L’hash rate del Bitcoin è in aumento. Di base, non è una novità, visto che la tendenza al rialzo è attiva da qualche anno. A stupire è però la velocità. Ciò potrebbe esercitare un impatto importante sul mercato. Certo sui prezzi, ma anche sulla qualità e sulla quantità dei partecipanti a un’attività fondamentale per il funzionamento della criptovaluta: il mining.

Ne parliamo qui, ragionando anche sulle parole di un famoso analista del Bitcoin.

Cosa sta succedendo al Bitcoin

Sono due in particolari le dinamiche che negli ultimi mesi stanno tenendo banco tra gli investitori e gli analisti di Bitcoin. In primo luogo, la lunga fase laterale, che è attiva ormai da giugno 2022. Un evento piuttosto raro per il Bitcoin, che ci ha abituato a una volatilità estrema.

Il secondo evento, per ora oggetto di discussione solo di esperti del settore e addetti ai lavori, è proprio l’aumento dell’hash rate. Da gennaio a novembre del 2022 è aumentato del 60%. E’ aumentato del 9% solo nel mese di ottobre. 

Che l’hash rate sia in aumento non dovrebbe stupire nessuno. Del resto, è una dinamica connaturata alla stessa struttura tecnica di Bitcoin, che prevede un calo programmato dell’offerta attesa. In buona sostanza, a mano a mano che si va avanti, è sempre più difficile minare i Bitcoin. Un meccanismo pensato per sostenere i prezzi nel tempo.

Tuttavia, questi tassi di aumento sono molto alti, quasi innaturalmente alti, e stanno spingendo gli analisti a ipotizzare scenari più o meno positivi. Alcuni scenari sono più plausibili di altri, in quanto incorporano alcuni eventi che hanno già avuto luogo. In questo caso specifico, l’entrata in scena di alcuni grandi big dell’energia. Ma procediamo per gradi, fornendo prima una definizione di hash rate e ipotizzando – prendendo come riferimento le parole di un famoso esperto – le conseguenze per mercato e investitori.

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Cos’è l’hash rate

L’hash rate è la misura dell’energia necessaria per minare i Bitcoin. Il mining di Bitcoin è attualmente l’unico modo che consente di immettere delle nuove unità di valute nel mercato. Ogni unità corrisponde a un codice, e quel codice va calcolato, in qualche modo estratto. Sono necessaria potenze di calcolo importanti, che richiede l’uso di molti processori, tutti potentissimi. Sicché, il mining è un’attività energivora.

Ma c’è dell’altro. Il mining è programmato per essere progressivamente più difficoltoso, in qualche modo meno efficiente. Si ottiene di meno “spendendo” di più. Di nuovo, è un meccanismo pensato per sostenere i prezzi.

Le implicazioni in relazione al periodo attuale sono facilmente intuibili. Se il mining è un’attività energivora, allora le società che si occupano di mining rischiano di entrare in difficoltà. I costi dell’energia sono in rapido aumento a causa dell’inflazione e della guerra in Ucraina.

Per inciso, l’hash rate viene calcolato in exahashes al secondo rilevate nel sistema. L’hash è un tipo di computazione, che indica una precisa attività da parte di un calcolatore. Il suffisso “exa” indica il… Miliardo di miliardi.

Le conseguenze dell’aumento dell’hash rate

Insomma, l’aumento drammatico dell’hash rate suggerisce un aumento altrettanto drammatico dell’energia spesa per le attività di mining. Cosa significa tutto ciò per il mercato?

Si possono ipotizzare conseguenza sia sul fronte dei prezzi sia sul fronte delle attività di mining propriamente dette.

Ci si potrebbe interrogare su un fatto: tale dinamica è rialzista o ribassista per le quotazioni del Bitcoin? La risposta è: dipende. Nello specifico, dipende dall’orizzonte temporale.

Nel breve termine, un aumento più rapido del previsto dell’hash rate rischia di provocare una svalutazione del Bitcoin. Il motivo è semplice: i costi per le società di mining si fanno troppo elevati, dunque vendono più in fretta e più massicciamente le unità estratte, in modo da rientrare dalle spese. Ovviamente, se aumentano le vendite, i prezzi tendono ad abbassarsi.

Nel medio e lungo periodo i rapporti si capovolgono. L’aumento dell’hash rate genera una diminuzione delle attività di mining, che è tale proprio perché poco sostenibile. L’offerta attesa dunque diminuisce, e i prezzi salgono.

La fase laterale che sta facendo così tanto scalpore potrebbe essere il risultato di due spinte contrapposte, oppure di un punto di equilibro – allorché provvisorio – raggiunto proprio a partire dalle difficoltà sul fronte del mining.

Ma le conseguenze potrebbero essere più pesanti e riguardare la struttura del mercato, ovvero l’entità dei player in gioco. 

Charles Edward, fondatore di Capriole Fund, società impegnato nel crypto management, ha dichiarato con un tweet:

“Nuovo record per l’hash rate di Bitcoin! 9% in più rispetto al precedente massimo, stabilito solo qualche giorno fa. Non dubito che ci siano imprese statali e compagnie petrolifere serie ed efficienti che stanno entrando nel mining su larga scala mentre parliamo.”

In parole povere l’aumento del carattere energivoro delle attività di mining sta spingendo a partecipare le uniche società capaci di garantire un certo approvvigionamento energetico, proprio perché avvantaggiate dalla situazione attuale.

A dire il vero è più di un ipotesi. Qualcosa infatti si è già mosso: Exxon Mobil si è già impegnata nel mining di Bitcoin grazie a una collaborazione con la società Crusoe Energy Systems di Denver. Gazprom, che non ha bisogno di presentazioni, ha dichiarato che offrirà energia a BitRiver, famosa società di mining. A ottobre, poi, una società governativa argentina impegnata nel settore energetico, ha dichiarato che convertirà i residui delle glas flare in risorse per il mining.

A sua volta, l’entrata in scena delle “big” potrebbe causare qualche effetto domino. Di certo, la partecipazione di colossi autorevoli fa bene al Bitcoin, almeno dal punto di vista dell’immagine. E il Bitcoin ha un grande bisogno di “immagine”, vista la sua silenziosa battaglia per diventare, finalmente, un mezzo di pagamento diffusamente accettato. Allo stesso momento, tuttavia, si potrebbe registrare una perdita del carattere di “decentralizzazione assoluta” che ha caratterizzato la criptovaluta fin qui.