Nel panorama sempre più complesso delle criptovalute, vi è una tipologia che sta acquisendo un’importanza via via maggiore: le stablecoin. Calamitano l’interesse per la loro stabilità, che segna una differenza profonda rispetto alle altre valute, ma anche per la struttura e i meccanismi che regolano il loro funzionamento. Infine, suscitano curiosità per le implicazioni che il loro possesso determina.
Ne parliamo qui, fornendo definizioni, chiarimenti e consigli. Affronteremo il tema delle stablecoin a trecentosessanta gradi, chiudendo con una riflessione sul futuro di questi importanti strumenti finanziari.
Una definizione di stablecoin
Possiamo definire le “stablecoin” come una classe di criptovalute che punta a mantenere il suo valore stabile. Il principio di base consiste nell’ancoraggio della valuta a un asset esterno, in maniera simile a quanto accadeva per il dollaro in tempi remoti (durante il periodo del Gold Standard).
Ma ecco una panoramica delle principali caratteristiche delle stablecoin.
- Ancoraggio. La maggior parte delle stablecoin è collegata a un asset specifico. L’ancoraggio è concreto, nel senso che vi è una corrispondenza tra la quantità di moneta emessa e le unità dell’asset poste a copertura.
- Trasparenza. Chi emette stablecoin, in genere, organizza con regolarità degli audit regolari per dimostrare l’effettivo possesso di unità dell’asset di riferimento. Lo scopo è garantire sulla copertura delle stablecoin in circolazione.
- Impiego. Le stablecoin possono essere utilizzate negli ambiti più svariati. In buona sostanza, non servono solo a investire, a fare trading, ma anche per godere di servizi, acquistare beni etc. Sono delle vere e proprie utility.
- Versatilità. Le stablecoin sono pensate per esaudire un bisogno, per rendere più agevole la fruizione di un servizio e in generale per svolgere determinate attività. Tuttavia, rimangono degli strumenti di trading. Da questo punto di vista, forniscono opportunità esattamente come gli altri asset, volatili o no che siano.
Differenze tra le stablecoin e le altre criptovalute
Alla luce di quanto scritto fin qui, si evincono delle differenze tra le stablecoin e le criptovalute. Sono differenze sostanziali, che impattano in maniera radicale sulle applicazioni e sull’esperienza di utilizzo. Influenzano, inoltre, la platea di potenziali fruitori, e generano spesso e volentieri due mercati distinti.
- La differenza più importante allorché di natura prettamente tecnica, riguarda le quotazioni. In estrema sintesi, le stablecoin, come suggerisce il nome, sono molto più stabili delle criptovalute. Ovviamente, anche loro sono soggette a oscillazioni, ma a un ritmo e a una profondità difficilmente paragonabili a quelle dei vari bitcoin, ethereum etc. Il motivo di ciò consiste proprio nel meccanismo di base, ovvero nell’ancoraggio a un asset reale.
- Un’altra differenza sostanziale riguarda l’utilizzo. Ne abbiamo già parlato: questi Bitcoin possono essere utilizzati per fare del “normale” trading ma sono concepiti per per altri scopi, ovvero per rendere più fruibili determinati servizi, svolgere determinate azioni e altro ancora. In buona sostanza, la maggior parte delle stablecoin sono legate a un progetto specifico.
- Giungiamo così alla terza differenza sostanziale, ovvero l’autorevolezza. Attorno alle classiche criptovalute gravitano scetticismi e paure. Sono in molti a considerarle strumenti pericolosi e niente affatto capaci di vantare una dignità paragonabile a quella degli altri asset. Discorso completamente diverso per quanto concerne le stablecoin, che proprio in virtù del principio di ancoraggio e dell’impiego nel mondo reale sono considerate generalmente più “safe”, e quindi degne di essere prese in considerazione.
Qualche esempio di stablecoin
Di seguito, alcune delle stablecoin più famose.
- Tether. È considerata come valuta di garanzia per le attività riguardanti le criptovalute. È ancora al dollaro con un rapporto di 1.1.
- BinanceUSD. È la stablecoin del famoso Exchange Binance. È ancorata al dollaro e funge spesso da ponte tra le valute fiat e le altre croptovalute.
- Stasis. Altra stablecoin molto famosa, utilizza l’euro come asset di ancoraggio. Anche in questo caso il rapporto è 1:1. Sfrutta la tecnologia di Ethereum.
- Digis Gold. Stablecoin molto interessante in quanto ancorata direttamente all’oro. Ogni unità di Digis corrisponde a un’oncia d’oro.
- Paxos Gold. Stablecoin simile a Digix. Anch’essa ancorata all’oro, anch’essa corrispondente a un’oncia. Di base, può essere considerato un token ERC20.
Il futuro delle stablecoin
Attualmente, il futuro delle stablecoin è abbastanza roseo. Ciò non significa che siano destinate al successo in ogni caso. Vuol dire, molto banalmente, che sussistono tutte le condizioni affinché possano diffondersi e prosperare.
Anche perché prendono il “meglio” di quanto il mondo delle criptovalute abbia prodotto dal punto di vista tecnologico: la blockchain. Al di là delle differenze con le classiche criptovalute, queste portcoin, infatti, sfruttano le blockchain, siano esse proprietarie o afferenti ad altri asset. La blockchain è una tecnologia che rischia di rivoluzionare il modo di intendere i rapporti economici e persino burocratici, ed è attenzionata (in senso positivo) da governi, colossi finanziari, colossi industriali, startup. Dunque la base tecnologica c’è, ed è solida.
Ovviamente, anche le stablecoin sono chiamate ad affrontare alcune importanti sfide. Quella cruciale riguarda la regolamentazione. Certo, il sentiero non è tortuoso come quello che stanno percorrendo le criptovalute classiche, che è comunque abbastanza accidentato, se non altro per la lentezza cronica dei policy maker, ora più che mai incapaci di stare al passo con le innovazioni tecnologiche.