Il 1° novembre 2018 è entrato in vigore il Virtual Finance Asset Act, valevole per l’ordinamento di Malta. Un provvedimento molto ampio e preciso che, pur non menzionandolo esplicitamente, promette di rivoluzionare il mondo delle criptovalute.

In questo articolo affrontiamo l’argomento, riassumendo i contenuti del provvedimento e proponendo una riflessione sull’impatto che, anche nel medio lungo periodo, avrà sul mondo delle criptovalute.

Cos’è il VFA Act

Il Malta Virtual Finance Asset Act è frutto di uno studio approfondito, che ha impegnato per oltre sei mesi una task force creata appositamente. Il suo scopo è regolare in maniera quanto più possibile trasparente e chiara un fenomeno che sta interessando tutto il mondo ed è quasi ovunque ignorato dall’impianto normativo. Un problema che riguarda il mondo digitale nel suo complesso, e che rivela una certa incapacità del legislatore nel rincorrere cambiamenti ed evoluzioni.

Questo fenomeno sono le ICO.

Acronimo di Initial Coin Offer, rappresentano una via di mezzo tra le più celebri IPO, istituto azionario di primaria importanza, e il crowdfunding.

Le ICO sono dei programmi con il quale un’organizzazione si rivolge ai privati per finanziare un progetto digitale specifico. In cambio del denaro, chi emette l’ICO rilascia dei token, i quali possono essere scambiati come se fossero un asset – secondo le dinamiche decise dagli sviluppatori – o conservati in attesa, a programma pre-lancio terminato, di essere convertiti nell’oggetto del programma stesso.

Una definizione complicata? Per chiarire le idee facciamo l’esempio classico, quello che coinvolge proprio le criptovalute.

Un’organizzazione, un ente, una società sta per sviluppare una nuova criptovaluta. Ha bisogno però di denaro per portare avanti e concludere lo sviluppo. Emette l’ICO e rilascia dei token. Chi ha finanziato il progetto può commerciare i token, che diventano quindi dei veri e propri asset. Quando il programma di sviluppo è terminato, i token vengono convertiti nella nuova criptovaluta. Nella stragrande maggioranza dei casi, il prezzo iniziale, ovvero il valore della criptovaluta, è fissato a monte e non cambia fino a quando non fa la sua comparsa nel mercato.

Fino a ottobre 2018 le ICO, almeno a Malta (ma ciò vale per quasi tutto il pianeta), non erano regolarizzate. Ora, il Virtual Finance Asset cambia decisamente le carte in tavola. In cosa consiste il provvedimento? In sintesi, le realtà che emettono le ICO sono obbligate a rilasciare agli organi di vigilanza e al pubblico determinate informazioni, e nominare al loro interno delle cariche che possano – secondo i termini stabiliti dalla legge – interfacciarsi con le autorità.

Nello specifico, le società, affinché la ICO possa dirsi “legale” devono inviare un white paper all’organo di vigilanza preposto, ovvero il Malta Financial Services Authority (MFSA), oltre che renderlo pubblico per chiunque voglia valutare la possibilità di finanziare la ICO. Il white paper, dunque, passa da documento “facoltativo”, preso informalmente in considerazione quale elemento di trasparenza e affidabilità, a documento obbligatorio.

Il VTA Act, poi, impone una certa standardizzazione dei white paper. Per esempio, tutti i white paper dovranno ottenere informazioni circa le modalità con cui verranno utilizzati i fondi, nonché le iniziative di “due diligence” che la società intende adottare per evitare i fenomeni di riciclaggio. Infine, la società dovrà nominare e indicare alla MFSA una figura particolare, l’agente in virtual finance asset, incaricato di interfacciarsi direttamente con l’organo di vigilanza. Insomma, una specie di rappresentante ufficiale.

Gli agenti verranno poi inseriti in un registro dedicato, un po’ come accade per i consulenti.

ftmo

Il VTA Act, nel suo complesso, rivoluziona il mondo delle ICO e, di riflesso, quello delle criptovalute. Lo fa dal punto di vista delle procedure, ora standardizzate. Lo fa anche e soprattutto nel merito, dal momento che sarà certamente in grado di “scremare”, e in sostanza escludere dal mercato, le realtà più opache.

Consapevole della portata dei cambiamenti introdotti, la MFSA ha previsto un periodo transitorio. Per ora, almeno per le ICO già in attività, sarà sufficiente inoltrare un modulo di notifica all’organo di vigilanza e continuare così a poter offrire i servizio.

A prescindere dalle tempistiche e dalle necessità di adeguamento, la ratio di fondo è evidente: imporre al mondo delle ICO il concetto di trasparenza, costringere le società emittenti ad agire alla luce del sole, rilasciando tutte le informazioni del caso in modo che i consumatori (in questo caso gli investitori) possano valutare serenamente e sentirsi tutelati.

Perché il VFA potrebbe rivoluzionare il mondo crypto

Chiaramente, il VFA vale solo per Malta. Eppure, il provvedimento promette di rivoluzionare il mondo delle ICO e delle criptovalute. Il motivo è anche abbastanza intuitivo.

Le criptovalute sono strumenti decentralizzati, non fanno affidamento a una istituzione strutturata. Dunque, le novità non vengono introdotte a livello centrale, che non esiste, ma a livello locale. Dal “territorio” poi si spargono in tutto il mondo. Ci sono le condizioni affinché questa dinamica venga confermata anche per il VTA. Anche perché non è un cambiamento da poco. Anzi, è un cambiamento che risponde a un bisogno. Nello specifico, a un bisogno di regolamentazione. Dunque è la mossa giusta al momento giusto.

Il VTA Act è importante, però, anche per un altro motivo. Aggiunge un tassello ulteriore al processo di cambiamento delle criptovalute. In un certo senso, conferma la traiettoria che il mondo delle valute virtuale ha intrapreso ormai da qualche tempo. Imprime una accelerazione.

La questione è fondamentale perché il mondo crypto, con questa nuova fase evolutiva, ha compiuto una scelta che, almeno parzialmente, va contro i principi con cui è nato: decentralizzazione assoluta e altrettanto assoluta indipendenza. Un passaggio obbligato, secondo alcuni, se il mondo crypto vuole uscire dai confini della nicchia. Secondo lo zoccolo duro, una specie di tradimento.

A prescindere dai giudizi, che sono soggettivi, l’introduzione del VTA Act, e la probabile imitazione che interesserà gli altri contesti, pone in essere le condizioni per un salto di qualità. Per fortuna, nella direzione di una maggiore tutela per gli investitori.