Le crescenti tensioni geopolitiche nel Medio Oriente stanno generando turbamenti nelle catene di approvvigionamento globali. Gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi nel Mar Rosso, dirette verso il Canale di Suez e le principali economie globali, stanno causando significativi ritardi nelle consegne per le principali compagnie di trasporto marittimo.

Le immagini satellitari confermano che poche navi si dirigono verso i principali porti europei, statunitensi o britannici attraverso il Mar Rosso; invece, molte stanno optando per rotte attraverso l’Africa meridionale. Secondo il think tank economico Ifw, Kiel Institute for the World Economy, il trasporto di container via mare nel Mar Rosso è diminuito di circa il 70%, passando da oltre 500.000 al giorno a circa 200.000 al giorno, rispetto allo scorso novembre.

Questo calo del trasporto marittimo sta già avendo impatti sul commercio globale, con una diminuzione dell’1,3% da novembre a dicembre 2023, a causa degli attacchi dei ribelli nel Mar Rosso alle navi mercantili. Oltre ai ritardi, il crollo del traffico marittimo ha innalzato i costi e ridotto l’import-export. Il tempo di navigazione attraverso il Capo di Buona Speranza si è esteso da 7 a 20 giorni, portando a un significativo aumento delle tariffe di trasporto marittimo. Attualmente, il trasporto di un container standard da 40 piedi dalla Cina al Nord Europa costa oltre 4.000 dollari USA, rispetto ai circa 1.500 dollari USA registrati a novembre.

ftmo

Il Trasporto Marittimo in Medio Oriente Influenzerà l’inflazione?

Inoltre, sorge la domanda se i nuovi ostacoli nelle catene di approvvigionamento, causate dalla riduzione del trasporto marittimo in Medio Oriente, avranno come conseguenza un aumento dell’inflazione, costringendo i responsabili delle politiche economiche a riconsiderare le prospettive in atto.

Attualmente le condizioni della domanda sono notevolmente più deboli. Nonostante gli ampi stimoli monetari e fiscali abbiano inizialmente sostenuto l’economia globale dopo le prime perturbazioni della pandemia mondiale, si sta verificando un rallentamento della crescita. Le previsioni indicano una crescita del PIL mondiale di soli il 2,5% sia per l’anno in corso che per il prossimo. L’Eurozona potrebbe già trovarsi in recessione, il Regno Unito sta mostrando segni di debolezza e l’attività economica negli Stati Uniti sta subendo un raffreddamento.

Sul versante dell’offerta, l’economia globale si trova in condizioni nettamente migliori. Mentre durante la pandemia la produzione subì fermi totali a causa di lockdown che venivano imposti e poi revocati, attualmente non si osservano sconvolgimenti simili. Sebbene le deviazioni intorno all’Africa meridionale possano comportare ritardi nelle consegne, è probabile che le merci raggiungano comunque la destinazione, indicando che vere carenze sono improbabili. Inoltre, i dati commerciali recenti della Cina, che evidenziano una crescita più rapida delle esportazioni in termini di volumi rispetto ai valori, suggeriscono che alcune aziende, almeno in determinati settori, stanno riducendo i prezzi per smaltire le eccedenze di capacità.