Chi aspira a diventare un Trader, si è chiamati a compiere alcune scelte importanti, persino definitive, che incideranno a lungo termine sull’attività di investimento speculativo. Tra queste, spicca la scelta della classe di riferimento, ovvero del segmento di mercato in cui si opera. Ebbene, è una scelta da prendere con la massima serietà e razionalità. Il rischio di non poter tornare più indietro, infatti, è piuttosto grande.

Ne parliamo in questo articolo, offrendo qualche consiglio su come scegliere la classe di riferimento. Lo faremo elencando le domande che vanno poste in fase di valutazione.

Asset class, una scelta importante, forse definitiva

Prima di elencare le domande, è bene fare qualche precisazione circa l’importanza di questa fase, della scelta che si dovrà prendere. Perché è così importante scegliere “bene” la classe di riferimento? Il motivo non è poi così intuitivo.

Nell’immaginario collettivo del principiante, o del profano del trading, è possibile cambiare mercato più o meno a proprio piacimento. Anzi, questa pratica appare quasi necessaria, soprattutto se i risultati scarseggiano. Cambiare quando le cose non vanno bene: è possibile farlo nella vita reale, dunque perché no nel trading?

La verità è diversa. Il trading è infatti un’attività molto complessa, perché a essere complessi sono i mercati. In buona sostanza, il trader per risultare profittevole e frequentare con successo i mercati si deve specializzare. D’altronde, tutte le attività complesse richiedono un grado di specializzazione più o meno elevato. Il trading, appunto, non fa differenza.

Ora, specializzarsi nel trading significa esattamente specializzarsi in un mercato in particolare, diventare esperti in un asset class in particolare. Non è possibile essere esperti di tutto, per quanto una infarinatura generale sia sempre utile. D’altronde, il processo di specializzazione è tutt’altro che agevole, e può richiedere mesi se non addirittura anni. Per questo motivo, è necessario iniziare fin da subito, mantenere la barra dritta fin dalle prime battute.

Questa dinamica rivela il carattere di irreversibilità (certo parziale) della scelta circa la classe di riferimento. in realtà, tornare indietro è possibile, ma costa tempo e fatica. Si tratta di dover ricominciare daccapo, un’eventualità certo non è entusiasmante e che segna in qualche modo il fallimento della propria attività di trading.

Da qui, la necessità di non prendere sottogamba questa importante fase, e di prestare la massima attenzione di profondere tutte le energie possibili nella scelta della classe di riferimento.

Ovviamente, ciascun trader è una storia a sé, dunque la scelta è demandata al singolo, il quale deve passare in rassegna tutta una serie di aspetti, fattori e dinamiche che lo riguardano in maniera esclusiva. In buona sostanza, deve compiere una piccola analisi prima di poter effettuare la scelta.

Le domande che devi porti per scegliere l’asset class nel mondo giusto

Il miglior modo di effettuare una autoanalisi efficace è porsi direttamente delle domande. Di seguito, le domande che dovreste porvi per gettare le basi di una scelta razionale, efficace, duratura.

Quanto tempo voglio dedicare al trading?

Questa è la domanda fondamentale, a cui è bene trovare risposta anche al di fuori delle decisioni circa l’asset class di riferimento. Decidere in anticipo il grado di impegno da profondere nell’attività di trading è fondamentale, se si intende pianificarla con cognizione di causa.

Per l’altro, la decisione circa impegno da profondere nell’attività di trading incide nettamente anche sulla scelta della settimana di riferimento. La verità è che alcuni asset richiedono un impegno a livello di tempo più importante rispetto ad altri. Pensiamo ad esempio alle valute, che sono suscettibili di eventi extra-mercato, i quali si susseguono al ritmo piuttosto incalzante.

Altre classi consentono un approccio più compassato, meno frenetico, più ragionato. Pensiamo ad esempio ai beni rifugio, che tendono a risultare anelastici in determinate fasi del mercato.

Ovviamente, per poter rispondere a questa domanda e,  soprattutto, utilizzarla ai fini di una scelta della classe di riferimento che possa rivelarsi efficace, è necessario conoscere bene le dinamiche che muovono i vari mercati. 

Quale mercato conosco maggiormente?

E’ necessario prendere in considerazione il proprio background. Come già accennato, ogni trader è una scommessa. Lo è non solo per questioni di tipo caratteriale, ma anche per le conoscenze e le competenze con le quali giunge all’appuntamento con il mercato. I background possono essere diversi per tutta una serie di motivi. Per esempio, alcuni potrebbero vantare una storia di investimenti non speculativi che l’hanno portato ad approcciarsi a questo o a quel mercato. Analogamente, alcuni aspiranti trader potrebbero nutrire una passione più o meno spiccata per uno specifico ambito.

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Non è necessario essere esperti di un mercato per rispondere a questa domanda. Anche una semplice predisposizione può fungere da materiale per operare una scelta razionale, che possa incidere positivamente sulla futura attività di trading. Ovviamente, rimane forte l’eventualità che il trader non abbia una passione o una predisposizione. Infatti mai punto in questo caso, non c’è niente di cui preoccuparsi: altri criteri orienteranno la sua scelta.

La volatilità mi spaventa?

La questione della volatilità è fondamentale. La volatilità infatti è sempre un’arma a doppio taglio. Da un lato, produce oscillazioni, le quali a loro volta pongono in essere occasioni di guadagno.

D’altronde, l’investitore speculativo non può fare altro che guadagnare dai movimenti di prezzo in un senso o nell’altro (soprattutto se si opera attraverso i prodotti derivati).

Dall’altro lato, però, la volatilità pone in essere rischi importanti e che devono essere sempre presi in considerazione. La volatilità, infatti, può essere sinonimo di imprevedibilità, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista dell’analisi. Infatti, può ritrovarsi nella spiacevole condizione di non riuscire a capire in che direzione si sta muovendo il proprio asset di riferimento. Nella peggiore delle ipotesi, produrrà analisi sbagliate e di conseguenza fallimentari.

Ora, dovreste comprendere in anticipo se siete portati “psicologicamente” a una gestione efficace della volatilità. Se il concetto stesso di volatilità vi procura ansia, dovreste fare riferimento ad asset class più tranquilli. Se, di contro, la volatilità non solo vi spaventa ma vi intriga, potreste prendere in considerazione asset class  più turbolente. In questo caso, e in prima battuta, la questione è essenzialmente psicologica.

Sono più ferrato nell’analisi tecnica o nell’analisi fondamentale?

Prima di trattare questa domanda è necessario fare una precisazione. Analisi tecnica e analisi fondamentale sono entrambe essenziali. Nonostante i fautori dell’analisi tecnica tendano a snobbare la fondamentale, e a credere che “i prezzi scontano sempre tutto”, le due pratiche si caratterizzano per un rapporto di complementarietà.

Tuttavia, non c’è dubbio che un trader possa essere più ferrato in un’analisi o nell’altra. Come già accennato, è difficile essere esperti di ogni cosa. Ora, tale preferenza può fungere da materiale per effettuare una scelta razionale circa l’asset classe di riferimento. Il presupposto, ovviamente, è che abbiate già intrapreso un percorso di conoscenza di queste due discipline. Passaggio, questo, propedeutico a un proficuo esordio del mercato.

Ad ogni modo, alcune asset class richiedono una quota maggiore di impegno nell’analisi fondamentale. Altre, invece, richiedono qualche sforzo in più per l’analisi tecnica. Prendiamo l’azionario per esempio: i titoli più elastici e ciclici dipendono fortemente da quanto accade nell’ambiente extra-contrattazione. Di conseguenza, impegnano il trader soprattutto sul fronte dell’analisi  fondamentale.

È bene ribadirlo. analisi fondamentale e analisi tecnica vanno praticate “insieme”. Anche nei casi più specifici è semplicemente folle rinunciare a una delle due pratiche.