedesco. Si consiglia comunque di leggerlo in lingua originale, ossia in inglese.