Il mercato del Forex è estremamente liquido. Si conta, infatti, che solo l’euro-dollaro muova giornalmente un volume di gran lunga superiore all’intero debito pubblico italiano (il terzo al mondo). Ciò vuol dire che il mercato valutario è anche molto volatile. I prezzi sono soggetti a oscillazioni di una certa entità. Certo, in modo niente affatto costante: in alcuni periodi la volatilità aumenta, e per fattori endogeni (gli scambi in senso stretto) e per fattori esogeni (eventi esterni in grado di muovere i prezzi).

A prescindere dagli elementi che stimolano la volatilità, quest’ultima rappresenta un fattore in grado di incidere prepotentemente sull’attività di trading, nonché sulle speranze di guadagno. Il trader, in genere, se i prezzi cominciano a impazzire, si trova con le armi spuntate: tutto ciò che ha predetto mediante una diligente attività di analisi tecnica tende a perdere in importanza ed efficacia. Ciò non toglie, però, che le armi possano sempre essere affilate, in modo da recuperare così lo smalto perduto.

Come fare? Semplice: adeguando le tecniche di money management al cambiamento di volatilità. Le opportunità sono numerose. In questo articolo ci limiteremo a suggerirne una, ossia quella che, più di ogni altra, è alla portata di mano dei trader non professionisti. La tecnica in questione coinvolge il posizionamento dello stop loss e del take profit.

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Lo stop loss è il livello superato il quale la posizione, già in perdita, viene automaticamente chiusa. Il take profit produce lo stesso effetto, ma riguarda le posizione in vincita. Lo stop loss serve per limitare le perdite, il take profit serve per evitare di disperdere i guadagni. Il prezzo corrispondente allo stop loss, infatti, coincide con quello, raggiunto o superato il quale, il mercato sancisce l’impossibilità di ripresa nel breve periodo. Analogamente, il prezzo corrispondente al take profit coincide con quello, raggiunto o superato il quale, il prezzo tende a rimbalzare e a diminuirsi dopo una fase positiva.

Pertanto, lo stop loss deve coincidere con un supporto, mentre il take profit deve coincidere una resistenza.

Fin qui, niente di trascendentale. Anzi, è tutto risaputo. Cosa cambia quando la volatilità inizia ad aumentare? Semplicemente, l’orizzonte temporale con il quale si individuano i supporti e le resistenze. Se i prezzi oscillano molto, vuol dire che si muovono all’interno di un range molto ampio, che caratterizza per forza di cose periodi più ampi. Per questo motivo, se la volatilità cresce, il time frame impiegato per rintracciare supporti e resistenze deve essere più lungo.