L’analisi fondamentale è uno dei pilastri di qualsiasi attività di trading degna di questo nome. Fa il paio con l’analisi tecnica, sebbene alcuni tendano a considerarli come auto-esclusive e incompatibili. In realtà possono e devono andare di pari passo.

L’analisi fondamentale, per la precisione, studia gli eventi che possono impattare sui prezzi. Se possibile, è ancora più complicata dell’analisi tecnica in quanto richiede una certa capacità di interpretazione nonché delle conoscenze particolari circa la “storia” degli asset e i meccanismi dei contesti socio-economici.

Un ulteriore elemento di difficoltà, peraltro non condiviso con l’analisi tecnica, riguarda le differenze che intercorrono tra le pratiche analitiche delle varie asset class. In buona sostanza, ciascuna asset class impone un modo preciso e specifico di praticare l’analisi tecnica.

Qui di seguito trattiamo questo argomento, circoscrivendo l’analisi a tre asset class: valute, azioni e materie prime. Certo, i punti in comune non mancano, ma sono numerose anche le differenze.

Analisi fondamentale… Fondamentale per davvero

Prima di parlare delle differenze, in termini di analisi fondamentale, tra valute azioni e materie prime è bene dedicare qualche parola all’analisi fondamentale in quanto tale. Perché è così importante? La risposta è semplice: perché i mercati non sono compartimenti stagni. Non lo sono l’uno rispetto all’altro, poiché si influenzano a vicenda. Non lo sono rispetto a quanto accade al di fuori, ovvero nei contesti extra-mercato. Insomma, gli eventi che si verificano nei contesti economici, finanziari e finanche politici generano un impatto sui prezzi. Le origini di questo impatto possono essere simboliche e tecniche.

Sono simboliche quando gli investitori reagiscono comprando o vendendo un asset in quanto espressione di un economia o di un comparto specifico. Sicché, quando tale economia o tale comparto mostrano segni di crescita o di decrescita, gli investitori agiscono di conseguenza, rifacendosi sull’asset ad esso collegato.

Plus Post

Sono tecnici in quanto determinati asset subiscono cambiamenti nella domanda o nell’offerta in virtù di un evento specifico. A dire il vero, è questo il legame più forte, quello che incide maggiormente sui prezzi. La dinamica più frequente, comunque, vede una commistione motivazioni simboliche e motivazioni tecniche.

L’analisi fondamentale, dunque, è un obbligo inderogabile per i trader. Se ignorata, e sostituita interamente con l’analisi tecnica, vi è il rischio di trarre evidenze che si rivelano non corrette. In buona sostanza, l’analisi tecnica non basta. A dire il vero, non basta nemmeno l’analisi fondamentale. Le due pratiche devono andare di pari passo.

Detto ciò, possiamo parlare delle differenze tra le “analisi fondamentali” di valute, azioni e materie prime. Per inciso, le maggiori differenze riguardano non tanto le pratiche di analisi, quanto l’oggetto dell’analisi, ovvero gli eventi da studiare. Tali eventi prendono il nome di market mover.

Analisi fondamentale: i punti in comune tra le tre asset class

Partiamo dai punti in comune, ovvero dai market mover che, certo con diversi gradi di intensità, le tre asset class condividono.

Di certo, valute azioni e materie prime sono suscettibili delle performance dell’economia reale. D’altronde, chi più chi meno sono espressione della forza di una o più economie reali. Tale legame è molto stretto quando si parla di valute. Sicché, l’euro è suscettibile delle performance economiche dell’area Euro. Se l’economia di Germania, Italia, Spagna, Portogallo etc. cresce, allora l’euro trae una spinta rialzista. Accade l’inverso se queste economie decrescono.

Per quanto concerne le azioni, accade esattamente lo stesso. Con l’unica differenza che vanno analizzate non solo le economie nel loro complesso, ma anche e soprattutto i comparti. Se dunque si fa trading con un’azione del settore automotive, è necessario guardare alle performance del comparto automobilistico.

Il discorso è più sfumato, ma sempre valido, se si parla invece di materie prime. Di base, andrebbero analizzate le performance dell’economia mondiale. Sicché, quando l’economia mondiale va bene, e la domanda cresce, il petrolio (giusto per citarne uno) si apprezza. Tuttavia, occorre dare maggiore peso alle performance delle economie che “consumano” quote davvero rilevanti di un certo bene. Per esempio, la Cina è “affamata”, più di molti altri paesi, di metalli rari.

In questa prospettiva, vanno analizzati anche gli eventi che, per quanto estemporanei, trasmettono una percezione di instabilità. Ovviamente, questi variano da asset ad asset, sebbene possano essere trasversali rispetto ad essi. Sicché, il crollo repentino di un governo o lo scoppio di tensioni sociali, può cagionare un deprezzamento della valuta operante in quel contesto. Allo stesso modo, lo scoppio di disordini o peggio conflitti armati in un paese esportatore di petrolio, cagiona una svalutazione del petrolio stesso.

Analisi fondamentale: le specificità delle tre asset class

Gli elementi di divergenza sono più numerosi dei punti in comune. Ecco alcuni dei market mover specifici per queste tre asset class.

Le valute sono molto suscettibili delle politiche monetarie delle banche centrali. Dunque, quando cambiano i tassi di interesse o si ritoccano gli eventuali programmi di Quantitative Easing, le quotazioni della relativa valuta subiscono una spinta: al rialzo quando la politica si restringe; al ribasso quando si fa più accomodante.

Le azioni, invece, sono suscettibili – davvero suscettibili – ai dati economici e finanziari delle società emittenti. Non è una novità, e anzi fa parte delle conoscenze diffuse anche presso i profani, i piccoli risparmiatori. Quando una società esprime una certa forza nel mercato di riferimento, magari perché registra un aumento di fatturato, le quotazioni del suo titolo azionario tendono a salire. Succede ovviamente l’inverso se i dati peggiorano, o se segnalano una condizione patrimoniale precaria.

Per quanto concerne le materie prime… Dipende dalle materie prime. Quasi ogni asset ha i suoi asset precisi. Di norma, si tratta di eventi in grado di incidere pesantemente sull’offerta, più che sulla domanda. Dunque, in merito al petrolio il riferimento è alle decisioni dell’OPEC, che può deliberare dei tagli alla produzione. Per quanto riguarda il grano, il cacao e gli altri prodotti alimentari, a incidere sono i cambiamenti delle politiche produttive piuttosto che un periodo di siccità.

Va precisato, comunque, che tali market mover godono comunque di una certa trasversalità (rispetto alle asset class). Per esempio, le politiche monetaria impattano anche sulle azioni. Tuttavia, lo fanno in modo meno intenso di quanto non facciano con le valute.