Il 2022 si appresta a essere l’ennesimo anno particolare e ricco di incertezze. Nuvoloni si approcciamo all’orizzonte, e alcuni di questi riguardano l’orizzonte economico. Il riferimento è a due timori nello specifico, che rischiano di avverarsi entrambi… E contemporaneamente: l’inflazione eccessivamente elevata e una crescita troppo risicata, se non addirittura ferma. In una sola parola: stagflazione.

Vale la pena affrontare l’argomento, spiegando cosa si intenda realmente con questo termine, i rischi che comporta per l’economia e soprattutto per gli investitori.

Cos’è la stagflazione

La stagflazione è un termine “macedonia”, ovvero è frutto dell’unione tra due parole. Nello specifico, stagnazione e inflazione. Dunque, indica quindi quella condizione in cui una elevata inflazione convive con una crescita del PIL piatta o negativa. Una condizione a dire il vero abbastanza rara, in quanto le difficoltà lato Prodotto Interno Lordo in genere si accompagnano con tassi di inflazione bassi, in decrescita o addirittura negativi. 

Una condizione disastrosa, in quanto riduce pesantemente il tenore di vita dei cittadini e restringe il novero di soluzioni potenzialmente efficaci. 

Per esempio, quando la crescita latita, le banche centrali allentano le politiche monetarie. Peccato che a politiche accomodanti corrispondano spinte inflazionistiche, che non sono il massimo della vita quando i prezzi sono già alti e in crescita.

Cosa causa la stagflazione? È difficile individuare una causa singola. In realtà, ne coesistono parecchie: alcune gravano sui prezzi (es. politiche monetarie squilibrate) altre sulla domanda. 

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Fattori eterogenei, che esercitano un impatto da provenienze diverse. Fattori che, a quanto pare, sono in azione in questo periodo storico.

Perché il 2022 potrebbe essere l’anno della stagflazione

Ancora non ci siamo: la stagflazione è per ora uno scenario, per quanto niente affatto irrealistico. 

Di certo, un po’ ovunque si segnala un aumento dell’inflazione. In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, più di altri (al netto di quelli che normalmente soffrono di alta inflazione).

Negli USA i prezzi stanno viaggiando abbondantemente superiore al 6%. Nell’area Euro, siamo sul 5%, con ovvie differenze tra un paese e l’altro. 

E per quanto riguarda la crescita? In generale, procede speditamente, almeno in Occidente. Si segnalano tassi di crescita come non se ne vedevano da anni, o addirittura decenni. Tuttavia, potrebbe trattarsi di un effetto ottico: i tassi sono sì alti, ma insufficienti a colmare il gap creatosi con i lockdown del 2020. Sicché la situazione, per quanto tendente al bello, è ancora lontana dai periodi prepandemia. In questo contesto, gli Stati Uniti performano meglio dell’Unione Europea. Il dato del terzo trimestre, per esempio, restituisce un buon 2,3% Meno bene l’UE, che nello stesso periodo ha fatto segnare il +0,9%. Di nuovo, le differenze tra paesi europei sono sensibili. Per esempio, l’Italia cresce molto rapidamente, e sta sovraperformando rispetto ad altri.

Le prospettive della stagflazione

Quanto è realistico lo scenario della stagflazione in Occidente? Gli ingredienti sono inflazione elevata e in crescita, crescita rasente lo zero o addirittura negativa. 

E’ ragionevole pensare che l’inflazione si manterrà su livelli alti. Se non altro, perché le banche centrali non hanno dismesso totalmente le politiche monetarie espansive. Certo, la Federal Reserve ha annunciato il tapering (riduzione progressiva del Quantitative Easing) e l’innalzamento dei tassi. Tuttavia, la BCE ha promesso che i tassi rimarranno ancora a zero e il tapering preannunciato riguarda solo il QE “speciale”, quello pensato per la pandemia. Il QE “ordinario”, quello deciso durante la presidenza di Mario Draghi per intenderci, è ancora in piedi e anzi pronto per essere ampliato, se ciò si renderà necessario.

In ogni caso, anche qualora le politiche monetarie si facessero di colpo iper-restrittive, ci vorrebbe del tempo prima di apprezzare le conseguenze lato inflazione.

Per quanto concerne la crescita, non solo l’Occidente ma tutto il mondo è ancora appeso al filo della situazione sanitaria. L’omicron è molto più contagiosa, ma l’impatto sugli ospedali potrebbe essere limitato  da una leggerezza intrinseca della nuova variante o da una vaccinazione diffusa. Tuttavia, nel caso la situazione volgesse al brutto, le restrizioni o semplicemente la paura del contagio potrebbero frenare la crescita economica fino ad annullarla.

Insomma, l’ipotesi stagflazione non è necessariamente improbabile, ma nemmeno irrealistica. E’ semplicemente una possibilità concreta.

L’approccio agli investimenti in caso di stagflazione

Come si dovrebbero comportare gli investitori di fronte a una stagflazione? E’ impossibile fornire un vademecum preciso sugli investimenti. Ognuno è chiamato a decidere per sé, secondo le sue esigenze e secondo i propri obiettivi. E’ possibile tuttavia spulciare gli approcci adottati in passato, durante le ultime stagflazioni. Ebbene, in quei frangenti si è notato una corsa ai beni rifugio, e in particolare l’oro.

D’altronde, tanto l’inflazione elevata quanto la crescita risicata indeboliscono le valute, sicché l’oro viene elevato ad ancora di salvezza. 

Parallelamente, il mercato azionario entra in sofferenza, in quanto le azioni non sono giudicate un porto sicuro, e certo soffrono delle economie depresse. 

Il contesto è ovviamente cambiato rispetto alle ultime stagflazioni. Anche le cause primarie di una ipotetica stagflazione sarebbero diverse (l’ultima è stata cagionata da uno shock petrolifero, questa verrebbe determinata da difficoltà sanitarie). Al netto di tutto ciò, è possibile trarre una lezione da quanto è avvenuto trenta o quarant’anni fa.