Come si prevede l’andamento dei mercati finanziari? E’ quanto si chiedono i principianti del trading (gli esperti dovrebbero avere già un’idea a riguardo).

La questione è più spinosa di quanto si possa pensare. In primo luogo perché prevedere i prezzi consente di operare in maniera più che efficace e assicurarsi sempre dei buoni profitti. In secondo luogo perché il concetto di previsione, in finanza, va preso con le pinze. Di certo, il suo significato ha poco a che vedere con quello che suggerisce l’immaginario collettivo o la semplice lingua italiana.

Nell’articolo che segue chiariamo il concetto di previsione dell’andamento dei mercati finanziari e forniamo qualche consiglio per farlo al meglio, con una buona probabilità di successo e senza esporsi troppo ai rischi tipici del mercato.

Il mercato si può prevedere?

In realtà, è la prima domanda da porsi. E la risposta è… Sì e no. Certamente se si intende il concetto di previsione alla stregua del senso comune non è possibile prevedere il mercato. Conoscere con certezza il futuro dei prezzi, prossimo o remoto che sia, è assolutamente impossibile. Nessuno ha la palla di vetro, nemmeno i grandi guru che con il trading hanno guadagnato i milioni.

Ma nemmeno la scienza viene in auto. Anche perché, a ben vedere, il trading e in particolare il Forex Trading non è una scienza esatta. Certo, elementi di scientificità ci sono e anzi vanno integrati nella propria attività di investimento, ma questa si “riduce” alla statistica. Quando si ragiona sul futuro dei prezzi, si produce una stima non un dato incontrovertibile. Ciò comunque potrebbe bastare a chi intende fare del trading razionale e generare profitti più o meno stabili. La scienza, quella vera, che produce risultati certi e replicabili, è però un’altra cosa. E, ovviamente, non c’è nessun trucco o tecnica magica che può consentire al trader di superare questo limite, che è a tutti gli effetti oggettivo e invalicabile.

Ma l’andamento dei mercati finanziari è “scientificamente” imprevedibile anche per un altro motivo, forse più prosaico e, per alcuni, romantico. Il mercato è composto da uomini, è determinati da uomini e influenzato in maniera diretta da uomini. E le creatura umane, questo è assodato, sono sì razionali ma anche terribilmente emotive. Certo, il trading è parzialmente dominato dalla tecnologia, ma i software sono comunque chiamati a leggere comportamenti umani e, in fondo, sono tarati su questi ultimi, quindi anche inserendo l’elemento tecnologico si torna punto e a capo.

La profonda umanità del mercato è un dato di fatto, ravvisabile sia a seguito di uno studio vero e proprio, sia dall’esperienza di tutti, trader o no che siano. L’espressione “panico nei mercati” non puramente letteraria e non è nemmeno esagerata. Semplicemente, indica uno stato delle cose che si verifica più spesso di quanto si pensi. In questo caso, sia chiaro, non c’è da biasimare l’investitore. L’emotività nel trading è una componente naturale e fisiologica, dal momento che in ballo c’è il denaro. E non è un caso che buona parte della letteratura sul trading indaghi proprio l’elemento psicologico.

Infine, c’è un’altra ragione per cui il mercato non è oggettivamente e scientificamente imprevedibile: la complessità. Può sembrare un appunto banale ma non lo è affatto. Anche perché se si indaga il contesto, si scopre che gli elementi di complessità sono superiori a quanto ci si sarebbe potuti aspettare. La complessità dei mercati finanziari è frutto in particolare dell’abbondanza di strumenti finanziari. E’ possibile tradare con un numero enorme di titoli azioni, indici, materie prime, coppie di valute etc. Senza considerare gli strumenti derivati, come i CFD e i futures. Ciascuno di questi asset è dominato da precise dinamiche, e richiede studio e abnegazione per essere padroneggiato al meglio. La complessità, però, è anche una questione di persone. Il numero di trader è enorme, al giorno d’oggi, è anche alto il numero di tipologie di trader. Retail, commerciali, istituzionale… Ci sono partecipanti di tutti i tipi. E ognuno è mosso da obiettivi diversi, e ha a disposizione mezzi diversi per raggiungerli.

Cosa si può prevedere dei mercati finanziari

Quindi l’argomento previsione va accantonato? Ovviamente no. E’ sufficiente adottare il significato alternativo di previsione, e calarlo semplicemente nel contesto del trading. Dunque, se per previsione non si intende l’acquisizione di informazioni certe sul futuro, ma l’elaborazione di stime con un certo margine di errore, il discorso cambia radicalmente e… Sì, è possibile prevedere il mercato. Ma cosa nello specifico?

Andamento. E’ possibile elaborare delle stime con un margine di errore anche abbastanza ristretto circa la direzione che prenderanno i prezzi nel prossimo futuro. Possiamo affermare che gli outlook, certo con un rischio di errore sempre maggiore, possono coprire anche il triennio. Ovviamente più si restringe il campo (se si esclude la volatilità) maggiori sono le probabilità che le stime si rivelino esatte. D’altronde, è questo uno dei compiti che il trader deve svolgere quasi giornalmente, o comunque regolarmente se il suo orizzonte temporale è largo: stimare, o comunque intuire, la direzione in cui si muoveranno i prezzi. Sia chiaro, non è affatto semplice, ma è comunque possibile.

L’inversione del trend. Il trader guadagna seguendo il trend, certo, ma anche sfruttando le inversioni di trend e i conseguenti rimbalzi. Anzi, è un metodo molto redditizio. Anche molto difficile, sia chiaro: capire se e quando il trend cambierà direzione non è un gioco da ragazzi. Per fortuna, è assolutamente possibile, se si rinuncia al concetto di certezza e si accetto quello di stima, di probabilità e di margine di errore. La struttura stessa dei mercati finanziari e le dinamiche cui è oggetto, consentono di stimare grosso modo quando i prezzi faranno retromarcia. E’ lo stesso mercato a dare segnali a riguardo. Al trader sta coglierli, leggerli in maniera corretta, e operare di conseguenza.

Come prevedere l’andamento dei mercati finanziari

La questione del “come” è la più complicata di tutti. Se non lo fosse, guadagnare con il trading online sarebbe veramente semplice e tutti sbancherebbero il lunario. Siamo, però, nel campo della difficoltà. Per fortuna, con una certa dose di impegno, è tutto possibile. E’ davvero possibile “prevedere” (secondo il significato che abbiamo fornito nel paragrafo precedente) l’andamento dei mercati finanziari. Ecco 4 consigli per farlo al meglio.

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Le 4 tipologie di analisi

Il primo consiglio è di praticare una buona e completa attività di analisi. Ovvero, di utilizzare tutte e quattro le tipologie di analisi a disposizione del trader.

Analisi tecnica. E’ la regina delle analisi. Essa consente di stimare direzione dei prezzi, punti di inversione etc. studiando, appunto, prezzi e volumi. Si basa su precisi modelli statistici, i quali a loro volta rappresentano il fulcro degli strumenti principali di analisi tecnica: gli indicatori e gli oscillatori.

Analisi grafica. In realtà, è una branchia dell’analisi tecnica. Il focus è sempre sui grafici, ma il metodo di analisi cambia radicalmente. Infatti, gli strumenti da utilizzare non sono i classici indicatori e oscillatori ma… Le candele. Esatto, le candele possono formare delle figure, le quali si trasformano in segnali e annunciano in questo modo la continuazione del trend, la sua inversione etc.

Analisi fondamentale. E’ la controparte “a uso esterno” dell’analisi tecnica. Se la tecnica offre info sul futuro dei prezzi attraverso lo studio del mercato, la fondamentale lo fa ma attraverso lo studio dell’ambiente economico e politico. La tesi di fondo, per altro ampiamente dimostrata, suggerisce che alcuni eventi sono in grado di impattare sui prezzi, e lo fanno tutti più o meno allo stesso modo.

Analisi del sentiment. E’ lo studio delle percezioni e delle credenze dei trader. Queste rivelano le intenzioni di investimento e, in un certo senso, le orientano anche, proprio per l’istinto del singolo a seguire la massa. E’ molto complicata e i suoi risultati sono più difficili da leggere, certamente hanno un grado di dettaglio minore.

La questione della complessità

Il secondo consiglio è di prestare moltissima attenzione alla questione complessità-semplicità. Anche perché spesso si assiste a una distorsione, la quale – va detto – è realizzata soprattutto dai trader non esperti. Tale distorsione consiste nella convinzione che, parlando di analisi tecnica, complessità sia sinonimo di efficacia. Chi ragiona in questo modo utilizza molti indicatori, dedicando all’analisi tecnica molto tempo, forse troppo.

Ebbene, questa convinzione è generalmente falsa. Non è vero che complessità uguale efficacia. Anzi, è vero il contrario. Chi utilizza molti indicatori, infatti, trae una immagine del mercato distorta, nella peggiore delle ipotesi semplicemente contraddittoria. Certo, esce frastornato dall’analisi e con le idee più confuse di prima. Il consiglio, quindi, è di scegliere pochi indicatori, ma sceglierli bene, con cognizione di casa, il come lo spiegheremo nel prossimo paragrafo.

Prove e controprove

E’ esattamente questo il principio che dovrebbe muovere il trader nella scelta degli indicatori ma anche nel conseguente utilizzo. Bastano un paio di indicatori. E’ necessario, però, che uno possa confermare l’altro, e insieme possano verificare l’esattezza dei segnali o di confutarli. Ovviamente, è bene ricordarlo, si parla di stime, di probabilità, di statistica. Come ampiamente spiegato nei paragrafi precedenti, il concetto di certezza è estraneo al trading.

In genere, sarebbe ottimo utilizzare un indicatore di prezzo e un indicatore di volume. Infatti, se messi in relazione, possono garantire una dinamica prova-controprova utile a fornire un orientamento affidabile, e a porre le basi per un’analisi che si avvicini alla realtà.

La questione emotiva

Quella delle emozioni e della sfera psicologica è una questione controversa. Fa la veci della classica polvere sotto il tappeto o, se preferite, dell’elefante nella stanza. Per quanto negata dai più, la questione emotiva-psicologica è molto importante e anzi capace di impattare profondamente nell’attività di trading. La verità è che il trader è un uomo, a prescindere dalle sue competenze, e in quanto tale è soggetto a pressioni emotive, soprattutto quando la posta in gioco è alta. E, a ben vedere, la posta in gioco è sempre alta. Dunque, il trader è soggetto alle emozioni.

Questo è un problema grave, in quanto le emozioni possono compromettere la lucidità. Anzi, sicuramente compromettono la capacità di giudizio e analisi. Dunque, sono nemiche delle analisi.

Il consiglio, quindi, è di produrre analisi in un contesto sereno, senza fretta, in modo da sfuggire all’ondata emotiva che, spesso, coinvolge l’attività di trading. Emozioni, percezioni, sensazioni e intuizioni devono stare fuori dall’attività di analisi. Anche perché l’improvvisazione è l’approccio più sicuro per perdere il capitale.