Non esisterebbe trading senza intermediari. In questo caso, senza broker (siano essi bancari o collegati a società di altro tipo). Il broker è l’interfaccia necessaria per poter investire, sebbene le loro funzioni non si limitino al semplice collegamento trader-mercato ma coinvolgano tutta una serie di servizi. Ne consegue che un broker non vale l’altro. Il concetto di broker non può essere ricondotto a quello di una commodity.
Ecco che la scelta del broker appare come decisiva ai fini della buona riuscita dell’attività di trading. Ne parliamo in questo articolo, operando un confronto – dall’esito scontato – tra le due tipologie più diffuse: broker ECN e broker market maker.
La scelta del broker come primo passo fondamentale
In un certo senso, abbiamo anticipato il motivo di massima per cui la scelta del broker, alla fine dei giochi, risulta decisiva per il trader. Se è vero che il broker offre servizi che non si limitano alla possibilità di fare trading, ecco che il margine di movimento è molto elevato, con tutte le variabili del caso in termini di qualità dei servizi, rapidità di erogazione degli stessi, costi etc.
Partiamo proprio dal capitolo dei costi. Così come qualsiasi altro organismo privato, per quanto la concorrenza determini comunque una tendenza all’allineamento, i broker possono decidere liberamente come prezzare i loro servizi. Possono persino decidere il proprio modello di business, per quanto questo dipenda prevalentemente dall’assetto tecnico, come vedremo più da vicino durante il confronto tra broker ECN e broker market maker.
Ad ogni modo, questa dinamica genera una certa eterogeneità dei prezzi, che si riflette sulla spesa per commissioni, sugli spread applicati ai vari asset, sui depositi minimi e in tante altre voci.
Ma il prezzo non è l’unica variabile in gioco. Nel corso degli anni, lo scopo dei broker è diventato (anche) la creazione di un ambiente di trading a misura di investitore. Il riferimento è soprattutto alla questione delle informazioni. Alcuni broker, come Dukascopy Europe, offrono informazioni di primo piano, non viziati da dinamiche tecniche o di contesto, mentre altri faticano da questo punto di vista. Soprattutto sul fronte dei prezzi e dei volumi, un fattore determinante è rappresentato – ancora una volta – dalla tipologia cui fa riferimento il broker stesso.
Ovviamente gli elementi di differenziazione non finiscono qui, ma questi sono i più importanti. Soprattutto, sono sufficienti a dare un’idea di quanto incida la scelta del broker. Da questa dipendono, in una parte sostanziosa, le speranze di successo del singolo trader. La questione assume contorni drammatici quando a dover compiere la scelta non è un trader navigato che vorrebbe cambiare intermediario, ma un principiante alle prime armi che deve scegliere il suo primo broker.
I limiti dei broker market maker
Per una buona parte dei trader, i broker sono essenzialmente broker market maker. La maggior parte, tra quelli più diffusi almeno, fa infatti riferimento a questa tipologia. In primis perché sono leggermente più intuitivi (ma esistono le eccezioni). Secondariamente perché, a conti fatti, sono quelli che impegnano ingenti risorse nell’autopromozione. Ovvero, sono più attivi con la pubblicità. Tuttavia, una domanda sorge spontanea: rappresentano sempre la scelta più adatta? Performano meglio dei broker ECN? Domande, queste, a cui va data risposta, soprattutto se il trader è principiante e ha pochi strumenti per verificare anzitempo competenze e possibilità messe in campo dai broker.
Come si evince dal titolo dell’articolo, i broker market maker non sono meglio dei broker ECN. Anzi, sotto alcuni punti di vista cedono nettamente il passo, soprattutto in termini di costi e capacità di erogare informazioni utili ed esatte.
I broker market mover, come suggerisce il nome, replicano un ambiente di trading chiuso. Il trader, in realtà, non trada con il mercato ma con il broker. Quando vende, vende al broker; quando acquista lo fa al broker. Successivamente questi emetterà ordini identici nel mercato vero e proprio. Questo se da un lato offre la garanzia dell’eseguito, dall’altra pone in essere alcune distorsioni (dichiarate e persino legittime). Per esempio, non è possibile dare un’occhiata alla profondità del mercato, i prezzi sono leggermente diversi da quelli reali. I costi, poi, pur non essendo sempre alti, sono spesso soggetti alla mutevolezza del mercato. Il riferimento è alla spread, che è per definizione ampio perché è proprio lì che, alla luce di questo modello economico, si annidano i guadagni del broker.
Inoltre, se è vero che la controparte reale è il broker, è lecito pensare che i suoi interessi confliggano con quelli del trader. Ora, la maggior parte dei broker market maker sono onesti, ma certo questa asimmetria potrebbe portare il trader a lavorare con minore serenità.
Perché gli ECN sono la scelta più adatta
Discorso radicalmente diverso per i broker ECN. Questi perché esercitano sempre una funziona di intermediazione, ma si tratta di una intermediazione tecnica. Questo pone in essere alcune conseguenze importanti. In primis, la possibilità di agire con prezzi reali, dunque all’insegna della trasparenza più assoluta. Idem per la profondità del mercato, che è visibile e analizzabile con Dukacopy Europe.
Si segnala anche una velocità di esecuzione più elevata, dal momento che il trade effettua un passaggio in meno.
Da sottolineare è soprattutto il modello economico. Il trader corrisponde al broker sì le commissioni e gli spread, ma anche questi sono frutto delle dinamiche di mercato e dunque infinitamente bassi.
All’interno di questi due contesti (ECN vs market maker) si segnalano comunque differenze sostanziali da broker a broker. Uno degli ECN più efficienti in assoluto è Dukascopy Europe, che ha introdotto alcuni elementi differenzianti. Per esempio, le commissioni dipendono esclusivamente dal volume di trading, e non sono vincolati ad alcun fisso o tetto minimo. Secondariamente, gli spread sono estremamente bassi, anche per la media della sua categoria, e spesso non vanno oltre il decimo di pip.