Il 10 febbraio 2025, il presidente Trump ha comunicato l’intenzione di ampliare i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, aumentando l’aliquota sull’alluminio dal 10% al 25% e revocando le precedenti esenzioni concesse a specifici Paesi. Questa misura è stata presentata come un’azione indispensabile per proteggere l’occupazione negli Stati Uniti e tutelare le industrie nazionali da quella che Trump ha definito una concorrenza straniera sleale.

I nuovi dazi si applicano in modo uniforme a tutte le nazioni, rappresentando una svolta rispetto alle politiche precedenti che prevedevano deroghe mirate. Il 12 marzo 2025, i dazi del 25% su acciaio e alluminio, voluti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sono ufficialmente entrati in vigore. Anche l’Unione Europea risentirà degli effetti delle nuove tariffe e ha prontamente annunciato le prime contromisure.

L’Europa Non Sta Ferma Di Fronte Ai Dazi USA

In risposta alla decisione di Trump di introdurre nuovi dazi, l’Unione Europea ha rapidamente predisposto una serie di contromisure, che saranno attuate a partire dal 1° aprile 2025. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che l’UE imporrà dazi di ritorsione del valore di circa 26 miliardi di euro, prendendo di mira una vasta gamma di prodotti americani, tra cui tessuti, beni agricoli e articoli iconici come il bourbon e le motociclette Harley-Davidson.

Von der Leyen ha chiarito che la risposta europea non rappresenta semplicemente una reazione “occhio per occhio”, ma piuttosto un intervento necessario per proteggere le imprese e i consumatori dell’UE da quelli che ha definito “dazi ingiustificati”. Riguardo alla tempistica, la presidente ha spiegato che le misure saranno introdotte in due fasi: la prima partirà il 1° aprile e sarà completamente operativa dal 13 aprile.

Conseguenze Dazi USA Secondo Gli Analisti

Nonostante l’amministrazione statunitense sostenga che l’introduzione dei nuovi dazi favorirà la creazione di posti di lavoro nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, diversi esperti economici mettono in guardia sui potenziali effetti negativi che potrebbero estendersi a molteplici ambiti produttivi. Si prevede, infatti, che l’aumento dei costi legati all’acciaio e all’alluminio avrà ripercussioni su vari comparti industriali. Ad esempio, i produttori di automobili e pannelli solari potrebbero trovarsi a fronteggiare costi di produzione più elevati, con possibili ricadute sui prezzi al consumo e una riduzione della competitività sui mercati internazionali.

Un’analisi della Commissione per il commercio internazionale degli Stati Uniti evidenzia che, sebbene alcuni produttori interni possano trarre vantaggio dall’incremento dei prezzi dei loro beni, l’effetto economico complessivo rischia di essere negativo, al punto che si parla già di una possibile recessione. Questo scenario ha spinto numerosi economisti a lanciare un allarme sul rischio di un’escalation dei conflitti commerciali. Il pericolo di una vera e propria “guerra commerciale” appare sempre più concreto. Secondo gli analisti, se queste tensioni non verranno gestite con cautela, potrebbero causare gravi interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali e compromettere la stabilità dei mercati.