E’ una sensazione che tutti i trader avvertono ma che di recente è stata confermate da alcune indagini statistiche: fare successo con il Forex trading è estremamente difficile. Si stima che circa l’80-90% dei trader concludano l’anno solare in passivo. Le alternative, per chi rientra in questa percentuale, sono due: gettare la spugna, e dare l’addio definito al denaro che ha perso; o cercare di capire dove si è sbagliato, quindi rimediare.

Non è affatto semplice capire i propri errori, anche perché nella maggior parte dei casi le sconfitte sembrano prescindere dal comportamento del trader. Questa sensazione dipende da una verità di fondo: ciascun trader guarda se stesso dal proprio punto di vista. Pertanto, è bene elencare quali sono i motivi ricorrenti per cui i trader non riescono ad avere successo. Eccone 10, e le relative soluzioni.

Problema 1: trascurare le demo

Il buon giorno si vede dal mattino. Questo detto si applica in tutti i casi della vita, trading compreso. Chi perde molto all’inizio della sua avventure, per una perdita di autostima oppure per la semplice mancanza di capitale, fa fatica a rimettersi in carreggiata. In buona parte dei casi ciò è dovuto a un errore, appunto, iniziale: non aver provato un account demo prima di investire nel mercato reale. Anche quando si ritiene che il percorso di formazione abbia dato risultati soddisfacenti, e ci si sente pronti a maneggiare grafici, indicatori e bollettini finanziari, manca sempre un tassello: il feeling. Ebbene, la demo è un’ottima soluzione per creare il feeling con il mercato prima di rimetterci dei soldi. Le demo sono utile per ambientarsi ma anche per capire come far fronte alle pressioni psicologiche, come affrontare gli imprevisti.

La soluzione, in questo caso, è didascalica. Provare un account demo prima di iniziare. Non è affatto difficile, dal momento che la maggior parte dei broker offrono una versione demo, sia essa a pagamento o gratis, a tempo o senza scadenza.

Problema 2: farla complicata

La semplicità è molto spesso un valore, nella vita come nel Forex. Molti trader, anzi la maggior parte, sono però viziati da un pregiudizio di fondo: dal momento che il Forex Trading è complesso, è necessario utilizzare risorse complesse. Vi è spesso la convinzione che le attività nel mercato delle valute siano semplicemente…. Non semplificabile. Un approccio orientato alla complessità è dannoso perché mette troppa carne sul fuoco, pone in essere troppi elementi da gestire, impiega risorse che non sono solo economiche ma anche cognitive. Un trader “che complica le cose” tende a usare molti indicatori, a cambiare spesso trading system, a modificare l’approccio al money management più volte. In lui si avverte un senso di insoddisfazione perenne: quando uno strumento sembra non funzionare, lo cambia prima anche che questo possa dare i suoi frutti.

Come risolvere questo problema? Semplificando, ossia riducendo gli strumenti di lavoro. Farsi orientare dall’elemento più importante, che è il prezzo, senza rincorrere la statistica o la modellizzazione. Creare un trading system che si basi sulla sequenza ipotesi-verifica delle ipotesi, come il buon metodo scientifico insegna.

Problema 3: Non accettare la sconfitta

Bisogna saper perdere, recitava una famosa canzone degli anni Sessanta. Nuovamente, la cultura popolare interviene in aiuto del trader. Peccato che molti trader non siano in grado di accettare la sconfitta. Ciò è comprensibile, e del tutto umano, dal momento che le sconfitte nel trading non colpiscono solo l’autostima ma anche il portafoglio. Eppure, se esiste una verità nel Forex Trading, è che la sconfitta fa parte del gioco. Il rischio di ignorare questa verità è duplice: da un lato ci si scoraggia, e si perde l’iniziativa; dall’altro scatta il classico effetto “scommessa”, che spinge il trader a fare mosse sempre più azzardate e impulsive per recuperare quanto perso.

La soluzione è, ovviamente, accettare la sconfitta e convincersi della sua inevitabilità. E’ necessario maturare anche una certa filosofia “zen”, o stoica che dir si voglia. La soluzione pratica è, ovviamente, pianificare persino le perdite con un buon approccio al money management, fare buon uso degli stop loss. Per farlo, però, è necessario contemplare nella propria attività il concetto di sconfitta.

Problema 4: dare troppa importanza ai soldi

Sembra un controsenso, ma è così. Per fare del buon trading, è necessario pensare meno al denaro. O per meglio, non esserne ossessionati. Il processo mentale da adottare è simile a quello degli allenatori di calcio, che dicono: “l’importante è giocare bene, il resto arriverà”. L’ossessione del risultato, che in questo caso coincide dal guadagno, distoglie le energie mentali dall’attività di trading in sé, risultando alla lunga dannoso. Questo imprinting si sovrappone a quello, affrontato nel paragrafo precedente, che impedisce al trading di vedere le sconfitte come un “fatto della vita”.

La soluzione è…. Non pensare al denaro. Detta così è molto difficile, dal momento che il denaro è oggettivamente importante, nonché il vero motivo per cui, a meno di una passione viscerale e anomale per questa attività, la gente si approccia al trading. Un segreto potrebbe essere quello di convincersi, o autoilludersi che i numerini che si vedono in sovrimpressione non siano euro o dollari, ma punti. Proprio come se fosse un gioco da vincere. Difficile, ma si può fare.

Problema 5: Non iniziare dal grafico giornaliero

Andiamo sul tecnico. Molti principianti partono direttamente con il daytrading o con il trading veloce. Questo atteggiamento è figlio dell’impazienza ma anche delle campagne pubblicitarie che, negli ultimi tempi, hanno battuto soprattutto sul trading veloce, in quanto adrenalinico e potenzialmente in grado di attrarre la gente comune. I problemi emergono subito. I grafici a un’ora, per esempio, si rivelano spesso fuorvianti. Il motivo è semplice ed è conosciuto dai trader con un minimo di esperienza: nel brevissimo periodo, il mercato si riempie di “rumori di fondo”, la volatilità è un elemento preponderante e tutto ciò trae in errore.

Soluzione? Anche in questo caso, è tutto molto semplice: non partire dal trading veloce, che impone lo studio di grafici dal time frame ridotto; bensì partire dal trading multiday, che impone lo studio dei grafici giornalieri.

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Problema 6: Non puntare sul money management

Una pur elementare forma di money management è innata in tutti i trader. Questo perché tutti, anche i principianti, si impegnano nel loro interesse a prevedere, seppur in astratto o in maniera approssimativa, quanto possono perdere a seguito di un trade fallito, facendo un bilancio tra rischi e opportunità, tra quanto si detiene e quanto si potrebbe detenere a seguito di un ordine. Eppure non basta. Tant’è che molti trader investono senza avere un piano di money management dettagliato. Per money management dettagliato si intende quello supportato da evidenze matematiche e statistiche.

La soluzione è piuttosto composita. In primo luogo, è bene tenere un diario, in modo da memorizzare vittorie e sconfitte e utilizzare la propria attività per ricavare una statistica. Secondariamente, utilizzando appunto le proprie statistiche, è bene ricavare per ogni trade la cifra esatta da investire. Sono in uso, attualmente, molti metodi, tutti molto validi. Certo, tutto deve partire da una convinzione: è assolutamente vietato rischiare denaro che non ci si può permettere di perdere. Ecco, la sfida semmai è capire a quali rischi si va incontro e quanto denaro ci si può permettere di perdere. Poi, ci sono due regole, che sanno un po’ di aforisma, ma che puntano a creare il giusto mindset: immettere nel proprio deposito solo denaro di cui non si ha bisogno e stabilire la cifra massima che si può perdere per singolo trade.

Il money management serve solo per evitare di perdere troppo denaro? No, anche per risolvere il problema dell’accettazione. Se il trader sa che quanto perderà, e quella perdita non compromette nulla, la accetta volentieri nel caso in cui realmente si verificasse. E’ una sorta di elaborazione del lutto più indolore possibile. Un toccasana per il portafogli ma anche per la propria salute mentale.

Problema 7: tradare troppo spesso

Anche la quantità, o per meglio dire la frequenza, può essere un problema. Tradare spesso non vuol dire tradare meglio. Anzi, nella maggior parte dei casi è esattamente il contrario. Tradare molto spesso, quindi impelagarsi nel cosiddetto “over-trading”, è un’atteggiamento in grado di compromettere le speranze di successo. Tutti i trader sperimentano questa deriva prima o poi. I motivi sono molteplici e si collegano tutti con il complesso tema della psicologia: la non accettazione di una sconfitta, l’euforia della vittoria, la eccessiva fiducia in se stessi etc. Il fatto è che nel Forex trading l’impazienza è un vizio capitale. Certo, questo disvalore è spesso stimolato da un approccio specifico, come il trading veloce. E’ ovvio: se il time frame è ridotto, e le aperture e le chiusure di posizioni si susseguono a un ritmo frenetico, è davvero facile cadere nella trappola dell’over trading.

La soluzione dipende dalla strategia che si utilizza. Se non si fa trading veloce è sufficiente diminuire quantitativamente il numero delle posizioni. Se si fa trading veloce, il consiglio è di entrare nel mercato solo quando vi sono segnali. Questo consiglio, ovviamente, va seguito anche se ci si avventura nel multiday, ma in quest’ultimo caso è più facile metterlo in pratica. Per fare una metafora, il trader deve smettere i panni del rambo della situazione, che nella realtà muore per primo, e mettere quello del cecchino. Questi, infatti, oltre a risparmiare proiettili, va dritto al bersaglio e si espone molto meno.

Problema 8: non comprendere le dinamiche del mercato

Ovviamente, se un trader non conosce il mercato e le dinamiche basilare del prezzo, la strada che percorrerà sarà molto breve. Eppure, soprattutto tra i principianti, questo tipo di conoscenza non è affatto scontate. Alcuni esempi di atteggiamento tipico di chi non ha ben compreso il mercato sono i seguenti:

Cercare continuamente le rotture del trend, sintomo che il trader non ha ben compreso che buona parte delle rotture sono solo “apparenti” (quindi false) rotture;

Ignorare i ritracciamenti, e magari interpretarli come segnale di volatilità oppure come una nuova rottura del trend;

Non saper leggere il grafico, e per “lettura” si intende l’analisi grafica vera e propria, non solo l’individuazione posticcia del trend.

La soluzione è studiare. Da questo non si scappa. L’approccio deve essere inizialmente manualistico, dal momento che sono molti i testi, nella maggior parte scritti da trader famosi, che illustrano le dinamiche del mercato. Certo, poi bisogna passare ai fatti… Come? Le alternative sono numerose, anche se possono essere adottate in maniera simultanea. E’ bene frequentare una community di trader, dal momento che molte conversazioni ruotano attorno a questo concetto. Cosa c’è di meglio della testimonianza di chi ce l’ha fatta per capire come funziona un sistema complesso? Una risorsa è anche l’account demo. Mediante le demo, soprattutto se si è alle prime armi, il trader “fa la conoscenza” di tutti gli elementi di disturbo che dovrà affrontare una volta approdato nel mercato reale. Un’altra soluzione è assumere un atteggiamento proattivo. Ciò vuol dire non reagire a tutto ciò che accade, bensì entrare solo quando il mercato lancia segnali, e nello speciale segnali che collimano con i propri obiettivi e la propria strategia.

Problema 9: Non avere una routine

Perché nel Forex trading è importante la routine? Semplice, perché facilita le attività. La routine è rassicurante perché chi la percorre sa esattamente cosa fare e come farlo, e in genere ci impiega sempre minor tempo. Chi non ha una routine nel Forex vive nel caos, nel disordine. Perde in primo luogo energie mentali, e secondariamente tempo: due risorse che il trader non può permettersi di disperdere. La routine è importante, inoltre, perché conferisce un senso di controllo ai trader, che devono per definizione avere a che fare con un “oggetto” imprevedibile, complesso ed eterogeneo: il mercato.

Crearsi una routine non è affatto facile, dal momento che si rischia di crearla solo a seguito di errori, provando e riprovando la sequenza di attività fino a quando non ci si imbatte in quella più corretta. Quindi, che fare? Una soluzione potrebbe essere quella di affidarsi a un mentore, a un trader di esperienza. Insomma, avere qualcuno dal quale imparare il “mestiere” consente non solo di acquisire nozioni teoriche, ma anche una certa procedura. Ovviamente, le routine cambiano da trader a trader. L’importante è realizzarne l’importanza e conoscerne almeno una. Se si conosce almeno una routine, è più semplice creare la propria… Si ha una base dalla quale partire. Anche chi non ha un mentore ha una chance: in rete si trovano guide che si basano proprio sul concetto di routine, che narrano l’esperienza, e magari la “giornata tipo” di trader famosi”.

Problema 10: Non formarsi

Infine, una cosa che in molti danno per scontato ma che non lo è per niente: l’importanza della formazione. E’ necessario intraprendere un percorso di formazione che sia più professionale possibile. Questo è un problema, in linea teorica: non esistono università o scuole “ufficiali” di trading, tutt’al più esistono dei corsi. Ciò vuol dire che un trader è essenzialmente un autodidatta. Certamente il percorso di formazione è, di base, eterogeneo, frammentato, per nulla lineare. L’aspirante trader può però mettere ordine in questo caos facendo riferimento a qualche esperto che sappia consigliare le migliori letture. Alcuni must, ciò va specifico, sono da leggere in ogni caso, ma è ovvio che la formazione non possa ridursi alla semplice manualistica.

Il difficile non sta nello studiare, bensì nel sapere cosa studiare, come studiarlo e per quanto tempo. Insomma, il problema sta nel piano di studio.

La soluzione non è semplice. Come già anticipato, chiedere aiuto a un esperto, e farsi consigliare delle letture, è un buon approccio. Un’altra soluzione è affidarsi in toto ai broker, ma solo a quelli che conferiscono molto spazio alla questione delle formazione. E’ un ottimo alleato il broker che offre agli utenti un vero e proprio centro di formazione, magari multimediale, meglio ancora se modulare. Bisogna andarci però con i piedi di piombo: in alcuni i casi, l’offerta formativa è uno specchietto per le allodole, uno strumento di marketing. Per capire se i contenuti formativi sono utile, anche dai profani, occorre sapere chi li cura: se è un trader professionista, bravo tanto nell’investire quanto nell’insegnare, si è in buone mani.

Ad ogni modo, è possibile formarsi su numerose piattaforme: libri, ebook, video, seminari online e seminari de visu. Da questo punto di vista, si è rivelata molto interessante l’iniziativa di XM, attiva già da molti anni, mediante la quale il broker esegue un tour internazionale per diffondere un po’ ovunque le conoscenze sul Forex trading. Un felice caso in cui lo strumento di marketing coincide con l’interesse reale dell’utente.