Il 16 ottobre l’Unione Europea e il Regno Unito hanno raggiunto l’accordo sulla Brexit, ovvero sull’uscita del paese dall’UE. Almeno in questo modo la notizia è stata spacciata dai media. In effetti la frase è vera, almeno da un punto di vista letterale. Sono i sottintesi che la stessa frase fornisce a essere falsi. Infatti si ha la sensazione, come minimo superficiale, che l’annosa questione Brexit sia giunta al capolinea, e per giunta con soddisfazione di entrambi le controparti. La verità è molto più complicata, come stanno dimostrando le performance della sterlina, ora più che mai vero termometro delle possibilità che la Brexit vada a buon fine.

In questo articolo forniamo una panoramica sul nuovo accordo, analizziamo il comportamento della sterlina nei giorni immediatamente successivi all’accordo stesso e cerchiamo di offrire qualche riflessione sul futuro della sterlina nei due scenari che si prospettano. Esatto, due scenari (come minimo): la situazione, infatti, è lungi dall’essere definita.

Il nuovo accordo UE-UK sulla Brexit

A dire il vero, il nuovo accordo assomiglia terribilmente a quello vecchio, targato Theresa May. L’unica vera differenza riguarda, per giunta in modo parziale, il confine tra le due irlande, che è il vero ostacolo che si frappone tra una Brexit ordinata e l’accordo. Nell’accordo raggiunto a ottobre, molto banalmente, si sposta il confine doganale dal confine Irlanda del Nord – Repubblica d’Irlanda, come sarebbe in caso di una Brexit senza accordo, al confine Irlanda del Nord – Gran Bretagna. In questo modo, pur difatti dividendo il paese in due, le due irlande conserverebbero lo status di mercato unico. D’altronde la paura era proprio questa, che Edimburgo e Dublino, nonostante decenni di lotte per una unione perlomeno doganale, fossero costretto a ritornare a un passato di divisione.

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In realtà l’accordo è più complesso di così, dal momento che di mezzo di sono elementi quali gli ordinamenti misti, in cui l’Irlanda del Nord sarebbe sottoposta in parte al regime europeo e in parte al regime britannico, ma non è il caso di indagarli in questa sede.

L’elemento da prendere in considerazione però è la reazione dei partiti, che sono chiamati a fare il passo successivo, ovvero ad approvare l’accordo in modo da renderlo attivo. Un passaggio che è costato il fallimento all’ex premier Theresa May.

Le prospettive non sono affatto buone: il partito unionista irlandese, infatti, ha già dichiarato che non voterà l’accordo. Proprio questo è il punto di partenza per analizzare il comportamento passato, presente e futuro della sterlina.

Come si è comportata la sterlina nei due giorni successiva all’accordo

Nel periodo immediatamente successivo al raggiungimento dell’accordo, la sterlina è schizzata verso l’alto. In effetti gli investitori lo hanno interpretato come un segnale che sì, finalmente l’affare Brexit si stesse per concludere in maniera ordinata. Tuttavia, è bastato poco, appena una giornata, affinché gli ottimismi si diluissero nel consueto mare di incertezze. Già alle dichiarazioni del partito unionista Irlandese la sterlina ha fatto segnare un brusco calo.

Attualmente, il GBP si trova sull’otto volante, e rincorre un po’ le dichiarazioni di questo o quel politico, questa notizia ufficiale piuttosto che le voci di corridoio. Sembra essere tornati punto e a capo.

Il futuro della sterlina

Quale è il futuro della sterlina? Le dinamiche sono facilmente intuibili: se un accordo alla fine si troverà anche con il Parlamento, e questo votasse sì alla proposta congiunta del premier e della UE, la sterlina si rafforzerebbe. In caso contrario, la sterlina perderebbe parecchio terreno.

Tutto sta, quindi, nel comportamento del parlamento. Gli unionisti irlandesi non sembrano lasciare spiragli per le trattative, eppure gli scenari sono due… Perché? Semplice: la volontà degli unionisti si stanno scontrando con l’astuzia politica del premier Johnson.

Secondo alcuni osservatori, infatti, il premier ha raggiunto un accordo non tanto perché sperava che il Parlamento lo votasse, quanto per aggirare la legge che gli impedisce di uscire il modo no-deal entro il 31 ottobre. Essa, infatti, impone al governo di chiedere una proroga in caso non si fosse raggiunto un nuovo accordo con la UE. Ma ecco… Quell’accordo c’è appena stato!

Le prospettive per gli unionisti a questo punto sono da un lato rifiutare l’accordo, come hanno detto di voler fare, con tutto ciò che ne consegue nel caso in cui si verificasse l’uscita no deal, che per le due irlande segnerebbe una mezza catastrofe… E dall’altro, semplicemente bere l’amaro calice di un accordo che li accontenta in minima parte. Un pessimo accordo, insomma, sarebbe meglio di nessun accordo. Per questo motivo alla fine gli unionisti potrebbero comunque votare sì al Parlamento.

Se ciò si verificasse, dunque, si giungerebbe allo scenario positivo, ovvero all’uscita con accordo, uno scenario in cui la sterlina balzerebbe in alto.

Lo scenario negativo è ovviamente sul tavolo, e anzi ad oggi, stando alle dichiarazione, sembra persino più probabile: uscita senza accordo o peggio mesi pieni di caos… E sterlina giù!