L’analisi intermarket è una pratica abbastanza complessa ma utile per i trader che intendono arricchire la propria attività di investimento con evidenze oggettive, tali da fornire un orientamento nella fase di composizione dei trade.

Ne parliamo qui, spiegando cosa è l’analisi intermarket, come può aiutare i trader e come praticarla al meglio.

Una definizione di analisi intermarket

Come suggerisce il nome, l’analisi intermarket è lo studio delle correlazioni tra i mercati. E’ stata introdotta dal leggendario investitore John Murphy negli anni Ottanta e da allora ha fatto parte del ventaglio di pratiche a disposizione dei trader più esperti.

Lo scopo dell’analisi intermarket è rilevare le correlazioni dei mercati e utilizzarle per prevedere le tendenze future. Ovviamente, il concetto di previsione nel trading va preso con le pinze. Non esiste una pratica in grado di dire con certezza come si muoverà un asset. Tutt’al più, si parla di probabilità ed evidenze statistiche. 

Alcune correlazioni tra mercati sono ben assodate. Ecco le principali.

  • Azioni e obbligazioni. Tradizionalmente, esiste una correlazione inversa tra il mercato azionario e quello obbligazionario. Quando i rendimenti obbligazionari aumentano (e i prezzi delle obbligazioni scendono), gli investitori potrebbero preferire spostare i loro fondi dal mercato azionario, percepito come più rischioso, verso le obbligazioni. Questo può portare a un calo del mercato azionario. Al contrario, quando i rendimenti obbligazionari scendono, il mercato azionario tende a salire, poiché i costi di finanziamento per le aziende si riducono.
  • Azioni e materie prime. Un aumento dei prezzi delle materie prime può essere un segnale di crescita economica, poiché indica una maggiore domanda di beni. Tuttavia, se l’aumento dei prezzi delle materie prime è troppo rapido, potrebbe portare a pressioni inflazionistiche, costringendo le banche centrali ad aumentare i tassi di interesse, il che potrebbe avere un effetto negativo sul mercato azionario.
  • Valute dei paesi esportatori e materie prime. Le valute delle nazioni che esportano grandi quantità di materie prime, come il dollaro canadese e australiano, tendono ad essere fortemente correlate con i prezzi delle materie prime. Un aumento dei prezzi delle materie prime può rafforzare queste valute, mentre una diminuzione può indebolirle.

Cosa permette di fare l’analisi intermarket

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Di base, e soprattutto se fatta bene, l’analisi intermarket consente di…

  • Confermare i trend. Prima di entrare in una posizione, si potrebbe impiegare l’analisi intermarket per confermare le previsioni. Ad esempio, se si pensa che il mercato azionario stia per scendere, si potrebbe verificare se ci siano segnali simili anche nei mercati obbligazionari o delle materie prime.
  • Anticipare le inversioni. Le inversioni in uno dei mercati interconnessi possono spesso preannunciare inversioni negli altri. Allo stesso tempo, se si nota una divergenza tra due mercati solitamente correlati (ad esempio, le azioni continuano a salire mentre i rendimenti obbligazionari iniziano a scendere), questo potrebbe indicare un cambiamento imminente.
  • Gestione del rischio. L’analisi intermarket aiuta a ridurre il rischio. Chi ha una posizione long su un mercato, potrebbe coprirsi assumendo una posizione short su un mercato correlato inversamente.

I limiti dell’analisi intermarket

L’analisi intermarket è utile ma è tutt’altro che perfetta. Nessuno strumento, sia esso analitico, operativo o strategico, lo è. Dunque, è interessante indagare anche sui limiti dell’analisi intermarket. Ecco una panoramica.

  • Aleatorietà delle correlazioni. Le relazioni tra i mercati non sono statiche. Piuttosto, possono cambiare nel tempo. Eventi economici, politiche monetarie e crisi globali possono alterare drasticamente le correlazioni considerate “storiche”, rendendo l’analisi intermarket meno affidabile, specie in condizioni di mercato particolari e caotiche.
  • Influenza di fattori esterni. Fattori imprevisti come crisi geopolitiche, disastri naturali o eventi politici possono causare movimenti improvvisi e inattesi nei mercati, smentendo di fatto le correlazioni tradizionali. Tali eventi possono rendere l’analisi intermarket meno efficace nel prevedere i movimenti di mercato.
  • Sincronizzazione dei mercati. Durante periodi di crisi finanziaria o di alta volatilità globale, i mercati possono muoversi in sincronia, riducendo l’efficacia delle correlazioni tradizionali. In questi casi, mercati che solitamente si muovono in modo inverso possono comportarsi allo stesso modo, complicando le previsioni basate sull’analisi intermarket.
  • Difficoltà di interpretazione. L’analisi intermarket richiede una profonda comprensione delle dinamiche economiche globali e delle interrelazioni tra vari mercati. Per i trader meno esperti, può essere difficile interpretare correttamente i segnali provenienti dai diversi mercati. Ciò aumenta il rischio di assumere decisioni errate o, peggio ancora, di cadere nell’overtrading. In questo caso, si “abusa” delle correlazioni apparenti, entrando in un circolo vizioso.

Questi limiti suggeriscono una piccola grande verità: l’analisi intermarket è uno strumento complementare, piuttosto che uno strumento autonomo e “stand alone”.